PALERMO – Aveva ragione Domenico Mammi, pentito di Resuttana, quando li definì “quei pazzi nello Zen” perché “usavano le pistole come “nel Far West”.
È la cronaca a confermare che non si sbagliava. Tutte le volte, o quasi, che qualcuno impugna una pistola nel quartiere periferico di Palermo spunta una strada, via Costante Girardengo. E spunta pure un cognome, Maranzano, collegato direttamente o indirettamente.
All’alba di stamani, domenica 17 dicembre, qualcuno ha fatto fuoco contro la porta di un’abitazione al civico 15. Quattordici colpi, un intero caricatore. In casa c’era una famiglia. Non ci sono feriti. Le indagini sono affidate ai carabinieri. Il bersaglio è un pregiudicato per furti – Salvatore Spina – 48 anni, ma probabilmente il messaggio era rivolto a qualcuno che sta più un alto.
Nello stesso edificio allo Zen 2 vivono alcuni componenti della famiglia Maranzano. Altri membri sono detenuti da tempo. È una casualità?
Lo scorso luglio Letterio e Vincenzo Maranzano sono stati fra i condannati del processo per il tentato omicidio di Giuseppe, Antonino e Fabrizio Colombo, padre e figli, per le strade dello Zen. Rimasero vivi per miracolo, visto che furono raggiunti da una pioggia di fuoco.
La “faida per il controllo del territorio” esplose in violenza nel marzo 2021. La scintilla fu una frase: “La finisci di insultarlo, quando dici tu la finisci”. A riferirla era stata una testimone chiave, una donna che decise di aiutare i poliziotti della squadra mobile. Le famiglie Maranzano e Colombo erano ai ferri corti. I Colombo non vedevano l’ora che i Maranzano andassero via dal quartiere. I loro metodi violenti non erano graditi.
Lo scorso ottobre sono stati esplosi dei colpi di pistola contro la finestra della casa di Gaetano Giampino, che sta finendo di scontare agli arresti domiciliari una condanna per tentato omicidio. Un uomo dal finestrino della macchina ha fatto fuoco di sera. I proiettili si sono conficcati anche nei muri interni.
Nel 2019 Giampino, reo confesso, sparò un colpo di pistola che di rimbalzo colpì Salvatore Maranzano. Avevano litigato all’esterno di un negozio di detersivi in presenza della moglie di Giampino. Si parlò di offese verbali, ma il movente non è mai stato chiarito. Secondo i poliziotti della squadra mobile, “non può escludersi” che la vicenda dei colpi di pistola sparati lo scorso ottobre “sia ricollegabile ai fatti del 2019 e s’inquadri quindi in un contesto di frizioni e faide interne con la famiglia Maranzano“.
In zona vivono altri componenti del nucleo familiare, “connotati da un’elevata caratura criminale già resisi protagonisti di una faida interna allo Zen 2 con la famiglia Colombo”. Anche in questo caso finì a pistolettate. Come nel 2016 quando, ancora una volta in via Costante Girardengo, i bersagli furono Khemais Lausgi, tunisino di origini ma palermitano di nascita, e Benedetto Moceo. Facevano parte di due fazioni entrate in rotta di collisione per gli affari della cocaina.
Una guerra fra bande che si contendevano le piazze dello spaccio. Per il tentato omicidio fu imputato ma assolto Vincenzo Maranzano.
Andò decisamente peggio a Franco Mazzè, boss della droga crivellato di colpi per strada. Perché allo Zen le questioni si risolvono quasi sempre a pistolettate.