PALERMO – Tre milioni a consulenti esterni. Tre milioni, a soggetti estranei all’amministrazione regionale che avrebbero svolto il compito di affiancare, potenziare, implementare, divulgare. Insieme al Piano giovani, insomma, viaggiava il più ampio Piano consulenze della storia recente della Regione siciliana. Il contratto è stato revocato pochi giorni fa. Ma si tratta solo dell’inizio di una guerra.
Il governo regionale, tramite il decreto del dirigente generale Corsello del 18 giugno scorso aveva dato il via libera al Progetto esecutivo presentato da Italia Lavoro. Una società “strumentale” del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Tutto legittimo, da parte della società, per carità. Italia Lavoro ha infatti presentato alla Regione questo progetto, che ha avuto il visto della stessa amministrazione regionale. Cinque milioni di euro, questa la cifra complessiva. Più della metà, però, sarebbero serviti appunto per pagare gli stipendi di un centinaio di “esperti”. Nemmeno un euro, invece, è tornato buono per la creazione del portale del Piano giovani. Per quello, la direttrice Corsello si è detta “costretta” ad affidarsi (affidamento diretto, ovviamente) a una ditta esterna, proprio perché Italia Lavoro non avrebbe messo a disposizione quella piattaforma. “Ma noi siamo estranei ai disservizi del 5 agosto” ribadisce in una nota la società che fa capo al ministero. E in effetti, il Progetto esecutivo non prevedeva nemmeno la messa a disposizione della piattaforma informatica. Quei soldi, in effetti, servivano per altre cose.
Che sia vera la ricostruzione della dirigente, quindi, oppure quella della società che ritiene “illegittima” la revoca giunta tre giorni fa e promette azioni legali contro la pubblica amministrazione, resta un fatto: quei cinque milioni sarebbero serviti in buona parte per garantire i corrispettivi di soggetti esterni a un’amministrazione che vanta quasi ventimila dipendenti oltre a settemila lavoratori delle società partecipate e persino una società regionale “strategicamente” impegnata nel settore dell’informatica (Sicilia e-Servizi) e un’altra che ha svolto negli anni proprio le attività di assistenza tecnica (Sviluppo Italia Sicilia). Ma non bastano. Così, il 18 giugno la Regione decide di stanziare cinque milioni, destinati alla società che fa capo al Ministero e con la quale presto “litigherà”. A cosa servivano quei cinque milioni?
La risposta è nel “misterioso” (in tanti addirittura ne avevano messo in dubbio l’esistenza) progetto esecutivo “Giovani in Sicilia”. E al di là dei dettagli sono le cifre, il budget finanziato dalla Regione a parlare chiaro. Intanto, i cinque milioni sono suddivisi tra due “macro-aree”. La prima, alla quale sono stati destinati due milioni di euro è quella riguardante l’attuazione “degli avvisi del progetto ‘Giovani in Sicilia’”. La seconda, invece, per la quale sono stati stanziati tre milioni, è relativa allo “sviluppo e riqualificazione del personale dei servizi per l’impiego”. Cinque milioni, tondi tondi, insomma, per le operazione relative alla pubblicazione e alla divulgazione dei bandi e per le attività di potenziamento dei Centri per l’impiego.
Ma sulle attività che Italia Lavoro si proponeva si svolgere, torneremo tra poco nel dettaglio. Quello che salta subito all’occhio infatti non è tanto il “cosa” bisognerà fare, ma “chi” dovrà farlo. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di “risorse esterne”, come vengono definite nel prospetto. Esperti, consulenti, collaboratori estranei alla elefantiaca amministrazione regionale da impiegare per i 19 mesi del progetto. Per l’attivazione dei bandi e degli avvisi, infatti, la Regione avrebbe sborsato (tramite Italia Lavoro) la bellezza di 1.174.673,57 euro. In stipendi, intendiamo. Ai quali la società avrebbe aggiunto, oculatamente, oltre 295 mila euro per le spese di trasferta. Perché gli esperti, ovviamente, possono anche non risiedere in Sicilia. Rivolgersi agli interni? Sì, ma con moderazione. Solo mezzo milione è destinato a “risorse interne”, appunto. Gente già assunta in qualche modo nella pubblica amministrazione. Oltre 160 mila euro sono destinati solo alla non meglio definita attività di “coordinamento”.
Per lo “sviluppo e riqualificazione del personale dei Servizi per l’impiego”, invece, come detto sono stati stanziati tre milioni. La quota destinata agli esterni stavolta è superiore a 1,7 milioni, ai quali si aggiungono le spese per trasferte per arrivare a una cifra assai vicina ai due milioni. Alle risorse interne, in questo caso, sono destinati quasi 700 mila euro. Numeri alla mano, quindi, la Regione ha approvato un Piano che prevede il finanziamento di consulenze e contratti a esterni per quasi 3,5 milioni. Roba da fare impallidire la “macchina degli incarichi” di Raffaele Lombardo.
E non a caso, le prime assunzioni hanno già fatto storcere il naso. Tra quei nomi, infatti, ecco spuntare qualche “esperto” vicino alla politica. Da Marcello Capetta, ex senatore accademico e ex consigliere in pectore, nominato ma mai insediato, dell’opera pia Santa Lucia di Palermo a Santo Lo Piparo (ex consulente del Comune di Bagheria molto vicino a Daniele Vella, il candidato del Pd sconfitto al ballottaggio poche settimane fa).
Fatti quattro conti, i circa tre milioni di euro sarebbero stati utili a garantire lo stipendio a un centinaio di esterni. Una task force che si sarebbe aggiunta a quella degli “interni”, utile, anzi fondamentale per le attività propedeutiche al Piano giovani e agli altri interventi rivolti ai giovani. Quali? Intanto l’attuazione degli avvisi sui progetti riguardanti i giovani siciliani, soprattuto quelli riferibili ai tirocini e all’apprendistato. Un’azione che prevede il coinvolgimento dei Centri per l’impiego. Un passaggio che fa sorridere qualche sindacalista: “Saranno pagati per asciugare il sudore dei lavoratori dei Cpi?”. Questo intervento, a dire il vero, prevedeva anche la realizzazione di un piano di comunicazione che avrebbe dovuto aggiornare i giovani sulle opportunità e sulle modalità di accesso a questi strumenti. Per queste azioni, come detto, era prevista una spesa di due milioni.
Gli altri tre invece sarebbero serviti per lo “Sviluppo e riqualificazione del personale per l’impiego”. “Saranno messe in campo – si legge nel progetto esecutivo – attività a breve termine finalizzate all’empowerment dei 65 tra dirigenti e responsabili dei centri per l’impiego”. Ma non solo. Gli esperti di Italia Lavoro avrebbero portato avanti anche attività di formazione destinata ai 665 addetti ai Cpi, un’azione di “affiancamento” e persino la creazione di una Cabina di regia regionale “per il rafforzamento del ruolo e delle capacità di funzionamento dei Servizi per l’impiego”. Oltre alla “solita” assistenza tecnica.
Tutto ciò, mentre centinaia di addetti agli sportelli multifunzionali (che integravano già l’attività dei Cpi) venivano relegati, in nome della lotta alla “manciugghia”, nel limbo di un nuovo e improduttivo precariato e mentre l’assessore al Lavoro Giuseppe Bruno spiegava che le nuove norme di accreditamento puntano già a potenziare l’attività dei Centri per l’impiego attraverso il coinvolgimento delle strutture private.
Ma alla Regione servivano i preziosi esterni da tre milioni di euro. Che avrebbero dovuto, anche, fungere da guida alle procedure di iscrizione on line. Su come sia andata la procedura online, è persino inutile tornare. Una cosa è certa: quei cinque milioni non sono bastati nemmeno per garantire il supporto informatico al Piano giovani. “In data prossima alla pubblicazione dell’avviso pubblico per la selezione, – mette nero su bianco infatti la dirigente Anna Rosa Corsello – Italia Lavoro ha rappresentato nel corso di un incontro tecnico tenutosi presso il dipartimento Istruzione e Formazione professionale alla presenza, tra gli altri, dell’Assessore all’Istruzione e alla Formazione Professionale, di non disporre di infrastruttura informatica idonea a gestire la procedura del Click Day con cui la società aveva previsto di realizzare l’intervento”. Era presente anche Nelli Scilabra, quindi, a quell’incontro. Un colloquio che avrebbe obbligato Anna Rosa Corsello, stando alla ricostruzione della stessa dirigente, a ricorrere a un affidamento diretto da duecento mila euro a una società esterna. No, quei soldi, quei cinque milioni servivano per altro. Per il più grosso Piano consulenze della storia recente della Regione siciliana.