PALERMO – Assomiglia sempre di più a una corsa a ostacoli il nuovo contratto di servizio della Rap. Il documento, approvato dalla giunta quasi due mesi fa, ancora non è approdato a Sala delle Lapidi, e tutto questo mentre i sindacati minacciano disservizi nel caso in cui non vengano erogati puntualmente stipendi e quattordicesime.
Un iter travagliato, quello del contratto di Rap, con i rilievi del Segretario e del Ragioniere generale che sin dall’inizio ne hanno messo in discussione il cammino verso il consiglio comunale. E il fatto che dopo due mesi il testo non sia ancora approdato a Sala delle Lapidi la dice lunga su quanto gli uffici abbiano dovuto faticare tra pareri, controfirme e contrasti tra burocrati. Domattina dovrebbe esserci però il passaggio finale, con l’ultima firma da apporre in Ragioneria, e poi finalmente il contratto dovrebbe arrivare alle commissioni anche se ci sono degli ostacoli da superare, primo fra tutti l’obbligo a tagliare le spese di beni e servizi previsto da un decreto del governo Renzi che potrebbe impedire aumenti del contratto di servizio, o comunque comportare tagli altrove.
“Evidentemente – attacca il capogruppo di Forza Italia, Giulio Tantillo – c’è un ritardo quasi ingiustificato di questo contratto di servizio, che da mesi non arriva in consiglio comunale. Comprendo che l’amministrazione si arrampica sugli specchi e molte cose non mi convincono, ma allo stesso tempo ritengo che la città abbia bisogno di un servizio efficiente. Valuteremo il contratto di servizio nell’interesse dei cittadini e dei lavoratori. Mi auguro che quanto il consiglio ha deciso venga però rispettato, ovvero che il piano dello spazzamento e del diserbo vengano allegati al contratto. L’amministrazione almeno questo lo deve ai cittadini. L’opposizione ancora una volta dovrà mostrarsi responsabile nell’interesse dei palermitani”.
Il principale ostacolo dipende dall’articolo 8 del decreto legge del governo Renzi che, oltre ad erogare gli 80 euro, ha imposto anche una serie di severe norme per gli enti locali. Questo articolo, in particolare, impone di non aumentare le spese per beni e servizi ma anzi di tagliarle, e in particolare le città metropolitane dovranno contribuire in questo senso con 340 milioni di euro. Ancora bisogna calcolare la quota che toccherà a Palermo, ma di certo si tratterà di qualche milione. Ma la trappola è contenuta in qualche comma più avanti, quando il legislatore prescrive che i nuovi contratti (come quello della Rap) non siano superiori ai vecchi, o non prevedano prezzi maggiori a quelli Consip. In pratica non si dovrebbe aumentare il vecchio contratto Amia, o se lo si fa, dovendo rispettare la ratio della norma, bisognerebbe tagliare l’equivalente da altri capitoli relativi a beni e servizi. Un problema non da poco, come segnalato anche dal consigliere del Pd Sandro Leonardi che ha presentato in proposito un’interrogazione, visto che il decreto prescrive comunque risparmi e tagli per tutte le partecipate d’Italia.
L’amministrazione, a questo proposito, starebbe pensando non a un aumento del contratto (di per sé vietato), ma a un adeguamento dei prezzi rispetto a quelli del 2001, rendendoli congrui. Un escamotage in realtà tutto da verificare, visto che la norma parla apertamente di riduzioni e contenimento della spesa e non prevede adeguamenti tariffari che comunque si baserebbero sui coefficienti Istat e non sarebbero discrezionali. “Non ci sono problemi con l’articolo 8”, precisa però l’assessore all’Ambiente Cesare Lapiana.
Ma come farà l’amministrazione ad evitare i problemi relativi all’affidamento di un servizio strumentale, come la manutenzione strade, che per legge non può essere affidato a chi come Rap già ne svolge di pubblici? Una questione non da poco, se si considera che la manutenzione vale 14 milioni di euro l’anno, il che fa lievitare il tetto a quasi 130 rispetto al vecchio contratto di Amia (che ne valeva poco più di 100). Anzitutto, Palazzo delle Aquile intenderebbe ricorrere a un’anticipazione in dodicesimi per assicurare stipendi e quattordicesime, così da evitare contrasti con i sindacati. In secondo luogo, la Rap si vedrebbe affidare il servizio di pronto intervento per le strade. In pratica saranno i cittadini, i consiglieri o gli uffici a segnalare buche, avvallamenti o pericoli per la sicurezza, così da permettere all’azienda di intervenire svolgendo un servizio pubblico, anche se bisognerà capire chi effettuerà i controlli. Non sarebbe possibile, in questo caso, effettuare una programmazione a lungo termine perché tutto dipenderà dalle segnalazioni.