CATANIA – È nipote di un boss di rango del clan Santapaola, ovvero l’ergastolano Maurizio Zuccaro. Ma Salvatore Musumeci, detto anche ‘Turi a mina’, non è mai stato accusato di mafia. Ora il gup di Catania lo ha ritenuto colpevole di aver organizzato una vera e propria spedizione punitiva a colpi di pistola. Il tutto assieme a un complice, Giovanni Balsamo, due anni fa.
La vittima era un altro catanese, Giuseppe Micale, tra i gestori di un autonoleggio, che aveva avuto un contrasto con un amico di Musumeci; il quale si difese sparando a sua volta. È stata depositata la sentenza che ha condannato Zuccaro a 8 anni 8 mesi, Balsamo a 6 anni e Micale, che rispose al fuoco, a 3 anni 2.400 euro di multa.
Il verdetto
A emetterla è stata il Gup di Catania Dorotea Catena. Dalle motivazioni della sentenza si evince il calcolo e le riduzioni applicate dal giudice, anche per il rito scelto (abbreviato). La sparatoria avvenne davanti all’autonoleggio, a Nesima, il 27 maggio 2023. Non si registrarono feriti, ma fu una pioggia di proiettili, esplosi ad altezza d’uomo da entrambe le parti.
I difensori degli avvocati hanno già presentato ricorso in appello. Si attende che la Corte fissi l’udienza. Il Gup, nella sua sentenza, ha dichiarato Musumeci e Balsamo interdetti in perpetuo dai pubblici uffici; e Micale interdetto per cinque anni. Musumeci, rispetto alle accuse, ha avuto anche una assoluzione parziale.
Le accuse
L’indagine è stata condotta dagli agenti della Squadra Mobile di Catania. Le accuse, ipotizzate a vario titolo per gli indagati, vanno dal tentato omicidio alla detenzione e al porto in luogo pubblico di arma clandestina e ricettazione.
Tutto sarebbe scaturito da un contrasto tra i gestori dell’autonoleggio e un altro uomo, non indagato. Musumeci sarebbe intervenuto proprio in favore di questa “terza persona”. Avrebbe agito con alcuni fiancheggiatori, tra cui Balsamo, che avrebbe rovesciato a terra delle motociclette presenti nel salone.
Gli spari per strada
Avrebbe sparato più volte. Alcuni proiettili avrebbero colpito delle pareti, altri sarebbero stati esplosi ad altezza d’uomo e in direzione di uno dei due gestori dell’autonoleggio. Quest’ultimo, Micale, avrebbe risposto al fuoco, usando una pistola che sarebbe stata rinvenuta nel luogo della pioggia di proiettili.
Musumeci poi si sarebbe disfatto della pistola, consegnandola ad altre due persone, che furono individuate e indagate (per detenzione illegale d’armi). Lo stesso avrebbe fatto Micale, nascondendo le armi sotto un’auto parcheggiata. Gli agenti di polizia, arrivati sul luogo, hanno trovato diversi bossoli e fori di proiettile. Poi è stato anche grazie alla collaborazione dei testimoni, che hanno indicato dove erano state nascoste le pistole, che hanno avviato le indagini.
L’appello
Ora i difensori hanno presentato ricorso in appello. Si è in attesa che i giudici fissino l’udienza, che probabilmente si terrà nella prossima primavera, al primo piano del Palazzo di Giustizia di Catania.