Randazzo mafia rurale e pascoli |Roghi, intimidazioni e minacce - Live Sicilia

Randazzo mafia rurale e pascoli |Roghi, intimidazioni e minacce

Il sindaco di Randazzo: "Ogni episodio scoraggia gli investimenti".

RANDAZZO  –  Si conterebbero decine e decine di casi a Randazzo di imprenditori e privati i cui terreni sono stati oggetto di danneggiamenti da parte di ignoti. Ovvero, attività commerciali e proprietà private, fra cui vigneti e fondi agricoli, distrutte da incendi dolosi o improvvisamente vandalizzate. Al fenomeno si aggiungono anche introduzioni illecite di greggi e mandrie al pascolo in aree private e anomali sbarramenti di strade pubbliche con tanto di minacce e affronti personali agli imprenditori e proprietari. È così che la cosiddetta mafia rurale o mafia dei pascoli negli ultimi anni avrebbe avuto in mano il controllo di gran parte dell’entroterra siciliano, fra cui le zone di Randazzo fino ad arrivare ai Nebrodi. Una vera e propria guerra portata avanti dalle famiglie legate ai clan mafiosi per impadronirsi di terre che non sono loro, con il risultato di trasformare in un incubo la vita di numerosi cittadini.

Lo scopo, in particolare, sarebbe quello avere a disposizione ettari da utilizzare per far pascolare gli animali o da prendere fittiziamente in gestione per attrarre milioni di euro di finanziamenti destinati agli agricoltori dalla Comunità europea.

E come era prevedibile, tutto ciò negli anni ha messo profondamente in ginocchio il comparto imprenditoriale.Quel territorio ricco di risorse starebbe però ora tentando di liberarsi e ripartire tra le mille difficoltà. In tal senso, proseguono per esempio le indagini avviate dalla magistratura dopo le denunce presentate da imprenditori vittime dei gravi danneggiamenti nelle loro terre. Ma c’è anche il sindaco di Randazzo, Michele Mangione, che non può fare a meno di sentire sulle sue spalle il peso di un clima diventato troppo pesante.  

Uno dei recinti abusivi

Basta anche solo un episodio legato alla criminalità – spiega il primo cittadino – a scoraggiare un imprenditore ad investire da queste parti. È pubblicità nefasta, specie quando accade che la notizia di un proprietario o commerciante a cui hanno bruciato le attività faccia il giro del mondo. Sono batoste fortissime per il territorio”. Lo sviluppo economico della città di Randazzo è stato infatti per diverso tempo tenuto sotto scacco da tali fenomeni criminali di cui in realtà solo oggi si inizia a parlare più apertamente. Episodi che si sono verificati con fin troppa frequenza per derubricarli a delle semplici casualità. Parliamo di proprietà date a fuoco tramite atti dalla parvenza intimidatoria come quello subito dall’imprenditore Salvo Rubulotta e di cui LiveSicilia ha scritto.

“Conosco anche bene il caso di Rubulotta – prosegue il primo cittadino – io sono andato a vedere i luoghi ed era agghiacciante, con tagli nel soffitto, era evidente che si trattava di un atto di danneggiamento voluto. Condanniamo con fermezza questo genere di atti, ma l’amministrazione – precisa il sindaco – non è rimasta inerme di fronte a tutto ciò. Ha presentato diverse denunce e segnalazioni al prefetto, specie per la piaga degli incendi. Quest’anno a partire dal mese di giugno e per l’intero corso dell’estate abbiamo registrato decine e decine di roghi”.

Il sindaco Mangione

Si tratterebbe, insomma, di fenomeni diffusi, seppur silenti, che avrebbero ancor più mostrato un aumento in concomitanza della crescita della domanda di determinati interessi di mercato. Il territorio di Randazzo gode, infatti, di una collocazione geografica tale da renderlo particolarmente appetibile per i produttori vinicoli e non, che, in numero sempre maggiore, hanno deciso negli ultimi anni di avviare lì le loro aziende. È l’unico Comune in Italia il cui territorio si estende su tre parchi: dei Nebrodi, dell’Etna e quello Fluviale dell’Alcantara: un incastro capace di regalare vini e prodotti alimentari unici al mondo. Ma il sindaco evidenzia come determinati avvenimenti avrebbero finora “contribuito a castrare” la volontà di investire qui. E non ce lo possiamo permettere – evidenzia – perché Randazzo ha una vocazione prettamente agricola. Il risultato che se ne ricava è il blocco dello sviluppo economico. In questo territorio vengono realizzate attività economiche sane, compatibili con le nostre risorse e sostenibili in quanto vanno incontro ad una domanda sempre più alta sia nel campo dell’imprenditoria agricola e vitivinicola e sia in quella della semplice fruizione dei beni paesaggistici e naturalistici di cui qui siamo pieni fortunatamente. Vale a dire che se ostacoliamo questo genere di attività, blocchiamo una delle poche possibilità di sviluppo che territorio come questo possiede. Un danno enorme”.

Gli imprenditori che hanno denunciato, pochi in verità, lamentano di sentirsi lasciati soli. A giudicare inoltre dal numero delle denunce emergerebbe un dato non affatto aderente alla realtà, e di gran lunga inferiore rispetto ai casi avvenuti. Un punto, quest’ultimo, su cui il sindaco avvia una riflessione importante: “Chiediamoci perché le denunce sono in calo. La mia idea forse è che sia diminuita la fiducia verso le istituzioni da parte della gente, alcuni degli imprenditori e dei proprietari di terreni temono di ritrovarsi da soli a combattere. Ma forse c’è ancora anche una certa dose di omertà, purtroppo. Però mi sento di dire che da parte soprattutto dei più giovani c’è una nuova presa di coscienza. Questo atteggiamento credo stia cambiando e non lo dico da sindaco ma cittadino soprattutto e questo mi riempie di speranza. Però c’è ancora molto da fare”.

Sorge spontaneo chiedersi come mai lo Stato e il Comune fino ad adesso non si siano intervenuti concretamente per neutralizzare il fenomeno. “Noi cerchiamo di mettercela tutta – spiega il sindaco – intanto sul piano amministrativo, ma su quello del controllo del territorio siamo stati seriamente in difficoltà, per questo abbiamo chiesto aiuto e ottenuto dall’Ispettorato ripartimentale delle foreste di Catania, che una sessantina di operatori venissero, da oggi e sino alla fine dei lavori, impiegati in tal senso: solo ora, purtroppo, finita l’emergenza roghi, si stanno potendo liberare le risorse umane per assicurare un adeguato. Da soli non ce la facciamo – precisa Mangione – abbiamo un corpo del vigili urbano ridotto all’osso”, con dei turni che delle volte vengono eseguiti con la presenza di soli due vigili. “Ci sono state dei casi che sono andato anche io in pattugliamento anche con il comandante”. La mancanza di personale è un problema diffuso nei Comuni a cui si aggiunge anche quello del distaccamento forestali, “con guardie ridotte a pochi elementi. Non si fanno concorsi da decenni. Io ho portato queste problematiche in diversi tavoli”.

Di pochi giorni è infatti la notizia dell’avvio da parte dei Carabinieri di una prima azione di ‘bonifica’ eseguita nelle aree rurali del territorio comunale, volta a rimuovere le numerose recinzioni abusive che di fatto inibivano il transito a cittadini e forze dell’ordine. Si tratta di barriere rudimentali, situate nelle strade di campagna delle contrade Turano e Donna Bianca, poste negli anni da quanti avrebbero preteso di prendere in mano il controllo di aree demaniali per scopi di mero profitto personale. Non sono ancora state rimosse tutte, poiché il territorio rurale di Randazzo rimane ancora una selva disseminata di chiudente difficili da scorgere per via della folta vegetazione. Nel dettaglio, le operazioni per liberare le strade di campagna sono state realizzate in sinergia con il Comune e Forestali, su segnalazione del comandante della stazione dei Carabinieri, il luogotenente Salvatore Lentini, e su richiesta del sindaco di Randazzo, Michele Mangione.

Il monitoraggio del territorio viene eseguito ora in maniera più capillare, e “con i Carabinieri stiamo portando avanti un’attività di controllo, cercando soprattutto di agevolarne le condizioni di realizzo. Ci sono per esempio molte parti in cui la vegetazione è talmente folta che diventa impossibile espletare i controlli da parte dei militari, a meno di un’introduzione in ogni podere. Ecco perché richiediamo più forestali”, conclude.

 

 

 

 

 


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