“Plauso agli inquirenti, adesso via al rilancio di Villa Zito” - Live Sicilia

“Plauso agli inquirenti, adesso via al rilancio di Villa Zito”

Parla Caffarelli, imprenditore a capo della ristorazione del locale coinvolto nelle indagini sulla cocaina. Lui è estraneo alle indagini

PALERMO – “Siamo al fianco degli inquirenti, non avrei mai immaginato cosa facevano Miccichè e lo chef Di Ferro. Contemporaneamente, è già iniziato il rilancio di Villa Zito e mai come oggi invitiamo i palermitani a venire, per sostenere un’azienda pulita in un luogo stupendo”. Luigi Caffarelli, l’imprenditore a capo della ristorazione di Villa Zito, parla per la prima volta dopo i giorni caldi dell’inchiesta sulle cessioni di cocaina all’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, non indagato, e all’ex dirigente Giancarlo Migliorisi. Le auto blu immortalate nella corsia d’emergenza, durante i pit stop per la cocaina, hanno lasciato il segno. Ma Caffarelli ci tiene a segnare il confine tra ciò che hanno accertato i magistrati – confermando che si costituirà parte civile – e la cura del ristorante che si trova “nel giardino più bello di Palermo”. Ecco l’intervista.

Partiamo dai giorni caldi, cosa l’ha colpita di più?

“Siamo rimasti tutti scioccati da questa situazione, che mai avremmo immaginato. Le valutazioni di ordine personale sono altre, dal punto di vista aziendale è stato uno choc. La portata della vicenda, avendo avuto il giusto rilievo giornalistico, è stata notevole. Non è solo la questione dei trenta episodi di cessione, c’è un aspetto morale che investe una parte di Palermo, la stessa che dovrebbe essere d’esempio”.

Avevate mai notato qualcosa di strano?

“No, sinceramente no”.

Anche a carico dello chef?

“Esatto, non era uno spacciatore in termini classici, non potevamo accorgerci di quello che avveniva. Ci sono state delle cessioni particolari, dal punto di vista sostanziale non c’era un viavai”.

Miccichè era di casa?

“Sì, veniva a mangiare spessissimo prima del covid, quando era presidente dell’Assemblea regionale, molto meno dopo la fine del mandato di presidente”.

Non ha mai notato nulla di strano?

“Lo conosco personalmente, c’è una amicizia famigliare, una frequentazione giornaliera, era uno di casa”.

Com’è andata con Di Ferro imprenditore?

“Male, perché fondamentalmente è una faccia diversa dello stesso problema. Lui ha fatto una politica di sconti di cui hanno approfittato tutti, consapevolmente la maggior parte, inconsapevolmente molto pochi. Tutta Palermo ne ha approfittato, ma nonostante le mie preoccupazioni, sfociate in diversi litigi, la politica degli sconti non veniva modificata, inasprendo i rapporti con noi”.

I vostri crediti a quanto ammontano?

“A poco più di 200mila euro, sono i debiti di Villa Zito srl gestita da Di Ferro nei confronti di Bar Srl e Villa Zito Srl, è bene specificarlo, non c’entra nulla con la Fondazione”.

Qual è l’assetto societario nella gestione di Villa Zito?

“La mia società Bar Srl ha il contratto di affitto con Fondazione Sicilia tramite la Sicily Art and culture. Nell’ottica di un risanamento aziendale, avevo deciso di affidare alle doti indubbie di grande cuoco di Mario Di Ferro l’affitto di ramo d’azienda, standardizzando in un canone unico tutte le utenze, l’affitto, le rate dei mutui bancari e quel poco di debiti con i fornitori che avevamo”.

Com’è nata questa realtà?

“Ci abbiamo messo l’anima, tutti noi, anche Mario. Ci siamo veramente impegnati”.

Quante persone lavorano lì?

“Lavorano 12 persone, ci sono grossi contraccolpi per l’affluenza del pubblico, abbiamo avuto una cascata di disdette di eventi programmati. Cosa che io capisco, perché chi ha un ruolo istituzionale oggi ha difficoltà a mettere un piede a Villa Zito e poi, in questo periodo, che è caldo, in cui facciamo il fatturato dell’anno, il telefono è muto e lo capisco, è fisiologico.

Non critico chi oggi non chiama. Chi sceglie di non venire lo capisco però penalizza la parte sana dell’attività e noi abbiamo, a cuore, l’amore per i nostri clienti”.

Come si sente adesso?

“La vedo come un’occasione per una rinascita, per la riorganizzazione, il miglioramento dei servizi. È un punto di partenza importante, ho passato dei momenti difficilissimi, bisognava giustificarsi anche non volendo, per cose non fatte, è stato molto pesante. Oggi mi sento molto bene, pronto a ripartire con molta più energia di prima per sfruttare le potenzialità di questo locale”.

Dal punto di vista pratico cosa accadrà?

“Stiamo rescindendo il contratto di affitto con Villa Zito Srl e stiamo valutando di costituirci parte civile col nostro avvocato, a tutela dell’azienda, dei lavoratori e della Fondazione Sicilia”.

Qual è la cosa che le fa più rabbia?

“Aver perso l’occasione di quest’anno, dopo il covid, operando in una realtà nuova e dopo un avviamento importante. Dovevamo riuscire a partire e ad avere un reddito da questa attività che mi impegna economicamente in modo significativo. Mi sembra di vivere un incubo in cui, se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere. Mi metto dalla parte di un lettore, che legge ciò che è accaduto, mi sembra impossibile che mi sia capitato e mi fa rabbia che, alla fine, come dicevo, questo evento gravissimo fa parte dello stesso meccanismo degli sconti, voler essere al centro dell’attenzione senza un ritorno economico. Non so cosa gli verrà addebitato, so che non è uno spacciatore”.

Siete pronti al rilancio?

“A chi critica la dimensione di questa indagine dico di guardare il fatto in sé. C’è una questione di immagine che non si può trascurare, se sei un imprenditore a Villa Zito devi essere d’esempio. Rinnovo il plauso agli investigatori, oggi più che mai è il momento di andare a Villa Zito, dove i clienti saranno accolti con una cortesia particolare, per vivere momenti indimenticabili nel posto più bello di Palermo”.


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