Piano giovani, 6 milioni a 3 società | Il governo dice di sì "a sua insaputa" - Live Sicilia

Piano giovani, 6 milioni a 3 società | Il governo dice di sì “a sua insaputa”

E' la giunta ad approvare, il 6 agosto scorso, giorno successivo al "flop day", il Piano che prevede anche gli affidamenti a Italia Lavoro, Formez e Sviluppo Italia. Ecco la delibera che Crocetta afferma "di non aver letto", ma che l'assessore Scilabra ha "condiviso nei contenuti".

Il retroscena
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PALERMO – “Perché mai devo leggere quella delibera?”. Il 5 agosto non è solo il giorno nero del Piano giovani. Ma rischia di rappresentare una delle giornate più “sfortunate” dell’intera esperienza del governo Crocetta. “Perché devo leggere la delibera?” ha chiesto due giorni fa, candidamente, il presidente della Regione a chi gli chiedeva come mai giorno dopo il “flop day” la sua giunta avesse approvato il “Piano straordinario opportunità giovani” con tanto di sei milioni da concedere, in affidamento diretto, a tre società come Formez, Italia Lavoro e Sviluppo Italia Sicilia. “Il mio governo vuole utilizzare solo risorse interne e i dipendenti delle partecipate, – ribadiva Crocetta – siamo contrari ad altro tipo di affidamenti”. Una frase che picchia subito contro la realtà. Che è evidentemente un’altra.

Il 6 agosto, il giorno successivo al disastro del click day, la giunta di governo di riunisce. E approva, sostanzialmente, il Piano giovani, con tanto di modifiche. Lì, come detto, ecco sei milioni da dividere quasi equamente tra quelle tre società. Affidamenti interni che adesso sarebbero sotto la lente d’ingrandimento della Procura (non solo di quella contabile). Il governatore, però, casca dalle nuvole: “Quela bozza è stata predisposta dal dirigente generale. Di cui mi fidavo. Perché avrei dovuto rileggerla?”. Il paradosso di questa definizione viene superato solo dalla contraddittorietà delle spiegazioni addotte anche in Commissione Lavoro all’Ars dall’assessore Scilabra: “In quel caso abbiamo soltanto approvato una rimodulazione dei fondi. E comunque il Piano è un atto gestionale del quale non ho alcuna responsabilità”.

Ma le carte raccontano un’altra storia. Bisogna tornare al 5 agosto, appunto, il “giorno nero”. Crolla il portale predisposto dalla Ett. Migliaia e migliaia di giovani sono delusi, infuriati, spaesati. Proprio in quelle ore, però, l’assessore Nelli Scilabra invia alla segreteria di giunta “copia della nota protocollo numero 63142 del 05/08/2014, con la quale il dirigente generale del dipartimento regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale ha trasmesso la proposta di approvazione del Piano in oggetto”. Poi, ecco il passaggio che “complica” la posizione dell’assessore. Di quella “approvazione del Piano in oggetto”, scrive Nelli Scilabra, “si condividono i contenuti”. L’assessore, quindi, avalla (e firma questa approvazione) con una nota scritta proprio nelle ore del flop. Un documento propedeutico a una seduta di giunta immediatamente convocata il giorno dopo non tanto per discutere del “crash” del sito, quanto per approvare quel Piano col quale, tra le altre cose, erano previsti i finanziamenti da sei milioni di euro a tre diverse società. Soldi previsti dalla priorità che fa riferimento alla “gestione” del Piano. Soldi, quindi, che non sarebbero andati ai giovani siciliani, ma a società incaricate di svolgere attività di assistenza tecnica, monitoraggio e consulenza.

Già, perché con la Priorità 8 del Piano giovani, le società Formez, Italia Lavoro e Sviluppo Italia dovranno “assicurare il miglioramento della capacità gestionale dell’amministrazione regionale e favorire processi di internalizzazione delle competenze”. E ancora, le tre aziende dovranno “garantire una valutazione periodica del Piano volto a migliorare la qualità, l’efficacia e la coerenza degli interventi previsti rispetto alla strategia e all’attuazione del Piano stesso”.

Al Formez è destinata dal Piano una quota di 2,09 milioni. L’azienda dovrà occuparsi delle più classiche attività di “assistenza tecnica, supporto ai tavoli di confronto tra i diversi livelli di governo, affiancamento e rafforzamento delle strutture regionale incaricate del Piano”. Poco meno, 2,049 milioni di euro, invece, andranno a Sviluppo Italia. L’azienda, in questo caso, dovrà occuparsi del monitoraggio di una sola delle priorità del Piano: “Prima impresa giovani” (31,1 milioni di euro). Dovrà svolgere le stesse attività di monitoraggio Italia Lavoro, destinataria di un’ulteriore somma da 1,9 milioni di euro. In particolare, la società che fa capo al Ministero del Lavoro dovrà occuparsi del monitoraggio delle linee che riguardano gli interventi per i “giovani professionisti” (30 milioni di euro di investimenti), “giovani in impresa” (i famigerati tirocini, vittima del ‘flop day’, stanziamento da 19,25 milioni), il “rafforzamento del sistema dell’apprendistato” (sei milioni di euro), e il “miglioramento della governance del mercato del lavoro” (3,1 milioni di euro).

Tutti stanziamenti “condivisi” dall’assessore Scilabra, come si legge nella nota del 5 agosto. E crolla, di fronte alla semplicità dei documenti, anche l’altra giustificazione dell’assessore: “Avevamo solo approvato una rimodulazione dei Fondi”. No. La delibera parla chiaro. Fin troppo chiaro. La giunta, infatti, “su proposta dell’assessore regionale per l’Istruzione e la formazione professionale – si legge – delibera di approvare il Piano straordinario Opportunità giovani in conformità alla proposta di cui alla nota dell’assessore regionale per l’istruzione e la formazione professionale nota 3104 del 5 agosto 2014, e relativi atti”. Firmato “il presidente Rosario Crocetta”.

La giunta approva il Piano, insomma, su proposta dell’assessore Scilabra che “condivide i contenuti” del prospetto presentato da Anna Rosa Crosello. E lo fa il giorno dopo il flop. Quando, stando anche ai commenti di politici e addetti ai lavori, forse sarebbe stato meglio “prendersi un po’ di tempo” per verificare cosa fosse successo nelle ore più calde di quel 5 agosto. No, quel giorno la giunta va avanti. Va avanti comunque. Ecco il Piano. Ed ecco sei milioni in affidamento a tre società. Mentre migliaia di giovani siciliani si chiedevano cosa fosse successo.


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