PALERMO – Sembra un’udienza come tante del processo Saguto. Sembra, appunto. E invece il pubblico ministero Maurizio Bonaccorso annuncia che c’è un’inchiesta per falsa testimonianza sulle dichiarazioni di due testi. Sono stati intercettati al telefono e in macchina. Non solo, il pm getta ombre pesanti sul ruolo dell’avvocato Boris Pastorello che assiste alcuni imputati, tra cui Carmelo Provenzano.
A non convincere sono state le testimonianze rese da Alessandro Bonanno e Roberto Pagano. Facevano parte entrambi della squadra di un altro amministratore giudiziario e imputato Nicola Roberto Santangelo, che assieme a Provenzano avrebbe goduto del favore di Silvana Saguto, ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo e radiata dalla magistratura.
Lo scorso giugno Bonanno è stato citato in aula. Secondo il pm, la sua testimonianza è stata “inusuale, senza tentennamenti”. Ha aggiunto una serie di indicazioni positive sulla professionalità di Maria Ingrao e Calogera Manta, moglie e collaboratrice di Provenzano, pure loro sotto processo e difese da Pastorello. Particolari mai detti in fase delle indagini preliminari.
Dopo l’esame di giugno Bonaccorso e la collega Claudia Pasciuti si insospettiscono e decidono di indagarlo. Chiedono e ottengono dal gip di mettere sotto intercettazione i telefoni e di piazzare cimici in macchina in vista dell’audizione di Pagano fissata per la settimana successiva. Ed è qui che sarebbe avvenuto un “episodio sgradevole” (sono parole del pm).
Bonaccorso incalzava Pagano con le domande. Gli contestava alcune contraddizioni rispetto alle informazione rese in fase di indagini preliminari. A questo punto il clima si era surriscaldato. Dopo l’intervento dell’avvocato Pastorello, l’udienza fu sospesa e il testimone allontanato dall’aula. Alla ripresa, ricorda ora il pm, Pagano disse che si era confuso. All’epoca della prima testimonianza era stressato e anche impaurito per il clima di tensione che si era creato attorno alle amministrazioni giudiziarie. Addirittura si era ritrovato faccia a faccia con l’imprenditore a cui erano stati sequestrati i beni.
Ed ecco l’episodio “sgradevole” di cui parla il pm: una praticante legale, durante la pausa, avrebbe avvicinato la moglie di Pagano per invitarla a mandare un sms al marito: doveva stare tranquillo. C’è stata “una interferenza illecita nella testimonianza”, tuona Bonaccorso.
A questo punto il pm legge in aula il contenuto delle intercettazioni finora inedite. Alla fine dell’udienza di giugno mentre rientravano a Palermo, Provenzano spiegava alla moglie che “questa strada fu studiata nei minimi particolari… era contento Boris… sono soddisfatto tutto quello che avevo previsto si è verificato”. Sarebbe la conferma che le testimonianze non furono il risultato dello “sviluppo dibattimentale, ma una cosa programmata”.
Sotto osservazione finiscono anche le frasi di Pagano e della moglie che spiegava al marito: “Quando sei uscito, c’era quello il ragazzo Falsone. Anzi una ragazza, mi fa ‘lei è la moglie, gli scriva un messaggio che è tutto ok’. Non ho il cellulare è nello zaino’”.
Non è tutto: due giorni dopo i coniugi Provenzano andarono a trovare la moglie di Pagano alle sette del mattino: “Niente me l’aspettavo che venivano sotto casa, ci siamo abbracciati, siamo andati al bar”. “Che motivo avevano di ringraziare un testimone, obbligato a dire la verità?”, si chiede il pm.
La risposta dell’avvocato Pastorello non si fa attendere: “Mi sento di onorare questo prestigioso indumento – lo dice mentre stringe la toga -. Studiare, prevedere le risposte, lesinare nelle segreterie dei pm i nomi dei testi, probabilmente da qualcuno viene considerato il tentativo di inquinare. Anticipo che tutelerò la mia persona, l’esercizio del mio ruolo e dell’avvocato Antonio Falsone nelle sedi opportune”.
La partita non è chiusa, così come l’indagine. Adesso il Tribunale presieduto ad Andrea Catalano dovrà decidere se fare entrare nel fascicolo di questo processo le nuove intercettazioni che sono già l’ossatura di un’altra inchiesta.