Prima l'Italia, malumori nel partito: Salvini e i nodi in Sicilia - Live Sicilia

Prima l’Italia, malumori nel partito: Salvini e i nodi in Sicilia

L'addio del senatore Mollame e gli strascichi degli accordi su Messina e Palermo tengono banco.

PALERMO – Una rondine non fa primavera. Il senatore palermitano Francesco Mollame “scende” dal Carroccio e aderisce alla formazione Italia al Centro di Giovanni Toti. Una decisione che sulle prime crea qualche malumore nel partito siciliano sebbene, off record, si tenda a minimizzare (“nulla di grave”). 

Malumori tra i siciliani

Lo stesso senatore assicura che le divergenze di vedute che lo hanno portato altrove non siano direttamente collegate alla gestione del partito siciliano. Eppure, in una fase così concitata “anche un sorriso (o un meglio un addio) può fare rumore”. La gestione della contesa palermitana ha lasciato l’amaro in bocca a più di un attore in campo: soprattutto, si dice, a Francesco Scoma, all’assessore Alberto Samonà e al capogruppo Antonio Catalfamo (dopo la virata su De Luca a Messina).

Salvini a Palermo

Venerdì il capitano Matteo Salvini sarà a Palermo per una nuova udienza del processo Open Arms nel giorno in cui si paventa di organizzare la presentazione ufficiale di Roberto Lagalla come candidato unitario del centrodestra (al netto di un clima che rimane rovente a livello regionale e nazionale soprattutto tra leghisti e meloniani: nelle rispettive agende la parola “vertice” non è stata ancora vergata e probabilmente non lo sarà ancora per un bel po’). Al netto del muro contro muro sul bis di Musumeci, Salvini porta comunque a casa il risultato di non avere trattato insieme la partita delle amministrative e quella delle regionali. Ma nel partito siciliano non è tutto rose e fiori.

Minardo, Germanà e Sammartino

Fonti interne a Prima l’Italia raccontano di un partito balcanizzato dopo lo strappo di Messina e la gestione del tavolo palermitano in cui a fare da kingmaker è stato soprattutto il coordinatore azzurro Gianfranco Miccichè. La leadership del segretario Nino Minardo appare abbastanza debole e il partito difficile da governare.  Le vicende degli ultimi giorni (dal caso Messina al niet al bis di Musumeci) sembrerebbero dimostrare che i neo leghisti Germanà e Sammartino abbiano con il segretario Salvini una maggiore comunanza di vedute rispetto al segretario Minardo. Ma la parola d’ordine adesso è “unità” soprattutto perché alle amministrative bisognerà pesarsi in vista dei prossimi appuntamenti elettorali per potere contrattare da una posizione di forza. 


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