Qualità della vita, Palermo sempre in fondo alla classifica - Live Sicilia

Qualità della vita, Palermo sempre in fondo alla classifica

Il capoluogo siciliano guadagna una posizione rispetto allo scorso anno
LA CLASSIFICA
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Il Sud, in particolare la Sicilia e il suo capoluogo, non sono i posti perfetti per vivere. È quanto viene fuori dalla classifica sulla qualità della vita stilata da Italia Oggi in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma.

Palermo, in particolare, occupa la posizione numero 98 su 107. In testa, invece, la città di Treno che ottiene il massimo dei voti in otto ambiti su nove. Il capoluogo siciliano ha, comunque, guadagnato una posizione rispetto allo scorso anno quando occupata la posizione 99. Certamente non è un grande passo in avanti, ma è pur sempre meglio di nulla.

Le siciliane in classifica

La prima provincia siciliana per qualità della vita è Ragusa che si piazza all’84simo, posto precedendo Trapani al 93simo, Messina al 96simo, Enna e Palermo al 97simo e 98simo, Catania è 102sima, a ruota si trova Agrigento, Caltanissetta è terzultima, penultima è Siracusa dove si vive meglio solo di Crotone, ultima al 107simo posto.

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Il rapporto 2022 – si legge su Italia Oggi – è caratterizzato da un ampliamento degli indicatori utilizzati, soprattutto nella sezione lavoro, dove ora vengono distinti il tasso di occupazione e disoccupazione maschile e femminile. È stato, inoltre, inserito un nuovo indicatore, quello dei cosiddetti neet (not in education, employment, or training), cioè delle persone tra i 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano, né si stanno formando. Sulla dimensione della popolazione sono state fatte le maggiori modifiche, in quanto è stato tolto l’indicatore della densità demografica (poco significativo, perché non può cambiare troppo da un anno con l’altro) e cancellato il numero medio dei componenti nucleo familiare. In compenso si è introdotto l’indice di dipendenza strutturale, l’indice di dipendenza degli anziani e l’indice di vecchiaia. Inserita anche la speranza di vita alla nascita e quella a 65 anni (in entrambe il Sud è nettamente penalizzato rispetto al Nord). Di fatto un’indagine che era partita nel 1999 con 36 indicatori si è ampliata fino ai 92 attuali. Arricchendosi e perfezionandosi sempre più, nel tentativo di essere un valido strumento di analisi e di decisione politica, più che di polemica o di propaganda finalizzati alla demonizzazione degli avversari o alla esaltazione della propria parte.


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