Ravanusa: il giorno di Samuele, il bimbo che non nascerà

Ravanusa: il giorno di Samuele, il bimbo che non nascerà

Oggi sarebbe venuto al mondo con un parto cesareo.
IL FIGLIO DI SELENE E GIUSEPPE
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Oggi sarebbe stato il giorno di Samuele che non è venuto al mondo. Il giorno del suo primo vagito. Il giorno del primo sguardo su questo mondo che – nonostante pandemie, dolore e violenza – è sempre un mondo per cui vale la pena il viaggio. Ma la tragedia di Ravanusa ha ucciso questo bimbo non nato, spezzando le ali alla cicogna, seppellendo i suoi genitori: Giuseppe Carmina e Selene Pagliarello e lui con loro. Oggi era previsto il parto cesareo. Ci sarebbero stati sorrisi e anche lacrime diverse da quelle che ci sono adesso. Le lacrime buone della gioia, non le lacrime amare del lutto che non trova consolazione.

Oggi ci sarebbero stati una mamma e un papà raggianti. Lei, affaticata dopo il parto programmato, ma con i segni della felicità accanto alle impronte della stanchezza. Lui con quel sorriso meravigliosamente rincretinito dei nuovi padri che non capiscono niente. Uno gli chiede che ore sono, loro ringraziano e sorridono. I padri che impareranno a cambiare il pannolino, stupiti di quanta ‘cacchina’ possa uscire da un bambino. I padri che benediranno il momento in cui hanno sentito qualcuno piangere di là e hanno capito di essere immortali.

“Samuele è la decima vittima – dice il sindaco di Campobello di Licata, Giovanni Picone, dove la coppia viveva – Selene era, generosa, impegnata nel sociale, faceva volontariato e servizio civile. Le nostre città sono legate da sempre da rapporti di vicinanza, di amicizia, di parentela. Tante famiglie sono presenti in entrambe le comunità. Siamo vicini ai familiari di Selene Pagliarello e Giuseppe Carmina, al papà Luigi, la mamma Rosetta e al fratello Vincenzo”.

E sono le povere e tenere e imperfette parole che ci restano. Che non sanno dire. Che non sanno spiegare. Che non sanno come misurare ciò che non può essere misurate. Eppure ci sono per umanissimo riflesso del cuore. Le nostre parole di uomini davanti all’inconcepibile. Un dolore atroce ha ucciso il giorno delle cicogne. Ma l’amore che è stato preso e dato in nove mesi nella pancia di una madre, quell’amore promesso e avverato, resterà per sempre.


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