PALERMO – Ha proprio ragione il governo di Rosario Crocetta. Nessuno è come lei. Come Patrizia Monterosso, Segretario generale confermato di Palazzo d’Orleans. Nessuno come lei, tra gli oltre 1.600 dirigenti che la Regione afferma di aver monitorato attraverso complesse attività di verifica dei titoli. Nessuno aveva i titoli della plenipotenziaria della presidenza. Lo assicura il governatore che ha dato mandato di compiere questo delicato e monumetale screening a Calogero Antonio Lo Dico, il capo della sua segreteria tecnica . E forse, che nessuno fosse come la Monterosso, Lo Dico lo sapeva già da tempo. Visto che il dirigente che ha dovuto verificare la legittimità della nuova nomina della first lady della Regione, è stato per anni (dal 2006 al 2010) dirigente dello stesso dipartimento allora guidato da Patrizia Monterosso. Ha iniziato pochi mesi dopo il suo arrivo come dirigente responsabile dell’Unità operativa “Controllo interno di gestione” e ha finito quando lei ha lasciato quel dipartimento alla Pubblica istruzione che poi diventerà quello alla Formazione per mancanza di titoli sufficienti. Ma verrà presto ripescata da Lombardo come capo di gabinetto.
Insomma, a valutare gli oltre 1.600 curriculum, per poi scegliere lei, è stato un dirigente che ha lavorato per anni con lei, incaricato dal presidente della Regione. Ma del resto nessuno, davvero nessuno è come lei. E la specialità di Patrizia Monterosso sta anche nel fatto di essere ormai un pilastro di Palazzo d’Orleans pur non facendo parte di quell’architettura. Dirigente esterno, infatti, deve le sue fortune anche alla stima di politici come Totò Cuffaro, Gianfranco Micciché e Fabio Granata nella prima fase della sua fulminante carriera. Poi è la volta di Lino Leanza, big sponsor della dirigente. Fino, almeno, alla “rottura” tra il politico catanese scomparso pochi anni fa e il governatore Raffaele Lombardo. Sarà Lombardo, infatti, (e in molti lessero il gesto come uno ‘sgarbo’ all’ex amico Leanza) a ripescare la Monterosso, tagliata fuori dalla rosa dei dirigenti generali per i suoi titoli allora insufficienti, e a nominarla prima capo di gabinetto, poi Segretario generale. Cambia presidente, e la burocrate è sempre lì. Pare, ecco gli spifferi di Palazzo d’Orleans, anche per la fiducia accordatale, oltre che dal governatore, dai più vicini collaboratori di Rosario Crocetta. A cominciare proprio dal senatore Beppe Lumia.
Nessuno, davvero, tra i 1.600 dirigenti della Regione – e in questo il dirigente Lo Dico aveva probabilmente ragione – può vantare attestati di fiducia così trasversali. Dalla destra alla sinistra. Insomma, Patrizia Monterosso è immune allo spoil system. Eppure le norme sulla dirigenza prevedono per il presidente della Regione la possibilità di revocare quegli incarichi entro 90 giorni dal proprio insediamento. Una norma che ridurrebbe la portata della nomina quinquennale di Crocetta. Ma ecco i dubbi. Che rendono Patrizia Monterosso speciale, ancora una volta. La legge non specifica infatti se quelle norme valgano anche per i dirigenti “non di ruolo”, esterni come il Segretario generale.
Ma una “mezza risposta” era già arrivata tre anni fa. Quando, per la precisione, il governo Crocetta chiese un parere sulla gestione dei contratti di alcuni dirigenti esterni (Galati, Albert e Bossone). Il parere fu chiesto all’organismo che si occupa, appunto, dei contratti dei regionali: l’Aran. Guidato allora come oggi dall’avvocato Claudio Alongi. Che, specialità nella specialità, è il marito proprio di Patrizia Monterosso. È lui a spiegare che nella valutazione del rapporto di lavoro dell’esterno non si può prescindere dalla “valutazione delle pattuizioni concordate tra le parti stipulanti”. Alongi, già allora, faceva riferimento alla possibilità che “le parti stipulanti, nell’esercizio dell’autonomia negoziale”, possano avere “inserito delle specifiche cause di risoluzione anticipata del contratto di lavoro, anche in deroga alle previsioni del contratto collettivo regionale di lavoro”. Principi che valgono, ovviamente, anche per la stessa Monterosso. Insomma, il mistero è tutto nel contratto che Crocetta ha sottoscritto con la burocrate. Speciale anche in questo: quale dirigente, infatti, ha potuto godere, riguardo alla propria posizione contrattuale, di un parere redatto addirittura dal marito?
Nessuno è come lei, del resto. A capo della burocrazia nonostante una mega-condanna per un danno all’erario alla stesa amministrazione. Un milione e trecento mila euro che sarebbe stato restituito dall’assicurazione sottoscritta dalla stessa Monterosso. Una polizza che avrebbe riconosciuto anche il rimborso delle spese legali. E così, oltre a non scucire – nel senso più stretto del termine – di tasca propria, avrebbe visto arrivare, la notizia filtra dagli uffici regionali, anche un po’ di soldi in casa: quelli destinati anche ai suoi avvocati. Tra questi anche lui: il marito. Un capolavoro. Nessuno, davvero, è come lei.