Ha viaggiato tanto il romano Mirko Pigliacelli, prima di arrivare a Palermo. Ha vinto il campionato Primavera con la Roma e da Roma andò via con molto rimpianto. Ha girovagato sui campi della serie B, mettendosi in mostra. Si è accasato in Romania, togliendosi lo sfizio di segnare su rigore ai danni dello Steaua. Infine, è approdato all’ombra di Monte Pellegrino e della Santuzza, qui dove difende con profitto la porta rosanero.
Lui merita la corona d’alloro che premia il migliore in campo nella partita vinta, dopo inenarrabili sofferenze, contro il Pisa. Certo, Brunori, certo Insigne, certo, Segre… Ma senza il marchio di Mirko a quest’ora staremmo commentando un pareggio, o peggio. Basta contare le parate e considerarne la difficoltà medio-alta.
Qualcuno lo aveva messo in mezzo, brutalmente, sui social, addebitandogli il terzo gol del Parma, in una trasferta più agra che dolce. ‘Pigliacelli doveva uscire’, ecco la sentenza scritta e letta da qualche parte. Uscire? Su un pallone calciato frontalmente verso l’esterno? Uscire con una palla lontana dalla rete e la difesa schierata (male, ma schierata)? Chiunque abbia frequentato un campo – non per forza il Bernabeu, basta il campetto sotto casa – sa perfettamente che, in quelle situazioni, il portiere non esce e che, dunque, Pigliacelli non doveva uscire.
Pigliacelli (quasi) pigliatutto è stato semplicemente impeccabile, in un paio di occasioni, addirittura, superlativo, per la disperazione dei pisani. L’abbraccio finale con cui Brunori l’ha cercato sottolinea il dato sportivo. Non ama i fronzoli, non si esibisce in voli cinematografici, Mirko Pigliacelli da Roma, essendo un portiere di sostanza e di esperienza che gioca benissimo con i piedi. Sarebbe utilissimo come regista, però, finché para così…
L’altra annotazione di giornata è la stretta fra Eugenio Corini e i suoi giocatori che scaccia cattivi e malevoli pensieri. Il Palermo lascia molto a desiderare. Ma la squadra c’è, come la voglia di fare bene.