Mafia nigeriana, colpo al 'cult Maphite' Decapitata la cellula siciliana

Mafia nigeriana, colpita Maphite|Decapitata la cellula siciliana

L'inchiesta della Dda etnea.

CATANIA – La mafia nigeriana ha messo radici anche in Sicilia. E sono radici così profonde che addirittura una cellula sarebbe stata denominata “Family Light house of Sicily”. L’organizzazione è stata decapitata dalla Polizia di Stato di Catania, che ha eseguito nei giorni scorsi 26 fermi. La notizia però è stata diffusa solo oggi, perché è prassi della Procura guidata da Carmelo Zuccaro attendere l’esito dell’udienza di convalida. Sono 26 gli indagati, ma solo 24 sono stati colpiti dall’ordinanza del gip.

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La confraternita Maphite

Gli indagati – secondo la ricostruzione della Dda etnea – sarebbero appartenenti alla confraternita cultista dei Maphite, un gruppo criminale transnazionale, con sede in Nigeria e nei paesi europei e in diverse regioni italiane. Maphite è l’acronimo di Maximo Academyc Performance Higly Intellectual Empire. La maggior parte dei fermati sono nigeriani, ma ci sono anche alcuni italiani. L’operazione ha riguardato non solo la Sicilia: infatti n fase di esecuzione è stato fondamentale “il supporto del Servizio di polizia scientifica e dei reparti di Prevenzione crimine della Sicilia orientale e occidentale e la collaborazione delle squadre mobili di Caltanissetta, Cosenza, Firenze, Messina, Palermo, Roma e Vicenza”, evidenzia il vice della Mobile etnea, Salvatore Montemagno. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, spaccio, sfruttamento della prostituzione, contraffazione e alterazione di documenti ai fini della permanenza clandestina sul territorio dello Stato.

I Capi, guarda il video

In manette il Don

Gli investigatori, coordinati dalla Procura, hanno documentato una serie di summit tra i vertici del secret cult, che si svolgevano prevalentemente nelle ore notturne. Sono finiti in manette i responsabili della cellula operativa in Sicilia: è stato fermato il capo – che è denominato il Don – e anche gli altri leader rintracciati anche fuori dall’isola. L’indagine è scattata nel maggio del 2019 su input delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che apparteneva all’associazione mafiosa di tipo cultista ‘The Supreme Eiye Confraternity’ (Sec). A capo della famiglia ‘Lightouse of Sicily’ ci sarebbe Ede Osagiede, 35 anni, detto ‘Babane” ( il ‘Don’ dell’organizzazione) che viveva a Caltanissetta (si è trasferito da Catania). “Se la Sicilia era il regno della Light House of Sicily – scrivono gli inquirenti – sicuramente Caltanissetta era la sua reggia”. Alle falde dell’Etna, invece, i Maphite sarebbe stata diretta da Godwin Evbobuin, detto ‘Volte’, 37enne che vive a San Cristoforo. Ma in manette è finito anche il capo messinese, John Benedict.

Il Summit, guarda il video

Il narcotraffico

C’è una novità rispetto alle altre indagini della mafia nigeriana in riferimento al narcotraffico. Se fino ad oggi si sarebbe trattato di un traffico illecito ‘etnico’, questa volta i Maphite di Sicilia sarebbero riuscire ad arrivare anche ai grossisti italiani della filiera del narcotraffico. Parliamo soprattutto di eroina, che i “Light House” sarebbero riuscire a portare in Sicilia con estrema facilità grazie ai corrieri ovulatori e alle “trolley human”. Molti gli uomini e le donne che si sarebbero messe a disposizione dell’organizzazione per pochi euro. Il giro d’affari è milionario. Impossibile fare una stima. Ma per avere un piccolo punto di riferimento, basta immaginare che un indagato nel corso di una intercettazione avrebbe detto che in un anno sarebbe riuscito a “mandare a casa (Nigeria) un milione”. Gli affiliati del Maphite si pongono ai vertici del mercato del narcotraffico. Non si sarebbero mai abbassati a gestire una piazza di spaccio.

Lo scontro con i Black Axe

Il cult Maphite si radica in Sicilia, e in particolare a Catania, nel 2016. Nel novembre dello stesso anno gli inquirenti registrano un forte scontro tra i Maphite e i Black Axe. E, a quanto pare, il cult diretto da Babanè e Volte ha avuto la meglio.

Le parole di Zuccaro

“Questa operazione fa fare un salto qualitativo in termini di conoscenze sulla mafia nigeriana. Lo ha detto la Direzione Nazionale Antimafia e infatti è stato organizzato un incontro a Roma per condividere le informazioni anche con le altre Procure italiane”, afferma il procuratore Carmelo Zuccaro nel corso della conferenza stampa. “Voglio dire grazie al Procuratore per essere presente qui in Questura è un segno di una fortissima sinergia fra Procura e Polizia di Stato”, ha detto il Questore Mario Della Cioppa.

La bibbia verde

Un momento importante dell’indagine è da cristallizzare nel 18 luglio 2019, quando le Dda di Torino e Bologna emettevano due decreti di fermi nei confronti di numerosi “affiliati” del cult “Maphite”. Il quell’operazione è stata sequestrata la “Green Bible”, la bibbia verde, che per l’organizzazione rappresenta una “sorta di costituzione” con regole e direttive anche dell’affiliazione (con riti molto violenti e prove di forza durissime, in un caso addirittura c’è stata la morte di un nuovo adepto, ndr). “Nella bibbia verde è stata trovata un’appendice italiana – spiega la pm Lina Trovato – che spingeva ad operare la strategia di inabissamento e quindi di non usare più il telefono e di stare molto attenti nella manifestazioni con l’esterno (“L’italia è il paese della galera”, dicono). E questo – aggiunge la magistrata – l’abbiamo potuto constare nostro malgrado in tutta la fase di indagine, perché avevano un’attenzione maniacale nelle intercettazioni e negli incontri. Ma devo dare atto agli investigatori della Squadra Mobile che sono stati riusciti anche a monitorare summit notturni anche in pieno lockdown”, argomenta la pm.

“Sciogliere accordi con le mafie locali”

“L’altro dato che proviene dalla bibbia verde è che si dice che devono essere sciolti gli accordi con le mafie locali perché ce la facciamo da soli”, racconta ancora il sostituto procuratore. “Questo vuol dire che però prima c’erano stati degli accordi, ma dall’altra parte si sentono potenti da poter agire da soli. Però quello che emerge da questa indagine è che nel settore del narcotraffico fanno affari con i siciliani”, annota Lina Trovato.

La connection house

“Abbiamo scoperto a Caltanissetta – argomenta ancora la pm – che una donna gestiva una ‘connection house’ nella quale era possibile trovare tutta una serie di servizi: alcolici, prostituzione e droga. Ed inoltre – aggiunge la magistrata – era anche la base logistica dell’organizzazione nel nisseno”

I summit e i social

“I summit, vista la strategia dell’inabissamento, venivano organizzati solo con qualche ora di anticipo – racconta Maria Cristina Fatuzzo, funzionario della Squadra Mobile di Catania – ma a novembre del 2019 siamo riusciti a immortalare in diretta, mascherandoci da camerieri, un summit organizzato in un locale di Messina per il reinserimento di un sodale nel cult dopo un periodo di carcerazione”. Così attenti al telefono, ma altrettanto poco attenti sui social dove molte volte “ostentavano” potere e forza criminale.

La data in cui si celebra il cult “Mapfhite è l’11 maggio 2019. “In quell’occasione siamo riusciti a scaricare un video che Volte, il capo catanese, aveva caricato sui social anche se solo per pochissimo. Era stato immortalato un incontro in un locale del centro catanese dove bevevano e cantavano i tradizionali inni del cult dove si ripetevano i nomi dei vari Don”, spiega ancora Fatuzzo. Un errore dell’indagato che ha reso ancor più blindata le accuse a suo carico.

L’inchiesta continua

Ma l’indagine è ancora aperta. “Abbassare la guardia su questo tipo di criminalità organizzata sarebbe un grosso errore”, dice Zuccaro.

Tutti i nomi degli indagati

1. EVBOBUIN Godwin (cl. ‘83), tratto in arresto a Catania;

2. IDEHEN Osaretin (cl. ’76), tratto in arresto a Catania;

3. IGBINEWEKA Ernest (c. ’93), tratto in arresto a Catania;

4. MANNINO Antonio, (cl. ’64), tratto in arresto a Catania;

5. MANNINO Domenico (cl. ’89), tratto in arresto a Catania;

6. MANNINO Salvatore (cl. ‘90), tratto in arresto a Catania;

7. JOHN Benedict (cl. ’91), tratto in arresto a Messina;

8. AKHUAMS Oscar (cl. ’84), tratto in arresto a Messina;

9. OSAGIEDE Ede (cl. ’85), tratto in arresto a Caltanissetta;

10. NJIE Lamin (cl. ’84), tratto in arresto a Caltanissetta;

11. EDITH Eorhbor (cl. ’95), tratta in arresto a Caltanissetta;

12. INEGBENEKHIAN Omon Victor (cl. ’71), tratto in arresto a Caltanissetta;

13. UVWO Joseph (cl. ’77), tratto in arresto a Caltanissetta;

14. MONDAY Cristian (cl. ’99), tratto in arresto a Caltanissetta;

15. SYLVESTER Hope (cl. ’90), tratta in arresto a Caltanissetta;

16. OMONDIAGBE Odion (cl. ’99), tratto in arresto a Caltanissetta;

17. GYAMFI Kosi Prince (cl. ’75), tratto in arresto a Caltanissetta;

18. MURANA Insua (cl. ’98), tratto in arresto a Caltanissetta;

19. OMORAGBON Nosa (cl. ’82), tratto in arresto a Palermo;

20. ALHASSAN Ibrahim (cl. ’87), tratto in arresto a Palermo;

21. RUEBEN Lucky (cl. ’89), tratto in arresto a Palermo;

22. PAYOS Joy (cl. ’82), tratta in arresto a Schiavonea (CS);

23. OSAS Godday (cl. ’95), tratto in arresto a Schiavonea (CS);

24. KELECHI Ozuigbo Stanley (cl. ’82), tratto in arresto a Roma;

25. MONDAY Wisdom (cl. ’98), tratto in arresto a Firenze;

26. ABUMEN Godstime (cl. ’96), tratto in arresto a Vicenza

Il gip non ha applicato misura cautelare nei confronti di Osas e Igbineweka.


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