PALERMO – La psicoterapia fa bene ma è costosa. Non tutti possono permettersi di pagare un terapeuta e non è sempre facile trovare un modo per accedere a sedute gratuite. Il sistema sanitario pubblico si fa carico perlopiù della salute fisica, trascurando quella mentale. E proprio per quanto riguarda il benessere psicologico, la Sicilia potrebbe presto seguire il modello della Campania, prima e unica regione italiana che ha istituito nel 2021 il servizio di psicologia di base dietro la spinta degli aumentati bisogni assistenziali emersi con la pandemia.
Anche in Sicilia, quindi, lo psicologo di base potrebbe diventare una realtà. Della proposta di legge se ne sta discutendo nella sesta commissione Salute, servizi sociali e sanitari e presto dovrebbe approdare in sala d’Ercole. Un lavoro di squadra di tutte le forze politiche che vede anche il coinvolgimento dell’Ordine degli Psicologi della Regione siciliana. La proposta di legge regionale ha tra le finalità quella di far fronte ai bisogni assistenziali emersi durante l’emergenza epidemiologica da Covid-19. Le attività sarebbero svolte da psicologi liberi professionisti, attraverso una convenzione con l’Asp. L’obiettivo è sostenere e integrare l’azione dei medici di medicina generale e dei pediatri e diminuire il peso crescente dei disturbi psicologici della popolazione, intercettare i bisogni di benessere psicologici che spesso rimangono inespressi dalla popolazione e gestire le problematiche comportamentali ed emotive derivate dalla pandemia.
Una vera e propria rivoluzione per il tradizionale sistema assistenziale sia dal punto di vista clinico che culturale. “Siamo in una fase embrionale – spiega la presidente dell’Ordine degli psicologi Gaetana D’Agostino – già dal 2018 sono arrivate le prime proposte per l’istituzione dello psicologo di base. Martedì scorso in sesta commissione si è deciso di seguire il modello della Campania. I tempi non dovrebbero essere lunghi. Bisogna organizzare in maniera strutturata il servizio per arrivare alla popolazione. L’obiettivo centrale è di intercettare i disturbi non conclamati e le esigenze non soddisfatte dal servizio pubblico. Garantire un servizio di territorialità consentirebbe al cittadino di prendersi cura della propria salute mentale”.
L’emergenza psicologica è l’altra faccia della pandemia. Negli ultimi due anni si registra un aumento della richiesta d’aiuto e gli studi professionali sono la conferma. La pandemia ha amplificato delle fragilità esistenti creando disturbi psicopatologici. A livello nazionale, non come risposta alle esigenze emergenti, il bonus psicologo da 50 milioni di euro non è rientrato nella legge di bilancio, mettendo ancora una volta la salute mentale tra i problemi secondari dell’Italia. Intanto, l’Ordine degli Psicologi chiede investimenti concreti soprattutto in un momento in cui le richieste dei cittadini in relazione a vissuti di ansia, depressione e disagio sono in crescita.
“La bocciatura del bonus rappresenta una scarsa risposta delle istituzioni. In questo periodo sono tanti gli adolescenti e i giovani adulti che si stanno rivolgendo a specialisti privati della salute mentale. Investire sul benessere psicologico della popolazione significa ridurre i costi di sanità pubblica. Negli adolescenti, soprattutto, emerge un disagio perché sono stati privati e limitati nella socialità. I casi sono quelli del ritiro sociale e della paura dei contatti. Non sono conclamati come patologie ma sono limitanti. Sono tanti anche gli adulti che hanno necessità di terapie, ma, di fatto, non possono permetterselo. Il bonus psicologo non è la soluzione ma diventava una risposta immediata al momento che viviamo. È un peccato assistere alla miopia dei politici. Mi auguro – conclude la presidente – che potranno esserci presto investimenti riservati a interventi nella salute mentale”.