CATANIA – “Di fronte ad un Paese paralizzato da anni, dove l’iter delle leggi é infinito, io credo che semplificare sia una cosa estremamente importante. Chiaramente, dentro questo c’è chi dice ’beh, però dobbiamo modificare la legge elettorale’. Però mi pare che il Presidente del Consiglio ha preso degli impegni molto certi su questo”. E’ quanto ha detto il presidente della Regione, Rosario Crocetta, stasera a Catania in occasione dell’incontro sul Referendum organizzato con il senatore Beppe Lumia, il coordinatore provinciale del Megafono, Giuseppe Caudo, l’assessore comunale ai Lavori pubblici, Luigi Bosco. Di Fronte, una platea numerosa, ricca di volti noti della politica locale e regionale.
“Bloccare questa legge – ha aggiunto Crocetta – significa non mettere più mano ad un sistema che è totalmente farraginoso’’. Il presidente si è soffermato su quanto guadagnato in credibilità nei confronti del Governo da parte della Regione, sottolineando come il Patto per la Sicilia siglato con il presidente de Consiglio, Matteo Renzi, sia molto di più di un accordo. “Noi abbiamo evitato di finire come la Grecia – ha continuato – e questo ha fatto in modo di essere più credibili nei confronti di Roma”. Un motivo per appoggiare il sì al Referendum, ribadito anche da Caudo – che si è soffermato sulle ragioni, non condivise, del no – ma occasione per rimarcare la propria volontà a candidarsi alla presidenza della Regione. Con o senza l’appoggio di Renzi. “Mi candido – ha detto – e non come i ruffiani che vogliono andare d’accordo con Renzi, io mi candido con la mia libertà”.
A sottolineare le ragioni del sì anche il senatore Lumia. “Siamo qui per dire alla società siciliana che vogliamo cambiare, non la prima parte della Costituzione, ma la seconda. Il bicameral perfetto immaginato dai padri costituenti oggi è assurdo e per questo si paga un prezzo elevatissimo. Con la riforma, una camera darà la fiducia e il Senato si occuperà di evitare i conflitti tra regioni e tra queste e lo Stato. La riforma – ha concluso – rafforzerà il potere legislativo, non l’esecutivo”.