Il colossale fallimento del Piano Giovani è molto più di un semplice pasticcio che ha inflitto l’ennesima ferita alla speranza dei giovani siciliani, in fideistica attesa di tutto ciò che somigli a un lavoro. Si va oltre: è un episodio di pessima gestione che interroga alla radice il significato stesso del governo Crocetta. Il presidente della Regione ha puntato tutto sulla trasparenza, sull’affidabilità, sul rispetto delle regole. In nome di tali sacrosanti principi ha rivendicato un cambiamento di rotta rispetto a un passato opaco, se non oscuro. Il know-how di Rosario Crocetta si basa sulla leggibilità di un’amministrazione che sia un palazzo di vetro nel giudizio e nella prassi che indirizzano le sue scelte. Allora, questa politica che si pretende nuova non può tacere, né limitarsi all’abusato stratagemma del gioco del cerino, aspettando di conoscere l’identità del malcapitato destinato a scottarsi le dita. Questa politica deve dare tutte le risposte del caso. Le domande non mancano.
La prima domanda ha a che fare con un numero. L’ormai famoso provvedimento 2706 del 4 giugno scorso. E’ la sigla burocratica dell’affidamento diretto, firmato dal dirigente generale del Dipartimento Lavoro della Regione Sicilia, Anna Rosa Corsello, con cui si stabilisce che saranno i privati di EttSpa a gestire il click-day del Piano Giovani, per la cifra di 244 mila euro. Basterebbe mettere le mani sul documento per leggerne le clausole e vederci un po’ più chiaro. Disporne vorrebbe dire (forse) aggiungere un tassello alla cronologia di uno strumento pensato per favorire l’incrocio di domanda e offerta di lavoro che si è risolto in una imbarazzante Waterloo di tilt, impossibilità di iscriversi e accese proteste. Al momento, del contratto non si sa nulla. Nulla si conosce della sua fisionomia. Non è rintracciabile sul sito della Regione e nemmeno su quello dell’assessorato. Perché?
Un altro quesito riguarda l’esclusione a priori di Sicilia -e Servizi, partner della Regione per le faccende informatiche. Antonio Ingroia, l’ex pm al vertice della partecipata, in una intervista a LiveSicilia, cade letteralmente dalle nuvole. “Perché non siamo stati scelti per ospitare il portale del Piano Giovani? – si chiede -. Sinceramente, mi sono fatto la stessa domanda anche io. Abbiamo un ruolo di servizio rispetto alla Regione Siciliana. Mi sarei aspettato di essere interpellato, ma non siamo stati investiti della questione. Dalla Finanziaria in poi noi siamo diventati una società strategica per la Regione e ci è stato affidato proprio l’ambito dell’informatica. Stiamo lavorando a pieno ritmo, quando veniamo interpellati dall’amministrazione”.
Alla domanda: voi sareste in grado di gestire un servizio di questo genere?, la risposta dell’ex pm non lascia adito a dubbi: “Certamente. Eravamo in grado di assicurare il servizio. Aggiungerei: ovviamente”. Dunque, la Regione ha un interlocutore “strategico” a cui sarebbe stato “ovvio” (dice Ingroia) rivolgersi, per vigilare che tutto andasse per il verso giusto. Ma a nessuno è venuto in mente di alzare la cornetta del telefono. Perché?
Altre questioni agitano sullo sfondo il palcoscenico del flop. Si registra la presenza di un sito ‘satellite’. Accanto a www.pianogiovanisicilia.com, c’è – come ricostruito dalle inchieste di LiveSicilia – il ‘gemello’ www.pianogiovanisicilia.it, intestato all’agrigentino Giovanni Nocera, con un passato nel gabinetto dell’assessore Ester Bonafede e da assessore in quota Udc per la Provincia di Agrigento. Nocera ha messo su il sito che adesso rimanda a quello ufficiale. A LiveSicilia ha spiegato le sue ragioni: “All’inizio era un blog che raccoglieva le notizie sul progetto. Poi, per evitare confusioni, ho creato un rimando”. Sui social gli hanno fatto compagnia Rosario Genchi e Vito Rizzo, con la pagina “Piano Giovani”, all’esordio nel dicembre 2013. Specificando che siamo nel campo delle cose legittime, la sostanza riguarda, appunto, il contesto.
Se Giovanni Nocera si dichiara “politicamente in fase di riflessione”, Vito Rizzo afferma candidamente: “Siamo vicini all’onorevole Ferrandelli”. Insomma, pare che in ogni cosa siciliana – specialmente nelle cose che hanno a che fare col lavoro e perciò col consenso – risulti necessariamente collaterale l’occhio vigile dei politici.
Di domande da porre ce ne sarebbero altre. Tantissime. Come quella relativa agli altri affidamenti diretti firmati dalla dirigente Corsello alla stessa Ett per un ammontare di oltre 800.000 mila euro: non si sarebbe potuto scegliere una procedura di evidenza pubblica che coinvolgesse altre imprese del settore? Oppure ci piacerebbe sapere che fine ha fatto la famosa short list di esperti che avrebbe dovuto supportare l’avvio del piano giovani. Se ne annunciò con squillo di trombe e rullo di tamburi la selezione, ma di quei nomi sino ad oggi non se ne è saputo più nulla. E poi c’è il ruolo di Italia Lavoro, scelta quale braccio operativo dell’assessorato, cassa di un Piano Giovani che vale 160 milioni di euro e il cui ruolo ad oggi non è sembrato incidere più di tanto in termini operativi. Di più, forse, come possibile ulteriore contenitore occupazionale, viste le voci che si rincorrono di possibili e imminenti assunzioni.
Qui abbiamo tirato in ballo gli argomenti in primo piano, i particolari su cui LiveSicilia si sta concentrando per raccontare un’altra storia paradigmatica. Una vicenda del genere, ai tempi deprecabili di Cuffaro & Lombardo, sarebbe stata subito derubricata alle voci ‘clientelismo’ e ‘malaffare’, senza nemmeno passare dal via di un’analisi più approfondita. Non ci piacciono le forche, specialmente quelle preventive, però pensiamo che i giovani siciliani, a danno consumato, abbiano almeno il diritto di sapere perché si è verificato un pastrocchio di tale portata. E la politica – questa politica – ha il dovere di fornire risposte nette, a qualunque costo. Altrimenti non resterà nulla, neanche un residuo di fiducia, in coloro che ancora credono che si possa cambiare davvero tutto. E non smettono di sperarlo. Nonostante tutto.