"Prendi la mazza": bastonato dal "boss" perché picchiò la moglie incinta - Live Sicilia

“Prendi la mazza”: bastonato dal “boss” perché picchiò la moglie incinta

Mafia e violenza in Corso Calatafimi

PALERMO – Alla violenza il boss rispose con la violenza. Che esplose un giorno di novembre del 2022. Un uomo di 37 anni fu pestato a bastonate da Paolo Suleman perché aveva tradito e picchiato la moglie incinta. Le botte rischiarono di farla abortire. Il pestaggio viene contestato a Suleman e Rosario Lo Nardo, due dei tre arrestati del blitz dei carabinieri al nucleo investigativo. Il terzo è Giuseppe Marano.

“Si sono ammazzati come cani, lei gli ha alzato le mani, lui gli alzava le mani… So che l’hanno portata all’ospedale perché stava abortendo”, diceva Suleman. Il reggente della famiglia di Corso Calatafimi, è questa l’accusa contestata dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Marzia Sabella, riteneva l’episodio grave perché violava il codice d’onore di Cosa Nostra. Picchiando la moglie, l’uomo aveva mancato di rispetto anche a Suleman che reagì: “Ora noialtri u ‘nagghiuamu stamattina, noialtri di bella glielo diciamo a suo padre e ci portiamo pure la macchina, ce la vendiamo la macchina e ci diamo i picciuli alla ragazza”.

Iniziò una caccia all’uomo. La svolta in piazza Costanzo Barbarino, nel quartiere Villa Tasca dove Suleman e Lo Nardo incrociarono Marano. Si sentiva Suleman chiedere informazioni a un quarto soggetto: “… dovremmo rintracciare a questo signore, come facciamo? Veda se lo può rintracciare, gli dici si fa trovare sotto casa sua che io ora ci sto andando a suonare a casa”.

In effetti bussarono al citofono di casa. L’uomo scese e fu travolto prima da una raffica di schiaffi e pugni mentre implorava di fermarsi, chiedeva scusa. Tutto inutile. “Ti devo rompere – diceva Suleman – prendi la mazza. Ti devo rompere una gamba! Perché tu rispetto per me non ne hai avuto, quella picciuttedda incinta!”. Si sentiva una donna urlare, solo questo fermò la rabbia di Suleman. Marano era rimasto in macchina, non concordava su quanto era stato fatto: “Lo stava ammazzando, amunì prima che vengono gli sbirri, perché così si danno i colpi di legno? Appena mi ha visto mi fa dice: ‘Vi conosco a tutti’. Questo ci fa arrestare a tutti! Non ci credi? Questi sbagli che loro fanno. Perché non glieli devi dare tu che lo conosci… Tu devi prendere a due che non li conosce, quello sa tutto di noi, tutto. Non si fanno in mezzo alla strada. Sono arrivato all’ultimo, ho visto gli ultimi due colpi di legno, dice: ‘A tutti vi conosco’, manca poco e lo ammazza”. Secondo il giudice per le indagini preliminari di Lirio Conti, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il pestaggio è la spia del controllo esercitato dalla mafia sul territorio.


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