Quattrocentoventidue milioni, settecentocinquantaduemila euro e spiccioli di pugni nello stomaco dei consorzi idrici e della Regione. Tanti sono i soldi sfumati del Pnrr, quelli dei trentuno progetti rigettati dalla matematica in foglio excel della piattaforma digitale Dania che, alla colonna Sicilia, palesa un rosso continuo e implacabile. Stroncatura che fa ancora più male non appena i progetti iniziano ad assumere nome, località, importi che, dai primi gradini di centinaia di migliaia di euro, arrivano agli oltre 135 milioni di investimenti in un singolo bacino, quello del Consorzio di Bonifica 9 di Catania, il più penalizzato dalla falla nella presentazione delle istanze progettuali. Ne aveva inoltrate cinque, tutte poderose.
La piattaforma inflessibile
Nelle stesse ore della riunione fiume e a porte sbarrate che vede di fronte fin dal mattino a Palermo l’assessore all’Agricoltura Toni Scilla e i vertici dei consorzi per capire cosa sia andato storto e cercare difficili soluzioni, il dossier romano inchioda numeri e ragioni di un passo falso rovinoso. E dalla sponda opposta le opposizioni continuano a tuonare. Claudio Fava, per esempio, non teme che le sue parole passino di cottura, le ripete oggi: “L’assessore si deve assumere, tutta intera, la responsabilità politica del proprio assessorato. Se no ci chiederemo cosa ci stia a fare a capo di quegli uffici”. Ma davanti alla schermaglia politica ormai a ferro corto, c’è lei, Dania, nome dal suono tenue ma dalla logica fragorosa, implacabile. Mancano i requisiti, non tutti e non tutti gli stessi, come spiegheremo. La costante è il cubitale NO su sfondo rosso alla riga Ammissibile, in coda al gran pavese dei 23 requisiti richiesti.
I progetti bocciati, uno per uno
Eccoli, i milioni persi, provincia per provincia, bacino per bacino, dalla riga 185 alla 215 compresa dell’elenco nazionale sfornato dalla piattaforma digitale. Gli ingredienti ce li hanno messi, in forno, gli stessi consorzi. Nella Sicilia sud-orientale gli investimenti sarebbero stati faraonici, come dicono chiaramente i 63 milioni 585 mila 890 euro chiesti dal Consorzio 9 di Catania, che per altri quattro progetti si aspettava rispettivamente 22 milioni 816 mila 832, 22 milioni e seicentomila, 15 milioni 37 mila 705, 11 milioni 87 mila e 34 euro. Far di conto, un capogiro: 135 milioni 127 mila e 481 euro. Verdetto come un macigno anche per l’Agrigentino. Il solo Consorzio di bonifica 3 di Agrigento, infatti, si è visto bocciare sei progetti per complessivi 122 milioni 689 mila 395 euro, così ripartiti approssimando i centesimi in ordine decrescente d’importo: 39 milioni 341 mila 315 euro e 70 centesimi, 37 milioni e 470 mila, 28 milioni e 75 mila, 9 milioni 993 mila e 80 euro, 4 milioni e 430 mila, 3 milioni e 580 mila euro.
Non sta certo meglio in proporzione ai due soli – tuttavia poderosi – progetti presentati, il Consorzio di bonifica 5 di Gela: in fumo oltre 50 milioni di euro, rispettivamente 31 milioni 73 mila 301 euro e 53 centesimi, e 19 milioni e 380 mila euro. Dal Consorzio palermitano 2 erano arrivate domande per quattro progetti, a sfiorare i 44 milioni: 12 milioni, 11 milioni e 400 centomila, 10 milioni e centomila, 10 milioni. Quattro i progetti pure a Trapani, Consorzio di bonifica 1, per quasi ventisei milioni di euro: 8 milioni 268 mila 548 euro e 70 centesimi, 7 milioni 999 mila 786 euro e 32 centesimi, 5 milioni e 240 mila euro, 4 milioni e 300 mila euro. Cinque i progetti bocciati a Siracusa, Consorzio di bonifica 10, per sedici milioni: 4 milioni e 850 mila, 4 milioni 655 mila 529 euro e 68 centesimi, 4 milioni e 350 mila, 1 milione 556 mila 778 euro e 36 centesimi, 655 mila 912 euro e 28 centesimi. Messina (Consorzio di bonifica 11) perde tre chance per circa undici milioni di euro: progetti da 5 milioni e 730 mila, 3 milioni tondi e 2 milioni e 32 mila euro. Chiude Ragusa (Consorzio di bonifica 8) con un progetto sfumato da 3 milioni 333 mila e 458 euro.
I parametri traditi
La griglia dei 23 criteri di ammissibilità, che trova vigore nel decreto n. 299915 del 30 giugno 2021, si compone di 22 caselle, essendo accorpati in un unico spazio di valutazione i requisiti A13 e A14, sotto la voce Check CTA, alla quale i progetti siciliani non rispondono in 18 casi su 31. Fanno addirittura peggio alla voce Verifica: mancano indicazioni sul monitoraggio in 24 circostanze. Singolare il caso del requisito A20, che prescriveva la presentazione della Via: manca venti volte. Spunti e punte di iceberg di una lunga storia che andrà raccontata. E magari riscritta.