Qualcuno scenda in campo per difendere la lingua italiana

Qualcuno scenda in campo per difendere la lingua italiana

Appello all'Accademia della Crusca

Sono un professionista dell’attesa e quindi, seppure sia già trascorso un paio d’anni, continuo a sperare che l’Accademia della Crusca scenda in campo. Glielo avevo sollecitato scrivendo, da un illustre quotidiano italiano, al professor Francesco Sabatini, il linguista che ne era presidente onorario, coautore del famoso dizionario “Sabatini e Coletti ”.

Grosso modo gli avevo scritto così: c’era una volta la fine del Millecinquecento e la lingua italiana era, come oggi, in movimento. E poiché non è la salute che si contagia, ma i morbi, qualcuno si accorse che essa andava protetta dagli usi che non la miglioravano, da quelle “evoluzioni” che la deturpavano. Fu così che nel 1583 nacque a Firenze l’Accademia della Crusca e fu la prima nel mondo a proteggere una Lingua. L’obiettivo del suo Statuto fu – linguisticamente parlando – quello di separare la farina dalla crusca ed il suo motto fu (ed è) “Il più bel fior ne coglie”, tratto da un verso simile di Francesco Petrarca.

Applausi. Eh, lo sappiamo, ogni Lingua è interprete e testimone di un popolo, è il suo abito visibile, che ne mostra tante caratteristiche. Quindi va protetta dalle malattie. La più ingiustificabile di esse – accanto alla pigra attitudine tutta italiana ad accogliere vocaboli stranieri – è la diffusione degli errori, talmente estesa grazie alla pervasività dei mezzi di comunicazione, che entra nell’uso comune.

Tra i tanti, porto un solo esempio, che spinge anche al sorriso: la parola “prosieguo”. Certo è un fastidioso attorcigliamento della lingua, lingua in carne, papille e mente. E il suo uso moderato ha indotto i furbetti della impudenza (…tanto la lingua è in movimento…) ad appianarla. Così nacque: proseguio. Ma c’è sempre qualcuno più furbo degli altri. Ed ecco che sempre più spesso, anche da tribune pubbliche, udiamo l’ultima nata: proseguo. Geniale. Ora, che qui si scriva “furbo” invece di “ignorante”, è soltanto un riguardo estetico, ma che l’ignoranza possa venire interpretata come evoluzione è un argomento al quale l’incolpevole professor Sabatini so che non si sottrarrebbe.

Quindi gli chiedo: perché l’Accademia della Crusca, da tempo ormai, limita la propria azione all’àmbito notarile, alla certificazione dell’esistente, allo sdoganamento degli errori? Certo, se la si chiama a consulto interviene o sul proprio sito o nel corso di eventi culturali. Ma a fronte della potenza dei mezzi di diffusione degli errori, spesso sulle labbra di personaggi noti e quindi untori influenti, perché la Crusca non reagisce con una diversa, perché maggiore, efficacia?

Lo so, sembra una impossibile missione. Invece è proprio la storia dell’Accademia che ci offre una strada. La Crusca, infatti, in tempi lontani ricorreva all’ironia, alla critica umoristica, e a volte alla derisione pubblica. Questo era il suo senso. E questi erano strumenti efficaci. Ai nostri giorni, in cui esiste prevalentemente soltanto ciò che è presente in tv, in radio, sui giornali e nei social, perché la Crusca non “coglie” spontaneamente l’errore, la deformazione fiorita sulle labbra dei soliti noti – in Parlamento, nei telegiornali, nei salotti televisivi – e li stigmatizza e li sanziona con un po’ d’umorismo, d’ironia? Io aspetto. Magari, scrivendo da Live Sicilia e come i tanti che hanno a cuore l’abito sonoro, avrò più ascolto.


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