Recuperato documento d'identità |Trasmesso alla Procura di Catania - Live Sicilia

Recuperato documento d’identità |Trasmesso alla Procura di Catania

Molti i nodi su cui si dovrà fare chiarezza. La magistratura catanese coordina l'inchiesta condotta da Guardia Costiera e Polizia.

L'indagine sulla strage
di
3 min di lettura

CATANIA –  Un dato è certo. Ventiquattro sono i cadaveri recuperati e ventotto sono i superstiti. La nave del lutto e della speranza è una sola la Gregoretti della Guardia Costiera, che ha trasportato le salme fino al porto di Malta. Da La Valletta arriveranno elementi utili all’inchiesta aperta dal Procuratore Giovanni Salvi che alle 16 ha indetto una conferenza stampa per dare ulteriori dettagli sulle indagini del nubifragio. Da Malta saranno inviati i risultati delle perizie necroscopiche sulle 24 vittime insieme a tutti gli atti in possesso della magistratura maltese, tra cui un documento di identità recuperato da una motovedetta sul luogo della tragedia.

E’ previsto in serata al porto di Catania l’approdo della Gregoretti dove viaggiano i 27 superstiti. In totale sono 28 al momento. Uno è arrivato già ieri nel capoluogo etneo. E’ un cittadino del Bangladesh il primo superstite della mattanza di migranti. E’ stato trasportato con un elicottero di Maristaeli a Catania e poi trasferito immediatamente al Cannizzaro dove al momento è sotto osservazione. E’ in ospedale per patologie non legate al naufragio del canale di Sicilia: ha una polmonite e sta lentamente migliorando. Le dichiarazioni del 33enne sono le prime che sono entrate nel fascicolo della Procura di Catania. L’inchiesta è stata affidata alla Guardia Costiera e alla Polizia di Stato, in particolare alla Squadra Mobile e al Servizio Centrale Operativo (lo Sco).

Le ipotesi di reato sono naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e reati in materia di traffico di migranti. Ma l’inchiesta è solo a livello embrionale, già dopo i primi accertamenti gli inquirenti potranno meglio valutare responsabilità penali e saranno qualificate in modo più preciso a livello giuridico le condotte criminali. Crudeli e spietati i componenti di queste organizzazioni criminali: dalla testimonianza del migrante ricoverato a Catania emerge che molti migranti “sarebbero stati chiusi nei livelli inferiori della barca e i trafficanti avrebbero chiuso i portelloni, impedendone l’uscita”.

Intanto sono stati identificati i paesi d’origine dei migranti annegati: Algeria, Egitto, Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Zambia , Bangladesh, Ghana. Ma non si esclude che potessero provenire da altre nazione della zona subsahariana dell’Africa. In questo momento le forze sono concentrate nella ricerca di altri superstiti e nel recupero dei cadaveri in quel tratto di mare i cui fondali superano i 300 metri. La Procura ha dato precedenza a queste operazioni rispetto alle indagini tradizionali. I migranti salvati,  che stanno viaggiando nella nave Gregoretti della Guardia Costiera che arriverà in serata a Catania, sono stati già ascoltati dagli ufficiali per capire la dinamica della tragedia.

Il peschereccio è partito sabato da un porto libico a 50 chilometri da Tripoli. Era quasi sera quando al Centro Nazionale Soccorso della Guardia Costiera è arrivata una telefonata da un satellitare Thuraya. “Siamo in navigazione, aiutateci”, avrebbe detto un uomo, forse complice degli scafisti. A quel punto sono scattate le operazioni di soccorso e recupero coordinato dalla Guardia Costiera. Il barcone che era a circa 70 miglia a nord delle coste libiche è stato raggiunto dal King Jacob, un portacontainer di 147 metri di lunghezza, con bandiera del Portogallo, che è stato dirottato, insieme a un altro mercantile, verso i migranti. Secondo quanto ha riferito il comandante del mercantile portoghese le persone a bordo una volta avvistata l’imbarcazione si sono spostati in massa su una stessa fiancata e questo avrebbe causato il capovolgimento del natante. Nessun contatto tra il portacontainer e il peschereccio, dunque, secondo la ricostruzione del comandante.

Difficile al momento dare un numero preciso sui morti di questa tragedia. Secondo il cittadino del Bangladesh ricoverato al Cannizzaro a bordo del peschereccio che si è rovesciato c’erano “950 persone, tra cui circa 200 donne e tra i 40 e i 50 bambini”. Un’indicazione che rende ancora più drammatico il bilancio delle vittime, che ieri mattina era stato stimato in 700 migranti. Anche questo dato è oggetto degli accertamenti degli inquirenti.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI