Poletti tra le contestazioni| Il Jobs Act divide - Live Sicilia

Poletti tra le contestazioni| Il Jobs Act divide

Il Ministro è intervenuto a un seminario sul “Jobs Act” nell’aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche tra le proteste degli studenti, i consigli dei relatori e il plauso del sindaco. Rota: “Il governo discuta con le parti sociali”. Berretta: “Nel provvedimento il Sud non esiste”.

il seminario
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CATANIA – Il Ministro Poletti nella città etnea. Un caldo torrido ha accolto Giuliano Poletti, arrivato a Catania per prendere parte a un seminario sul “Jobs Act” nell’aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche. La location è la stessa che in mattinata ha ospitato un’assemblea studentesca, organizzata dai collettivi, dove si è discusso degli stessi temi. Il Jobs Act, però, ha ricevuto una sonora bocciatura come dimostrano uno striscione che campeggia ancora in Facoltà (“Jobs Act= + precarietà”) e gli slogan scanditi da una decina di studenti quando Poletti arriva a Scienze Politiche. Il Ministro non si scompone e commenta: “Ogni protesta è sempre legittima”. Poi si concentra sulle domande dei cronisti. “La legge delega sul lavoro vedrà la luce entro fine anno”, dice Poletti illustrando l’iter del suo Job Act.

Tempi tecnici permettendo, il passaggio in aula a Montecitorio dovrebbe concludersi entro la fine di luglio. Da qui alla Camera durante i primi giorni di settembre. Il Ministro difende il suo operato nonostante le critiche dei sindacati. C’è un’osservazione che più di tutte lo trova in disaccordo, che il provvedimento incentivi la precarizzazione del mondo del lavoro. “Non è così, abbiamo consentito che i contratti, con durata limitata, possano essere prolungati per una durata massima di trentasei mesi”.

Il Ministro preferisce parlare di “semplificazione della normativa sul lavoro e delle tipologie contrattuali”. “E’ un bene per aziende e lavoratori avere regole più semplici evitando i contenziosi che non spingono le imprese ad investire o assumere e lasciano i lavoratori in una condizione di difficoltà”, continua il Ministro. Poletti, invece, punta il dito contro forme d’intervento “onerose e di tipo assistenziale”. “C’è la possibilità di cambiare radicalmente l’impianto normativo per gli ammortizzatori sociali- spiega- e di definirne meglio le caratteristiche come funzione temporanea quando c’è una crisi aziendale, ma di avere invece una copertura generalizzata per tutti quelli che perdono il lavoro per un periodo di tempo definito e avere strumenti di assistenza che garantiscano continuità, ma anche una strumentazione per rientrare nelle politiche attive del lavoro”.

Le ricette dell’esecutivo trovano il plauso del sindaco Enzo Bianco che, a margine dell’incontro, dice: “Serve fantasia e creatività perché con le vecchie regole non si trova un’occupazione”. “Essere un giovane o una donna, in una realtà come quella catanese, significa avere una possibilità remota di trovare un’occupazione, per questo plaudo all’iniziativa del governo Renzi”. Critico, invece, il commento del segretario provinciale della Cgil Giacomo Rota: “Non si può pensare a una riforma complessiva in due tempi”. “Questo governo dovrebbe abituarsi a ragionare con le parti sociali”. Secondo il sindacalista “con la riforma del contratto a tempo determinato aumenterà la precarietà”. “Si doveva partire dal contratto a tutela crescente, che invece sembra non incontrare l’apprezzamento di Confindustria” prosegue Rota.

Il parlamentare democratico Giuseppe Berretta, invece, individua una lacuna non da poco presente nella riforma Poletti. “Le politiche per il lavoro del Governo Renzi, e in particolare il Job Act, rappresentano uno shock in una situazione di emergenza occupazionale senza precedenti, ma non possiamo ignorare una macroscopica lacuna in questo provvedimento: ancora una volta il tema del Mezzogiorno non esiste, nonostante tutti gli indicatori dovrebbero indurre a mettere al centro la questione meridionale per tentare di far ripartire l’economia nazionale”.

Berretta avanza una proposta: “E’ necessario affiancare al Job Act un South Act per colmare l’enorme divario tra Sud e Nord”. Lo strumento sono le risorse: “ investimenti massicci nella scuola e nell’Università meridionale, ma anche in strade, ferrovie e aeroporti, nel contrasto al digital divide e all’alfabetizzazione informatica, sgravi fiscali e contributivi per le assunzioni, tagli alle tasse per le piccole e medie imprese, misure a sostegno dell’autoimprenditorialità e dell’autoimpiego, riforma delle pubbliche amministrazioni, investimenti nella lotta alle mafie”.

Giulio Seminara, esponente dell’associazione Nike e membro di Futurdem, se da un lato promuove a pieni voti il Jobs Act “che allarga la fascia dei soggetti tutelati”, dall’altro spinge sulla necessità di snellire “l’immensa burocrazia”. Tre gli interventi necessari individuati da Seminara: “Semplificare, sburocratizzare e puntare sul Sud, eterna promessa mancata, magari accelerando sulle famose grandi opere”.


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