"Quei ragazzi nella piazza buia sono l'emergenza di Palermo"

“Quei ragazzi nella piazza buia sono l’emergenza di Palermo”

Anna Ponente, figura di riferimento del sociale, e le cose che ha da dire ai candidati sindaco
PALERMO 2022 - L'INTERVISTA
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4 min di lettura

Com’è questa campagna elettorale, Anna?
“Forse tardiva, nel senso che, sarebbe stato necessario un tempo più lungo per potere approfondire realmente alcune questioni fondamentali”.

Nonostante la regola imponga, giustamente, di dare del lei, per questa intervista facciamo un’eccezione e usiamo il tu. Anna Ponente, 53 anni, psicoterapeuta, direttrice del Centro Diaconale della Chiesa Valdese, nel magma del quartiere Noce, ha la fisionomia dei tanti Colapesce che reggono le fragilità di Palermo. Secondo il mito è proprio Colapesce, figlio del mare, a sorreggere la Sicilia che, altrimenti, sprofonderebbe. Il Centro valdese soccorre i deboli e ripara esistenze, travolte dalle onde più disparate. Ed è una delle colonne che tengono su una città che vive grazie alla generosità sommersa. Potresti dare del lei a Colapesce?

Dunque?
“Un tempo necessario per potere conoscere in modo più approfondito i quartieri, i territori, ognuno dei quali ha una specificità e una storia, da tutelare e in modo assoluto”.

Come si conosce Palermo?
“I quartieri possono essere conosciuti con il metodo dell’ascolto dei cittadini e delle cittadine, ma anche in una situazione di non visibilità, attraverso l’osservazione della loro vita quotidiana, del tempo che scorre, di quello che succede mentre si susseguono le ore di una giornata”.

Alla Noce, per esempio…
“Ritengo che la piazza possa essere una sorta di rappresentazione dell’esistenza di un essere umano e del suo ciclo di vita. La mattina, in piazza, si incontrano gli anziani seduti nelle panchine, il pomeriggio arrivano le mamme con i bambini e le bambine, spesso di diversa nazionalità. Già da questa osservazione si evidenzia la necessità di spazi di incontro per combattere la solitudine e di servizi, sappiamo bene quali servizi sono essenziali e quali sono assenti da tanti anni. La Noce, inoltre, è un quartiere con una altissima densità di popolazione proveniente da vari paesi, quindi, il tema è anche promuovere spazi territoriali di conoscenza reale e di mediazione”.

E di sera?
“Di sera, con il buio, nella piazza che non è affatto illuminata e che è sporca, arrivano i ragazzi. L’oscurità li copre con i loro bisogni, con le loro richieste inevase che danno alla questione giovanile la risonanza di un allarme. L’assenza di luce racconta la trascuratezza. I ragazzi sono lì, eppure li vede soltanto chi aguzza lo sguardo. Il più delle volte rimangono invisibili”.

Così approdiamo ai servizi, o meglio, alla mancanza dei medesimi.
“Con una premessa. Il Comune ha una parte certamente importante, ma solo se in relazione anche ad altri enti locali altrettanto importanti che hanno una loro precisa competenza, come la Regione o l’Asp. Solo attraverso l’integrazione socio-sanitaria e la programmazione si può pensare veramente di modificare la situazione attuale, ci vogliono presidi socio-sanitari di prossimità, i territori necessitano di servizi essenziali per tutti e tutte, dal bambino all’anziano. Ci vuole la riorganizzazione di una macchina amministrativa che ha punte d’eccellenza, ma un organico limitatissimo. Come possono fare due persone da sole, seppur competenti e motivate, a portare avanti uffici essenziali?”.

E tutto questo non c’è nella campagna elettorale, in forma di progetto?
“Come ho detto, non entro nel discorso politico. Ma mi pare assurdo che, adesso, si riscoprano i disagi dello Zen, le bare accatastate al cimitero dei Rotoli che è la suprema tragedia. Mica ce ne stiamo accorgendo ora…”.

Palermo come è andata negli ultimi anni?
“Peggio, ma la pandemia ha avuto un ruolo fondamentale. La memoria è importante, certo, negli ultimi anni abbiamo assistito ad uno stato di abbandono e trascuratezza. Ma Palermo è stata la citta dei diritti di tutti e di tutte, ha preso posizione contro ogni forma di razzismo e di spregio della vita umana, di questo siamo orgogliosi, non è cosa da poco”.

Il punto qual è?
“Da soli non si va da nessuna parte. Qui, al Centro diaconale, le cose funzionano perché si lavora in gruppo. Non è merito di Anna Ponente o di qualcun altro, allora speriamo che chi governerà la nostra città lo faccia con un approccio diverso, impegnando chi ha veramente professionalità in merito e che non improvvisi. E’ l’insieme delle speranze e del lavoro collettivo che dà risultati”.


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