Pnrr, Fitto reinserisce i progetti dei Comuni e taglia quelli della Sanità

Pnrr, Fitto reinserisce i progetti dei Comuni e taglia quelli della Sanità

La "coperta corta" e le mosse del ministro
L'OPINIONE
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Nel Pnrr i conti non tornano. La revisione di luglio aveva colpito i Comuni che si erano visti tagliati quasi 14 miliardi. Risorse che, aldilà delle sigle e delle missioni, si traducono in vivibilità dei territori e servizi ai cittadini. Ovvero in argini alla desertificazione dei territori con i maggiori divari e delle aree interne. Taglio secco portato poi all’approvazione di Bruxelles, senza che però il ministro Fitto abbia mai fatto partire un solo decreto di definanziamento.

Un contraddittorio di sette mesi

Con un contraddittorio durato 7 mesi con i sindaci e l’Anci che hanno sempre contestato l’irragionevolezza e la contrarietà al significato stesso del Pnrr di quella decisione unilaterale presa in solitaria dal ministro. Adesso il contrordine: di nuovo tutti dentro il perimetro Pnrr i progetti dei Comuni. Ma con un’avvertenza, tradotta in una precisa disposizione normativa, che prevede una responsabilità nel rispetto rigido dei tempi di realizzazione prevista dai cronoprogrammi dei progetti e nel caricamento dei dati di avanzamento nel ‘cervellone’ del Pnrr, il sistema Regis. Vera croce per tutti i beneficiari dei progetti Pnrr perché mancano le necessarie competenze dislocate nei vari comuni.

Avviso di sfratto per il settore sanità

Rientrano quindi, almeno per ora, i Comuni, e l’avviso di sfratto dal Pnrr arriva invece al settore Sanità. Per sistemare la “coperta corta” del Pnrr, Fitto lascia fuori i progetti della missione Salute che prevedono la realizzazione di ospedali sicuri per 1,2 miliardi. L’investimento inserito nel Pnrr, che aveva messo al centro proprio il tema Salute e medicina territoriale, prevede il miglioramento strutturale nel campo della sicurezza degli edifici ospedalieri, adeguandoli alle vigenti norme in materia di costruzioni in area sismica. L’obiettivo dell’investimento Pnrr era inteso a migliorare la sicurezza strutturale dal punto di vista antisismico di presidi sanitari su tutto il territorio, individuati nel 2020 da una attenta ricognizione condotta dal Ministero della Salute di concerto con le Regioni.

Il taglio di progetti per 700 milioni

Era stata una delle lezioni apprese durante i picchi della pandemia: gli ospedali non svolgono soltanto una funzione fondamentale di presidio sanitario e cura della popolazione, ma sono anche tra i terminali territoriali più esposti e sensibili nel caso di eventi emergenziali, in quanto ospitano un numero molto elevato di persone con capacità di reazione eterogenee. Per questo, dopo un’attenta ricognizione sul territorio, che aveva visto direttamente coinvolte le Regioni, erano stati finanziati 304 interventi, di cui 84 a valere sul Pnrr e 220 sul ‘gemello’ Piano nazionale complementare. Il decreto varato dal ministro Fitto e portato all’approvazione del Consiglio dei Ministri senza alcun passaggio preventivo con gli assessori alla Salute delle Regioni “avrebbe” tagliato in modo orizzontale in tutta Italia 700 milioni di euro di progetti sulla sanità. Oltre mezzo milione riguarda la misura “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”, mentre un taglio di 132 milioni è previsto nel programma “Ecosistema innovativo della salute”.

Le proteste delle Regioni

E’ necessario quando di parla del ‘Pnrr delle tre carte’ usare il condizionale. E così come per la revisione unilaterale di luglio, alle parole rassicuranti del Ministro ‘nessun progetto sarà definanziato‘, seguono le proteste vibranti di tutte le Regioni. Nel dibattito alla Camera, durante le comunicazioni del governo sullo stato di attuazione del Pnrr, Fitto ha detto che lo spostamento delle risorse sarebbe scaturito dalla presa d’atto che diversi progetti di investimento non “avrebbero” rispettato i tempi. E questo malgrado la gran parte delle Regioni abbia fatto ricorso ad Invitalia proprio per assicurare il rispetto dei tempi.

L’inaccettabilità dei tagli

Di diverso avviso infatti sono state tutte le Regioni (trasversalmente, a prescindere quindi dalla maggioranza politica). Nell’audizione alla Camera, hanno ‘notificato’ al Ministro il loro dissenso attraverso il coordinatore della commissione sanità della Conferenza delle Regioni che ha sostenuto l’inaccettabilità di un provvedimento governativo che cancella risorse per investimenti che, nella maggior parte dei casi, sono già cantieri. E nel rispetto dei cronoprogrammi di attuazione. Così hanno notificato al Ministro Fitto la richiesta di stralcio della norma che definanzia gli interventi nel settore salute.

Scelte senza confronto

Insomma il Ministro Fitto è entrato in area salute a gamba tesa e, come con i sindaci a luglio, senza un preventivo confronto con gli assessori regionali alla Sanità di tutte le Regioni. Diceva una nota pubblicità del passato “una telefonata ti salva la vita”: ecco, anche in questo caso forse sarebbe stato opportuno (oltre che obbligatorio ai sensi dei regolamenti europei) procedere rispettando il metodo della partecipazione ai processi decisionali che è alla base dell’efficacia e della credibilità della programmazione.


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