PALERMO – Salvato dalla prova che avrebbe dovuto incastrarlo. Salvatore Abbate, palermitano di 42 anni, è stato assolto dall’accusa di avere assaltato una banca in trasferta a Oleggio, in provincia di Novara. Un caso di giustizia lumaca che si conclude con l’assoluzione.
Il 25 ottobre 2006 un gruppo di rapinatori con il volto travisato e la pistola in pugno fanno irruzione alla filiale della Banca Popolare di Bergamo. Rinchiudono dipendenti e clienti nello scantinato e arraffano il bottino. Tra i soldi rubati c’è una mazzetta civetta che esplode e sporca tutte le banconote. Alla fine i ladri si portano via solo tremila euro. Uno di loro perde un guanto.
I poliziotti della Scientifica isolano il Dna di Abbate che nel frattempo è finito nei guai per altre rapine messe a segno a Genova. I legali dell’imputato, gli avvocati Antonio Turrisi e Domenico Cacocciola, smontano le certezze della perizia. Nel guanto ci sono tracce di tre profili genetici, quello di Abbate è solo prevalente. Altre persone dunque, oltre a lui, hanno indossato il guanto. Nel frattempo, si scopre che per i colpi in terra ligure Abbate è stato condannato a 14 anni, ma poi assolto in Cassazione.
Davanti al Tribunale di Novara è passata la linea difensiva. Non c’è certezza che fosse Abbate il rapinatore che indossava il guanto il giorno della rapina. Ed è stato assolto, nonostante il pubblico ministero avesse chiesto una condanna a 8 anni e tre mesi di carcere.