Placchette dorate e idromassaggio |Viaggio nella casa di Santapaola - Live Sicilia

Placchette dorate e idromassaggio |Viaggio nella casa di Santapaola

Placchette dorate, vasca idromassaggio e un passaggio segreto. In edicola sul mensile "S" il reportage nella casa di Nitto Santapaola.

CATANIA. Incastonate tra le lussuose residenze di Cerza, in un angolo che nessuno può scorgere dalla strada, ma che domina la collina che guarda al porticciolo di Ognina, ci sono due palazzine gemelle, di colore diverso, con una porticina che le collega, un grande prato, qualche conifera e dentro saloni, vasca idromasaggio, parquet e placchette dorate degli interruttori della luce.

Ecco la casa di Benedetto Santapaola, “Nitto”, il boss dei boss, murato vivo in alta Italia, come quest’abitazione, confiscata, affidata al Comune di San Gregorio e, al momento, inutilizzata, nonostante le battaglie del vicesindaco Ivan Albo. Il mensile “S” attualmente in edicola, è entrato nella casa di Nitto.

Due porte blindate si affacciano sulla rampa di scale della palazzina principale, proprio lì, il primo settembre del 1995, è stata ammazzata Maria Grazia Minniti, la moglie di Nitto. Un avvertimento in piena regola mentre circolava la voce di un possibile pentimento del capomafia catanese. I sicari si travestirono da poliziotti, suonarono al campanello e lei, Maria Grazia, aprì tranquillamente perché i controlli, in quell’abitazione, erano all’ordine del giorno.

Tanto che la porticina che collega i cortili delle due palazzine di Santapaola veniva aperta di frequente, “per far nascondere”, come racconta l’avvocato Ivan Albo a “S”, “Nitto a chiunque lo cercasse”. Ufficialmente il boss era residente nella palazzina gialla, ma era proprietario anche di quella, identica, di colore bianco. Nessuno lo sapeva.

Certo, durante la latitanza, Nitto e la moglie potevano contare sulle stanze segrete della Perla Jonica e sulle case di numerosi affiliati.

Le porte della casa di Nitto adesso sono chiuse e a terra non ci sono tracce di sangue, solo polvere. Poco più in là c’è uno squarcio, sulla parete, un ripostiglio segreto che custodiva le telecamere di sorveglianze di Santapaola, portate via dagli inquirenti, che non sono servite a svelare chi fosse il killer della donna. E poi l’angolo bar, con cucina in muratura, una delle prime negli anni ’90. Le stanze dei figli guardano a mezzogiorno, a terra parquet ancora in perfetto stato di conservazione, placchette dorate, infissi artigianali.

Non si può cercare la potenza di Santapaola tra le stanze abbandonate o il gusto per l’arredamento, nulla di eccezionale, amava la bella vita, ma gongolava tra champagne e summit negli alberghi di lusso, o nelle tenute di caccia dei Cavalieri del lavoro. Il bagno è realizzato con ceramiche di pregio, la vasca idromassaggio negli anni ’90 era un vero lusso, ma non è la classica villa holliwoodiana che chiunque si aspetterebbe da un Santapaola. La casa di un borghese benestante, di uno che inaugurava il proprio nuovo autosalone insieme ad Agostino Conigliaro, questore di Catania e al prefetto Francesco Abatelli, di un uomo che pianificava gli appalti mentre ordinava esecuzioni e regolamenti di conti.

Il reportage con tutte le foto è in edicola sul mensile “S”.

 


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