Pizzini e dubbi all'ombra di don Vito - Live Sicilia

Pizzini e dubbi all’ombra di don Vito

Il fermo di Ciancimino le indagini
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Quando gli chiesero spiegazioni sul perché, tra i tanti nomi citati in un pizzino del padre, ci fosse anche quello di Gianni De Gennaro, Massimo Ciancimino disse di non averne parlato subito per paura di venire considerato un mitomane. Il figlio dell’ex sindaco di Palermo oggi viene obbligato a mettere da parte le paure personali, vere e o presunte, per difendersi da un’accusa ben più grave. Quella di essere un falsario. Di avere taroccato un documento consegnato ai magistrati palermitani. Adesso risponde di calunnia aggravata nei confronti dell’ex capo della polizia De Gennaro. Reato che gli veniva già contestato dai magistrati di Caltanissetta. Al telefono, Ciancimino, mentre si trova in questura, ci dice di essere “sereno e certo di potere chiarire tutto domani nel corso dell’interrogatorio”. E’ sorpreso di quanto successo, visto che, ripete più volte, “ho sempre collaborato con i magistrati e il 26 sarei stato sentito a Palermo. Mi si contesta la falsificazione di un solo documento sugli oltre duecentocinquanta finora da me consegnati. Tra l’altro ho sempre detto di non conoscere l’origine della documentazione”.

E’ vero come è vero, però, che ai pubblici ministeri che indagano sulla presunta trattativa fra la Mafia e lo Stato, Ciancimino jr disse di avere visto il padre scrivere di suo pugno quel pizzino. Ed invece la polizia scientifica, a cui si sono rivolti il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Antonino Di Matteo e Paolo Guido, ha accertato che il nome di De Gennaro è stato preso da un altro documento e piazzato, ad arte, sul pizzino. Non uno qualunque, ma scelto da don Vito Ciancimino per denunciare l’esistenza del “Quarto livello”, un’accozzaglia di infedeli servitori dello Stato, così li bollava l’ex sindaco, responsabili di molti dei mali della storia d’Italia. Massimo Ciancimino è stato fermato dagli agenti della Direzione investigativa mentre, in macchina con i familiari, da Bologna andava in vacanza in Francia. Per mesi è stato un testimone chiave delle inchieste di molte procure. Lo sarà ancora?

E’ questo il nodo della questione. Il falso smascherato oggi mina la sua credibilità. Spinge a considerare in maniera diversa le sue dichiarazioni. A cominciare da quelle del luglio 2010, quando metteva a verbale: “Capisce bene dottor Di Matteo come il coinvolgimento di soggetti come il De Gennaro di cui mio padre aveva, diciamo, chiare idee e notizie certe, implica per me come sempre, come è stato ogni volta che si ha il coinvolgimento di persone che attualmente ricoprono cariche istituzionali di alto ruolo, comporta per me una grande paura e una grande riserva”. Ciancimino jr faceva riferimento al documento che aveva consegnato pochi giorni prima con il nome di De Gennaro, oggi direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza. Poi, spiegava di temere “una manovra per screditarmi e farmi passare per un mitomane” come “nel momento in cui abbiamo affrontato tematiche riguardanti il dottore Dell’Utri e il dottore Berlusconi sono stato massacrato mediaticamente”.


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