Raid punitivo contro i migranti |"Fermare la spirale di vendetta" - Live Sicilia

Raid punitivo contro i migranti |”Fermare la spirale di vendetta”

La violenza non ha giustificazioni. Ma i cittadini di San Cono chiedono maggiore presenza delle forze dell'ordine.

I fatti di San Cono
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San Cono: 2000 abitanti circa di cui 500 di origine rumena, lavoratori stagionali che da anni vivono e collaborano con la città del ficodindia, integrati e parte produttiva del tessuto economico del piccolo paese in provincia di Catania.

San Cono oggi è una città arrabbiata, che prova a schivare le etichette di chi la vorrebbe forzanuovista ribelle o filo salviniana dell’ultima ora.

La città è semi deserta. E’ una giornata di lavoro come le altre ma fra i crocicchi sparsi nei dedali delle strade del paese, un sali e scendi scomposto di viuzze, incontrare qualcuno che abbia avuto voglia di parlare è stato più semplice di quanto immaginassimo. I fatti sono noti a tutti nella loro tristezza e non c’è, almeno nelle intenzioni, la voglia di ridurne la portata con giustificazioni di alcun genere specialmente legate ad insofferenze di tipo razziale.

A San Cono però si conoscono tutti e nessuno dipinge i tre arrestati come cattivi ragazzi, ma i presunti retroscena sono lunghi quanto i mesi trascorsi fra i primi battibecchi e l’exploit violento dell’aggressione con le mazze da baseball a danno dei tre egiziani.

A San Cono da qualche tempo esistono due Sprar gestiti dalla cooperativa Iride. Il numero totale degli ospiti totali delle due strutture non supera le 40 unità. Anche in questo caso, il sistema di integrazione, regge e regge bene. La città è stata anche protagonista di una manifestazione ludico ricreativa a loro dedicata nel periodo di primavera che ha visto la città fulcro di attività di integrazione non solo per questi due Sprar ma anche per gli Sprar dei comuni vicini. Di loro, “di quelli grandi” (intesi come maggiorenni) in città non si lamenta nessuno, anzi qualche tiepido ma singolare approccio interculturale fra la comunità e gli ospiti ha dato vita anche a esperienze di lavoro e di integrazione totale di vecchi e nuovi ospiti. E’, San Cono, una città orgogliosa della propria capacità di integrare sebbene piccola e sebbene nell’entroterra gli stereotipi della diversità spesso riescono ad attecchire meglio che in grandi realtà.

Il “problema” ci dicono sono i “piccoli” i minorenni o presunti tali ospiti di un C.p.a appena fuori città, di competenza sembra del comune di San Michele di Ganzaria ma per distanza più vicino al comune di San Cono.

Qui, nella struttura gestita dalla cooperativa San Francesco, le tensioni, in special maniera quelle fra gli stessi ospiti sono frequenti. Un operatore del settore sanitario ci conferma che molte sono le chiamate riferibili a tafferugli interni che spesso sfociano in atti violenti fra gli ospiti e spesso, “l’immunità” parziale dovuta alla loro minore età ed alla convinzione che nulla e nessuno possa “toccarli” non aiuta a calmare gli animi.

La gente ci racconta del loro atteggiamento spavaldo, spesso scontroso e poco riguardoso di quelle che sono le regole non scritte di una comunità con le proprie abitudini di vita. Mentre siamo in città, ci raccontano che la moglie di uno degli arrestati è nella Caserma dei Carabinieri a sporgere denuncia per fatti accorsi qualche giorno fa nella piazza della città fra il marito e alcuni ospiti (forse proprio le vittime del raid punitivo). Quattro calci ad un pallone in piena piazza: fra la gente seduta, uno degli arrestati in compagnia della famiglia intento a chiacchierare e la richiesta vana di giocare “piano e più lontano” perché il pallone raggiunge spesso le persone. I rimproveri che si ripetono e da più parti, poi la pallonata che raggiunge la cappottina della carrozzina dove dorme il figlio di uno degli arrestati, stavolta il gesto visto come una provocazione e la reazione di cui però nessuno definisce i confini.

Se di movente può trattarsi questo è l’unico fatto più o meno certo che si delinea nei racconti di piazza. Scaramucce tante, sfottò dei giovani e quell’atteggiamento irriguardoso che da fastidio a chi del rispetto del quieto vivere fa regola di vita ha fatto il resto. Poi quella sensazione di impotenza e di sopportazione che fa dire a molti che lamentarsi anche con i gestori non era servito a molto. Nel frattempo i Carabinieri, secondo indiscrezioni hanno già identificato gli altri due componenti del gruppo che ha partecipato alla spedizione punitiva. Secondo le indiscrezioni le auto che hanno raggiunto i tre egiziani sarebbero state dunque due e i conducenti delle due vetture sarebbero rimasti in auto aspettando gli amici per dileguarsi più facilmente.

Per i sanconesi però la richiesta di maggior presenza di forze dell’ordine nel territorio è imprescindibile, la città oggi vive due paure, l’essere etichettata per ciò che non è e il timore che, i fatti di questi giorni inneschino una spirale di vendette a cui nessuno, nemmeno i più facinorosi vuole assistere.

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