Poletti incontra i precari siciliani | "Ma basta con l'assistenzialismo" - Live Sicilia

Poletti incontra i precari siciliani | “Ma basta con l’assistenzialismo”

Il ministro del Welfare alla kermesse del Pd: "Non possiamo più permetterci di distribuire moneta anche sottoforma, ad esempio, di formazione professionale. Dobbiamo creare lavoro produttivo. Sicilia in ritardo rispetto alle altre regioni? Proviamo ad aiutarla a mettersi al passo col resto d'Italia".

La festa dell'Unità
di
3 min di lettura

Prima ha incontrato una delegazione di precari siciliani che poco prima avevano protestato pacificamente raggiungendo i Cantieri culturali della Zisa, sede della festa dell’Unità, quindi si è confrontato con sindacalisti, studiosi e politici sul tema del lavoro in Sicilia. Il ministro del Welfare Giuliano Poletti ha sgombrato fin da subito il campo dai dubbi. No all’assistenzialismo, insomma. L’obiettivo è quello di creare lavoro. Un lavoro che nell’Isola sembra però non crescere come nel resto d’Italia, come dimostrano le cifre sulle assunzioni avvenute in seguito al jobs act, in Sicilia ferme all’undici per cento di nuovi contratti, mentre la media nazionale è di almeno tre volte maggiore.

“In Sicilia la situazione non è omogenea, noi dobbiamo aiutare quelle realtà che non ce la fanno. Sia qui che in Italia – ha detto Poletti – dobbiamo toglierci dalla testa di operare sempre in emergenza, distribuendo moneta. Anche magari facendo finta di fare formazione o col reddito di cittadinanza. Si tratta sempre di distribuzione di moneta, di assistenzialismo. Noi invece dobbiamo produrre ricchezza, non consumarla. L’emergenza non può diventare il modo normale di agire. Per  questo dobbiamo anche mettere fine al precariato, alla logica delle proroghe ogni sei mesi. Così compri il consenso, ma non vai molto più in là”. Poi una riflessione sul rapporto tra lavoratori e imprese. “Quando parliamo degli effetti della crisi – ha detto Poletti – diciamo sempre che abbiamo perso un milione di posti di lavoro, che è certamente un dramma. Ma dimentichiamo di dire che abbiamo perso ventimila imprese, che nel frattempo hanno chiuso. Una impresa è qualcosa di più di un posto di lavoro. E le due cose non vanno viste in contrapposizione. Vorrei capire dove sta scritto che se fai una cosa buona per l’impresa, fai una cosa contro i lavoratori”.
Quindi una battuta sul dialogo col governo siciliano. “I rapporti con la Regione siciliana – ha dichiarato Poletti – e l’assessore al lavoro Caruso sono ottimi e spero che vadano avanti. Credo, e il discorso vale per tutte le Regioni, che vada messa da parte una conflittualità che in questi anni molto spesso ha bloccato tutto. Noi siamo pronti a collaborare perché è l’unico modo per risolvere le cose”.
“Sicuramente la Sicilia – l’intervento dell’assessore regionale al Lavoro Sebastiano Caruso – non è in testa, ma nemmeno in coda. Certi strumenti, in zone con strutture non sviluppate, raggiungono risultati con tempi più lenti. Noi non dobbiamo però piangerci addosso: ad esempio abbiamo risultati di start up all’altezza delle migliori realtà. Domani in conferenza stato regioni discuteremo del reddito minimo di inserimento e so che c’è una grande disponibilità del governo nazionale a sostenere questa iniziativa.
Tra i relatori del dibattito che si è tenuto nella sala dell’ex cinema De Seta finalmente affollata, anche l’ordinario di diritto del lavoro Alessandro Bellavista: “In Sicilia il tessuto imprenditoriale è disperso e frammentato. E ovviamente scontiamo l’assenza di infrastrutture adeguate. Il ruolo delle istituzioni pubbliche è fondamentale e la nostra regione, purtroppo, manca di visione di insieme e di una idea chiara per il futuro. Il contratto a tutele crescenti – ha aggiunto poi il docente – non elimina la precarietà, ma è un finto contratto a tempo indeterminato con libertà di licenziare”.
Molto critico nei confronti delle scelte del governo Renzi anche il segretario generale della Filctem Cgil, Emilio Miceli: “In Sicilia non c’è impresa. C’è semmai la Confindustria che copre tutti gli spazi a tutti i livelli. Il jobs act certamente sta favorendo un processo di emersione. Ma alla fine di questo processo avremo un Mezzogiorno più debole e un Nord più forte. Oggi vedo una attività di denigrazione nei confronti dei lavoratori. E mi preoccupa ancora di più perché arriva da sinistra”.
Secondo Giuseppe Provenzano, del centro studi Svimez: “Il problema del Mezzogiorno nasce già prima della crisi. La crisi ha solo aggravato il fenomeno. In Sicilia lavora solo un giovane su quattro. Ma nel 2015 abbiamo rilevato dei segnali di ripresa”. Per il vicepresidente dell’Ars Giuseppe Lupo “per creare lavoro bisogna portare le imprese in Sicilia. Adesso abbiamo un bel po’ di soldi da spendere con i fondi europei. In passato sono stati spesi male dai governi che ci hanno preceduto”.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI