PALERMO – Più che un piano farmacie, forse sarebbe meglio chiamarlo un piano dei veleni. Già, perché la dislocazione delle 29 nuove farmacie che dovrebbero aprire i battenti da qui a poco in città ha scatenato un’infinità di problemi e polemiche che ieri sera, in consiglio comunale, hanno raggiunto l’apice con minacce di denunce alla Procura e indagini interne per capire se, tra consiglieri e funzionari, qualcuno presenti motivi di incompatibilità, oltre a un sindaco che viene definito furente con Sala delle Lapidi, lo spettro di un imminente commissariamento e il presidente Totò Orlando che chiede di valutare l’opportunità che il vicesegretario generale, Serafino Di Peri, continui a partecipare ai lavori del consiglio.
Un clima incandescente che rende questo piano un ostacolo insidioso sia per la maggioranza che per le opposizioni, riconvocate in fretta e furia per domani pomeriggio e domenica dopo che ieri sera è mancato il numero legale, mentre i consiglieri stavano salendo le scale di Palazzo delle Aquile. Ma andiamo con ordine.
Il piano, come è noto, deve indicare dove aprire 29 nuove farmacie: nel 2012 il commissario Latella ne aveva emanato uno, bloccato però dal Tar perché la competenza è del consiglio. Il sindaco, nel novembre 2012, ne aveva formulato un secondo salvo poi tornare sui suoi passi. In una recente capigruppo l’Aula aveva chiesto al sindaco però di portare avanti il secondo piano, tanto che la giunta ha approvato un emendamento che modifica lo schema Latella.
Ma da giorni, in consiglio, le acqua sono agitate anche per via delle lettere inviate da alcuni farmacisti che chiedono modifiche per paura di essere danneggiati dalle nuove farmacie. Un primo accordo, che prevedeva di non presentare emendamenti, è saltato e ieri l’assessore Giovanna Marano ha tenuto la sua relazione. L’idea era quella di rinviare la seduta a martedì, consentendo così agli uffici di valutare alcune comunicazione dei farmacisti e riconsiderare alcuni aspetti del piano oggetto di critiche degli stessi uffici, anche se su questo punto era la prassi seguita a far discutere.
Intorno alle undici e un quarto di sera, però, mentre alcuni consiglieri stavano rientrando dopo una sospensione, Felice Bruscia del Pid ha cominciato a chiamare l’appello e, mancando il numero legale, ha dichiarato chiusa la seduta. Apriti cielo. Gli animi si sono surriscaldati, con la maggioranza che ha puntato il dito contro le opposizioni e qualcuno che ha addirittura proposto di mandare le carte in Procura.
Si dice che il sindaco, informato dell’accaduto, sia andato su tutte le furie, chiedendo di porre rimedio al più presto. Il presidente del consiglio Totò Orlando, intanto, ha chiesto una relazione su quanto accaduto da inviare non solo al Segretario generale, ma anche al primo cittadino per verificare l’eventuale danno erariale (solo l’anziano per voti presente in Aula può chiamare l’appello e alcuni giurano non fosse Bruscia) e accertare eventuali incompatibilità di presenza e partecipazione di consiglieri e funzionari.
Ma Totò Orlando, in una relazione inviata al sindaco e al segretario generale, ha puntato il dito anche contro il vicesegretario Serafino Di Peri che non lo avrebbe avvertito telefonicamente dell’appello. Orlando chiede di verificare eventuali irregolarità e, nel frattempo, di non consentire a Di Peri di assistere il consiglio visto che gli esiti dell’indagine in corso “potrebbero influire sulla permanenza di un corretto e necessario rapporto di fiducia”.
“Sono dispiaciuta per quanto successo – dice l’assessore Marano – riprenderemo a parlarne, ma tutti ricordino che si tratta di presidi sanitari al servizio dei cittadini”.
“Le opposizioni hanno chiesto di dare più tempo agli uffici per visionare queste comunicazioni – dice il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo – è stato forse commesso qualche errore, ma è bene che questa vicenda si chiuda quanto prima e che il consiglio sovrano prenda una decisione che sia la migliore possibile nell’interesse della città. Il consiglio non deve entrare nel merito, ma deve valutare un piano con i pareri. Se si possono fare modifiche, ce lo diranno gli uffici”. “Il Pd sarà in aula affinché il consiglio comunale non venga spossessato della potestà pianificatoria – dice Rosario Filoramo del Pd – l’ultima delibera proposta dal sindaco è certamente migliore delle raffazzonate, confuse ed omissive proposte precedenti, ottenendo il massimo di consenso possibile da parte di Asp e Ordine dei Farmacisti. Stavolta sono certo che qualcuno ha operato per favorire interessi privati col disegno precipuo di affidare ad un commissario l’approvazione dell’atto. Gli uffici comunali sono responsabili di questa scarsa chiarezza e dovranno risponderne”.
“Chi dice che non ero il più anziano in aula dice il falso – dice Felice Bruscia – gli unici presenti in Aula, quando mi sono seduto al tavolo della presidenza, eravamo io, Russo e Scafidi. Scarpinato è entrato dopo, ad appello iniziato. Avevamo concordato, con tutti i capigruppo, compreso quello della maggioranza, di rimandare la trattazione dell’atto per dare la possibilità agli uffici di approfondirlo, anche in considerazione del fatto che loro stessi, in conferenza dei capigruppo, avevano sollevato diverse perplessità che avevano già rappresentato e verbalizzato in una riunione congiunta con due commissioni consiliari. Il mio appello è che il sindaco possa approfondire anche questo aspetto della vicenda al fine di mettere il consiglio comunale tutto nelle condizioni di approvare l’atto in serenità e trasparenza, nell’interesse della cittadinanza”.
“Se non si approva subito il piano saremo commissariati – dice il capogruppo di Ncd Alessandro Anello – sarebbe vergognoso. Non possiamo certamente farci esautorare per i contrasti nati in consiglio, ci troviamo davanti a un provvedimento che comunque migliora il Piano redatto dal Commissario Latella, come riconosciuto sia dall’ Ordine dei farmacisti che dall’Asp, e nonostante presenti parecchie lacune va approvato cosi come presentato dall’amministrazione senza possibili variazioni. Auspico che il buon senso di tutto il consiglio possa prevalere e che si possa approvare questa delibera senza che arrivi il commissario”.
“La maggioranza “pasta con le sarde” che attualmente caratterizza il Consiglio Comunale di Palermo ha fatto flop – dice Angelo Figuccia, consigliere comunale di Forza Italia – ieri, a tarda serata, con un improvviso blitz in Aula, la “maggioranza pasta con le sarde” ha tentato di far approvare il piano farmacie predisposto dalla Giunta senza alcuna discussione, ma la nuova maggioranza, responsabilmente ha fatto mancare il numero legale e quindi fatto rinviare la discussione di uno strumento importante come il piano farmacie. Adesso, è arrivata l’improvvisa convocazione del Consiglio per domani pomeriggio, sabato, con la tanto non segreta speranza di giungere a domenica, quando il quorum sarà ridotto a soli 20 consiglieri. Insomma, la “maggioranza pasta con le sarde” è alla ricerca dell’ingrediente indispensabile, il “finocchietto selvatico” con cui condire una pietanza, il piano farmacie, che merita di essere approfondito e che non può essere liquidato in poche ore”.