Pochi medici, molti tagli: la dolorosa agonia della sanità pubblica

Pochi medici, molti tagli: la dolorosa agonia della sanità pubblica

Siamo davanti a una vera e propria emergenza

È emblematico il fatto che chi si occupa di informazione e di commentare quanto accade in Italia, e in Sicilia nello specifico, debba tornare sovente sull’emergenza “sanità pubblica”. Perché, urliamolo a gran voce senza girarci troppo intorno: siamo di fronte a una vera e propria emergenza che riguarda la tenuta del nostro sistema sanitario nazionale, non solo sotto l’aspetto finanziario ma pure sotto il profilo di un’efficiente erogazione dei servizi sul territorio.

Qui non si tratta più dell’eterno caos nei pronto soccorso o della cronica invasione di campo da parte della politica, rectius, dei partiti per accaparrarsi le poltrone che contano nel settore sanitario, con enormi danni causati da incompetenti asserviti alla politica, no, siamo oltre, in direzione del baratro. Adesso possiamo parlare apertamente di una crisi acuta e c’entra poco il Covid che certamente ha contribuito ad allargare e mostrare falle però già esistenti.

Mentre la sanità privata continua ad essere quasi coccolata dalla politica, rectius, dai partiti con ingenti risorse finanziarie, anche per sopperire a ineluttabili mancanze e lungaggini di aziende ed enti ospedalieri, la sanità pubblica sta sperimentando una sorta di morte lenta e dolorosa per l’insostenibile carenza di personale medico, particolarmente in alcune specializzazioni, e infermieristico che comporta spesso copiosi esborsi di denaro per acquisire tali figure attraverso procedure privatistiche; per l’inarrestabile emorragia di medici che preferiscono migrare nel privato perché ritenuto meno stressante e migliore pagante; per i continui tagli finanziari e di posti letto e riorganizzazioni delle strutture sanitarie che minano profondamente il senso ultimo della presenza dello Stato e delle Regioni nel settore della prevenzione e cura del cittadino/paziente idonea a garantire, lo prescrive la Costituzione, il diritto alla salute. Il recente sciopero nazionale dei medici che ha toccato punte dell’80% di adesioni svela il malessere dei sanitari, un malessere antico ed esploso nella sua oggettiva gravità.

Non pare di scorgere all’orizzonte segnali di inversione di tendenza. Gli stessi concorsi annunciati in Sicilia al fine di reclutare nuovo personale sembrano paradossalmente una burla se non si risolve a monte il fenomeno della fuga verso il privato. Rimane un’amara riflessione da fare tra le numerose possibili: se siamo giunti all’attuale lacrimevole situazione nella sanità pubblica è perché molte e di molti sono le responsabilità, innanzitutto della politica, di destra, di centro e di sinistra, che ha considerato la sanità come un bancomat, un ambito in cui scorrazzare senza ritegno alla ricerca di voti in cambio di favori e incarichi; responsabilità dei sindacati che, evidentemente, non sono stati abbastanza bravi, diciamo così, nell’ostacolare lo sperperio delle risorse e la deriva partitocratica imperanti nella sanità pubblica; responsabilità di noi cittadini che abbiamo avallato con il consenso elettorale cattive dinamiche in un settore, quello della salute, assai delicato e di comune interesse.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI