Rapinò tre banche |Incastrato dai video: in cella - Live Sicilia

Rapinò tre banche |Incastrato dai video: in cella

Matteo Tinì, 29 anni, della Vucciria, è entrato in azione quattro volte nelle filiali del Monte Paschi di Siena. Era stato denunciato dalla Digos a luglio per la distruzione degli arredi dell'isola pedonale in piazza San Domenico.

PALERMO – Quattro rapine in pochi mesi e una denuncia da parte della Digos per la protesta messa in piedi in piazza San Domenico, poco dopo la realizzazione dell’isola pedonale. Il figlio di un commerciante della Vucciria finisce in manette dopo lunghe e serrate indagini da parte della sezione Antirapine della polizia che oggi ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Matteo Tinì, 29 enne che abita in via Coltellai.

Il giovane, incensurato, è entrato in azione ben quattro volte la scorsa estate, rapinando tre agenzie del Monte Paschi di Siena in città e provincia. Si tratta della filiale di via Zancla, finita nel mirino di Tinì ben due volte, di quella di Bagheria-Aspra e della succursale di via Libertà. I colpi fruttarono rispettivamente diecimila, quattromila, cinquemila e tre mila e seicento euro, per un totale complessivo che supera i ventimila euro. Il 29enne, secondo quanto accertato dalla polizia che ha ascoltato i testimoni delle rapine e visionato con accuratezza i filmati dei circuiti di videosorveglianza, adottava sempre lo stesso modus operandi. Tinì entrava in azione a volto scoperto, disarmato.

Con destrezza si faceva largo tra i clienti con il chiaro obiettivo di raggiungere il bancone. Il cassiere preso di mira veniva minacciato dal giovane che nel frattempo aveva scavalcato per impossessarsi dei soldi. Tutte le volte, Tinì, era riuscito a scappare dalla banche con cospicui bottini e a farla franca. Essendo incensurato, infatti, non risultava negli archivi della polizia scientifica che ha rilevato le sue impronte digitali grazie al sistema antirapina biodigit. Si tratta di un sistema deterrente antirapina con registrazione di immagini e impronte: all’entrata degli istituti bancari, infatti,  l’utente deve appoggiare il dito sul lettore biometrico e contemporaneamente una microtelecamera riprende le immagini della persona.

Il software verifica che si tratti di una vera impronta di un dito umano e in caso positivo concede l’accesso al cliente. Le impronte digitali e le immagini vengono archiviate sull’hard disk del computer. Proprio come è successo nel caso di Tinì, identificato nel corso delle indagini relative ad una delle rapine che aveva commesso, dopo la quale era stato arrestato e fotosegnalato. Sono così state confrontate le impronte digitali e il rapinatore seriale ha finalmente avuto un nome e cognome. Lo stesso nome che era finito nel lungo elenco di denunciati dalla Digos il 26 luglio scorso, quando i commercianti della Vucciria e delle zone circostanti inscenarono una violenta protesta contro l’isola pedonale di piazza San Domenico.

Quel giorno l’area allestita fu distrutta, il passaggio in via Roma fu bloccato da almeno cinquanta persone. Agli esercenti si unirono i posteggiatori abusivi, anche loro in protesta per un presunto “calo degli affari” in quelle settimane. Furono divelte le panchine, distrutti i vasi che delimitavano la zona pedonale, fu rovesciata la terra sull’asfalto, furono rotti i vasi e strappati i cuscini. E tra coloro che mettevano in atto la violenza, precisamente diciotto persone, c’era proprio Tinì, denunciato per manifestazione non annunciata all’Autorità provinciale di pubblica sicurezza, deturpamento di cose altrui ed interruzione del pubblico servizio.


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