PALERMO – Giovanni Bontade, suocero di Vincenzo Bontà, una delle due persone uccise oggi a Palermo, nel quartiere Falsomiele, è stato un personaggio di primo piano di Cosa Nostra negli anni ottanta. Avvocato, era figlio del boss Francesco Paolo Bontate, meglio conosciuto come “don Paolino”, e fratello di Stefano Bontate, soprannominato “il principe di Villagrazia” assassinato nel 1981 durante la guerra di mafia che portò al vertice dell’organizzazione i Corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano scalzando le famiglie palermitane. Giovanni Bontate però si schierò dalla parte degli assassini del fratello, tradendo il suo stesso sangue. Secondo Tommaso Buscetta, intendeva in questo modo sostituire il fratello Stefano alla guida della Famiglia di Santa Maria di Gesù.
Durante il maxiprocesso tenutosi a Palermo Giovanni Bontate lesse un comunicato in cui tentò di allontanare da Cosa Nostra il sospetto di aver ordinato l’uccisione di Claudio Domino, un bambino di soli undici anni. Il comunicato ottenne l’effetto non voluto di confermare l’esistenza della organizzazione. Forse anche per questo motivo i Corleonesi decisero l’eliminazione di Bontate, che venne ucciso dal suo luogotenente Pietro Aglieri insieme alla moglie Francesca Citarda nel settembre 1988. In seguito alla sua uccisione, Aglieri prese il comando della Famiglia di Santa Maria di Gesù. Vincenzo Bontà, 45 anni, era sposato con una delle figlie di Giovanni Bontade, Daniela.