Prove generali di scissione | "Primarie o rompiamo" - Live Sicilia

Prove generali di scissione | “Primarie o rompiamo”

Ieri dopo un incontro tra Alfano, i tre coordinatori e il presidente dell'Ars Cascio, il Pdl ha deciso di "congelare" le primarie in vista delle elezioni regionali. Ma l'ala del partito vicina a Leontini (nella foto) minaccia: "Siamo pronti ad andare via".

Pdl, parla Leontini
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“Non fare le primarie significa rompere con noi”. Prove generali di scissione, in seno al centrodestra. Da un lato, il Pdl “alfaniano”, dall’altro, l’ala che sta lavorando a una grande aggregazione dei moderati, con in testa il capogruppo Leontini. Il deputato ragusano, del resto, aveva già lanciato in passato segnali “di guerra” al partito. Segnali che poi, riconvertiti nel linguaggio diplomatico, sono stati tradotti come “stimolo”, “pungolo” al partito in vista di un rinnovamento necessario. Ma adesso i nodi sono venuti al pettine: “Primarie, oppure ognuno per conto suo”.

Una dichiarazione che arriva nemmeno tanto a sorpresa. “Siamo usciti ridotti nel consenso e isolati politicamente”, aveva detto proprio Leontini all’indomani delle elezioni palermitane. Un mantra ripetuto fino a pochi giorni fa. Anzi, fino a ieri, mentre a Roma Angelino Alfano, i tre coordinatori del partito e il presidente dell’Ars Francesco Cascio decidevano di “temporeggiare” sulla decisione riguardante le primarie per Palazzo d’Orleans.

Una decisione che, però, rischia di riaccendere le ceneri del conflitto interno al Pdl. E del resto, l’aria pesante che si respira e (immaginiamo) si respirerà nel Pdl da adesso in poi, è tutta in una nota diffusa appunto dai deputati azzurri Leontini, Mancuso, Beninati e Leanza, oltre a quelli del Pid Maira, Caronia, Cordaro e Cascio.

“Apprendiamo oggi – scrivono i deputati – che il vertice del Pdl allontana le primarie. Lo notifica l’onorevole Misuraca. Non sarebbe preferibile che lo stesso Misuraca si raccordi con gli altri due colleghi, onorevole Castiglione e senatore Nania, strenui difensori delle primarie?”.

Una provocazione, che non risparmia però attacchi più diretti, concreti: “Per i sottoscritti, sono chiare tre cose: senza primarie è difficile costituire una coalizione fondata su regole e pari diritti; le stesse primarie, a luglio sarebbero impraticabili, a settembre, invece, sarebbero efficaci perché già comprensive dei temi della campagna elettorale e soprattutto svolte da una definitiva coalizione che solo dopo il 28 Luglio sarà più facile definire; escludere le primarie – ecco la stoccata dei deputati – significherebbe rompere con noi”.

Un aut aut evidentissimo, quindi, che non può essere sottovalutato dai vertici del partito. Ieri sera, a caldo, Castiglione apparentemente non si “arrendeva” all’idea di non svolgere le primarie, ma in un certo senso spostava nelle mani del segretario la decisione definitiva. “Io, come ho sempre detto, sono convinto della necessità di svolgere le primarie. L’ho dichiarato – spiega Castiglione – in sede di coordinamento regionale, e lo ribadisco adesso. Anzi, sto lavorando al regolamento delle primarie, che dovranno essere di coalizione. Una volta completato il regolamento, lo consegnerò al segretario Alfano. Sarà lui, ovviamente, alla fine, a prendere le decisioni”.

Ma il partito, sull’argomento è evidentemente spaccato. Per il coordinatore provinciale di Palermo Francesco Scoma, infatti, le primarie “non rappresentano uno strumento così efficace. Sarebbe meglio impegnarci tutti per la ricerca di un nome che rispecchi tutta la coalizione che andrà alle Regionali”.

Un tentativo che però oggi, viste anche le reazioni dell’ala guidata da Leontini appare sempre più difficile. “Ma io ritengo – aggiunge Scoma – che i margini ci siano. Dobbiamo sederci e ragionare. E non per forza il candidato della coalizione deve essere  del Pdl. Potrebbe arrivare dal Pid, o da Grande Sud se deciderà, come credo, di correre con noi. Ma questo ancora non è un tema urgente”. Non è scartata del tutto, tra l’altro, nemmeno l’ipotesi di un nome “esterno”, tra cui quello del rettore Roberto Lagalla. Una scena già vista in occasione delle amministrative palermitane, e che creò una polemica proprio tra il rettore e lo stesso Scoma. “Avevamo pensato – dice Scoma – anche a un ‘esterno’, magari cercando una personalità come Piero Grasso. Ma io ritengo – aggiunge – che non ci sia bisogno di sceglierlo all’Università, e che comunque il nome invece debba venire fuori dai partiti. In questi anni – ha concluso – è  infatticresciuta una classe dirigente pronta a svolgere il ruolo di governatore”. Ma una parte di questa classe dirigente, oggi, minaccia di andare via.


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