Nove fermi a Palermo per l’imposizione del ‘pizzo’ dei quartieri occidentali della città. I provvedimenti, emessi dalla Direzione distrettuale antimafia, colpiscono vertici e affiliati delle cosche di Resuttana, San Lorenzo e Tommaso Natale. A eseguirli, militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza e del Reparto operativo dei carabinieri, che hanno condotto le indagini. A tutti i fermati viene contestata l’accusa di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni.
L’indagine ha fotografato i nuovi assetti organizzativi dei due mandamenti mafiosi, i cui vertici negli ultimi due anni sono stati azzerati grazie a diverse operazioni di polizia che si sono susseguite nel tempo, e ha tracciato la mappa del pizzo delle estorsioni nelle due zone della città. Gli investigatori si sono avvalsi, oltre che di intercettazioni ambientali, di tecniche di indagine tradizionali come il pedinamento.
Un apporto importante all’inchiesta è stato dato anche dalle rivelazioni di diversi collaboratori di giustizia che hanno fornito un quadro aggiornato delle attività delle cosche, facendo emergere, ancora una volta, come il racket continui ad essere uno degli affari più redditizi di Cosa nostra. Proprio l’avvicinarsi delle festività natalizie, uno dei momenti cruciali della riscossione del pizzo da parte delle ”famiglie”, ha reso necessaria l’adozione dei provvedimenti di fermo, misure caratterizzate dall’urgenza.
L’indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia e dai pm della Dda Lia Sava e Francesco Del Bene. L’inchiesta può considerarsi uno sviluppo di due precedenti attività investigative svolte dai carabinieri e dalla finanza tra il 2008 e il 2009 e culminate nel ritrovamento, all’interno di una villa storica di Palermo, dell’arsenale di Cosa nostra. Da quelle inchieste emerse il ”ritorno in attività” dello storico boss Gaetano Fidanzati, di nuovo ai vertici del mandamento di Resuttana, a arrestato il 5 dicembre a Milano dopo una breve latitanza.§
L’elenco degli arrestati
Queste le persone arrestate nell’ambito dell’operazione antimafia condotta da polizia e carabinieri: Domenico Alagna, 48 anni, Giuseppe Crisafi, 41 anni, Vito Nicolosi, 48 anni, Salvatore Randazzo, 42 anni, Michele Pillitteri, 49 anni, Antonino Troia, 45 anni, Angelo Bonvissuto, 43 anni, Bartolo Genova, 27 anni e Manuel Pasta, 34 anni.
Messineo: “Poche denunce”
“E’ ancora scarsa la collaborazione dei commercianti vittime del racket. Gli episodi di denuncia sono rari”. Lo ha detto, con rammarico, il procuratore di Palermo Francesco Messineo alla conferenza stampa in cui sono stati illustrati i particolari dell’operazione antimafia che ha portato all’arresto di nove mafiosi ed estortori.
Ingroia: “Arresti e indagini a tutto campo”
“Gli arresti di oggi sono l’ ennesima dimostrazione che la procura di Palermo, nonostante l’organico ridotto e la carenza di mezzi, dà risposte all’ altezza della situazione e colpisce ovunque: non solo, come si insinua, le collusioni tra mafia e politica, ma anche l’ala militare di cosa nostra e le estorsioni”. L’ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, commentando l’operazion. Riferendosi alla carenza di organico della procura di Palermo, che ha un vuoto del 27% dei posti, Ingroia ha rivolto un appello al governo affinché adotti provvedimenti urgenti “come l’autorizzazione agli uditori ad andare nell’ufficio del pm, per consentire alle procure del Sud di fronteggiare l’attacco di Cosa nostra”.
In manette anche il gestore dello stabilimento “Charleston”
Tra gli arrestati nell’operazione antimafia che ha portato in cella nove persone c’é anche Bartolo Genova gestore del noto stabilimento balneare palermitano Charleston. Genova, nipote del capomandamento di Resuttana Salvino, secondo gli inquirenti avrebbe curato l’imposizione e la riscossione del pizzo nella zona, provveduto al sostentamento delle famiglie dei boss Di Trapani e Madonia e cercato di bloccare la collaborazione con la giustizia del pentito Maurizio Spataro. Gli inquirenti hanno piazzato una videocamera all’ingresso del lido filmando così una serie di incontri di esponenti mafiosi del mandamento.
C’è un nuovo pentito
Ci sono anche le dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia tra gli elementi di prova raccolti da carabinieri e guardia di finanza e confluiti nelle indagini che oggi hanno portato all’arresto di 9 mafiosi ed estortori. Si tratta di Giovanni Razzanelli mafioso del mandamento palermitano di Resuttana. Il pentito, arrestato nell’ambito dell’operazione “Eos”, ha raccontato i meccanismi dell’imposizione del pizzo a commercianti e imprenditori. Per anni ha svolto il compito di “esattore” per conto dei capimafia.