Processo al “santone” Capuana, il legale: “Violati i suoi diritti”

Processo al “santone” Capuana, il legale: “Violati i suoi diritti”

L'avvocato Mario Brancato ricorre alla Corte europea dei diritti dell'uomo
IL RICORSO
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CATANIA – La difesa di Pietro Capuana, imputato nel processo definito dei “12 apostoli”, ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il legale denuncia “gravi violazioni dei diritti fondamentali e la mancanza di un giudizio realmente imparziale”.

Secondo l’avvocato Mario Brancato, il procedimento “ha mostrato fin dall’inizio profonde criticità“. Per questo, chiede che “sia ristabilito ciò che la Costituzione e le convenzioni internazionali garantiscono: la presunzione di innocenza e il diritto a una difesa piena”.

La requisitoria del pm

Il processo, che si celebra davanti al Tribunale di Catania, tratta di presunti abusi sessuali su minorenni consumati in una comunità di ispirazione cattolica. La Procura ha chiesto la condanna del ‘santone’ Piero Alfio Capuana, a 16 anni. E di tre sue presunti fiancheggiatrici. Chiesti 15 anni per Fabiola Raciti e 14 anni ciascuno per Katia Concetta Scarpignato, e Rosaria Giuffrida.

Ci troviamo di fronte – afferma l’avvocato Brancato in una nota – a due versioni radicalmente contrapposte, che avrebbero richiesto un serio contraddittorio e un’analisi oggettiva delle prove. La difesa ha chiesto con insistenza di poter mettere a confronto accusati e accusatori, come previsto dalle regole di un giusto processo. Eppure, questo diritto essenziale non ci è stato concesso”.

L’istanza di ricusazione

Un processo che nega il confronto diretto, che rifiuta la verifica delle accuse, non può dirsi equo. Al contrario, lascia emergere la sensazione che vi fosse già un convincimento preventivo, un pregiudizio che ha oscurato la serenità di giudizio. A questo – aggiunge il penalista nella nota – si aggiunge la nostra istanza di ricusazione del Presidente del Collegio giudicante, dopo la pubblicazione di un post sui social ritenuto del tutto inopportuno e incompatibile con l’imparzialità richiesta a chi è chiamato a giudicare”.

Pietro Capuana – conclude l’avvocato Mario Brancato – non chiede privilegi, ma soltanto giustizia. Chiede che venga rispettata la sua dignità di uomo e i suoi diritti di imputato, perché un processo che parte dal sospetto e non dalla ricerca della verità non può essere considerato giusto”. 


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