RAMACCA (CATANIA) – Voti, appalti pubblici e gli interessi di Cosa nostra sul territorio. Sono queste le vicende che fanno da sfondo al rivolo calatino dell’inchiesta “Mercurio”, che nella giornata di ieri ha portato all’arresto di 19 persone.
Fra queste – con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso – Nunzio Vitale (sindaco di Ramacca), Fornaro Salvatore (vicepresidente del consiglio comunale) e in conterranei Antonio Di Benedetto (1960) e Salvatore Mendolia (classe 1977).
Un’ombra su Ramacca
I dettagli emersi dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Catania gettano un’ombra cupa sul palazzo comunale di una città che, negli anni Venti del secolo scorso, ha visto germogliare Cosa nostra nella provincia etnea.
Secondo gli inquirenti, la presunta infiltrazione della famiglia mafiosa di Ramacca nella vita politica cittadina raggiungeva il suo massimo livello in occasione delle elezioni amministrative per il Comune di Ramacca del 10 e 11 ottobre 2021.
Con 2337 preferenze, a spuntarla fu Nunzio Vitale, sostenuto dalla civica “Costruiamo una nella storia”. Prossimo ai 48 anni di età, la sua storia politica è segnata dalla militanza nella sinistra sindacale. Secondo le indagini, i clan avrebbero “sostenuto attivamente” la sua elezione a sindaco, avvicinandosi nella fase successiva alla presentazione delle liste.
Gli incontri
Sarebbe stato Salvatore Mendolia a cucire i rapporti con l’allora candidato sindaco. Le indagini dei carabinieri del Ros dimostrerebbero gli incontri tra i due in quella fase. Più volte la sua macchina sarebbe stata individuata in prossimità dell’abitazione del futuro primo cittadino.
“L’attività posta in essere da Mendolia a favore del candidato sindaco Vitale non si limitava alla semplice segnalazione verso potenziali elettori, ma si sviluppava attraverso un serio impegno teso a ‘convincere’ altri soggetti politici, potenziali serbatoi di voti, a condividere il suo progetto” si legge dall’incartamento. Una ipotesi che fa leva su quanto emergerebbe nelle intercettazioni.
Su Mendolia si legge anche una considerazione di merito. “Nel reperire consensi elettorali – si apprende – in favore del Vitale, dava dimostrazione della capacità di controllo che la famiglia mafiosa avrebbe avuto sul futuro sindaco, assicurando, in cambio del voto, qualsivoglia tipo di vantaggio”.
Le reazioni
Le reazioni politiche. Il segretario regionale del Partito democratico, Anthony Barbagallo, e Maria Grazia Leone, capo della segreteria provinciale catanese, hanno espresso parole inequivocabili che mettono fine a una stagione.
“Al netto dell’inchiesta giudiziaria proseguirà il proprio corso, sul piano strettamente politico – dichiarano – riteniamo che l’esperienza amministrativa del comune di Ramacca debba ritenersi conclusa e auspichiamo un rapido ritorno al voto dopo la necessaria opera di bonifica”.
Il prefetto
Il prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, sulla scorta dell’inchiesta Mercurio, ha intanto sospeso dalla carica il sindaco di Ramacca, Nunzio Vitale, e il vicepresidente del Consiglio comunale dello stesso Ente, Salvatore Fornaro, e il consiglere comunale di Misterbianco, Matteo Marchese.

