"Mi rivedo in Cateno De Luca, il mio Pd? C'è cascato..."

“Mi rivedo in Cateno De Luca, il mio Pd? C’è cascato…”

Chiacchierata con l'ex presidente della Regione su tutto. "Cateno può vincere".
INTERVISTA A ROSARIO CROCETTA
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3 min di lettura

Presidente Crocetta, quattro chiacchiere sulle regionali le facciamo?
“Volentieri”.

Rosario Crocetta discute di tutto, circondato dai suo amorevoli gatti che dormicchiano sul tavolo. I furori della campagna elettorale, direttamente, non gli appartengono. Anche le polemiche che fiorirono durante il suo governo sono una cartolina di un passato. Ecco perché ‘Saro’, oggi, sembra un uomo sereno. “Non sono in campo”, dice. Ma, dal bordo del campo, si nota ogni dettaglio.

Come vede, dunque, le regionali?
“Penso che sarà un voto in cui gli elettori premieranno la figura, non tanto le liste. Credo che l’effetto trascinamento sarà minimo e che si distingueranno le candidature di rottura”.

La mente corre a ‘Catemoto’. Come si definisce lui.
“Cateno De Luca sta affrontando un percorso coraggioso. Si sa che sono legato al Pd, ma bisogna anche rispettare le ipotesi politiche diverse. Lui sta compiendo un miracolo. Ma la mia è una opinione da osservatore. Io non sono in campo”.

Non lo è. Lo sarà?
“Non fino a quando non verrà chiarita la vicenda giudiziaria che mi vede imputato a Caltanissetta, nel processo Montante bis. Di cui non parlo, perché ho già parlato. Parlerò ancora, come si dice, nelle sedi opportune”.

De Luca, secondo lei, un po’ le somiglia?
“Sì, rivedo qualcosa del mio percorso. La forza di una candidatura senza primogeniture, anche se i contesti e gli schemi sono differenti. Lui mi sembra un radicale e avrà più voti di quelli che si pensa, prendendo il consenso di chi è indignato e non si riconosce in questi partiti”.

Potrebbe farcela?
“Per me rischia di vincere e sicuramente avrà un’ottima affermazione. Mi dispiace per il mio partito”.

E gli altri?
“La sfida è in bilico. Considero competitivi Caterina Chinnici, per la sua storia e il suo impegno, e Renato Schifani. Ma nessuno ha la vittoria in tasca. I siciliani andranno alle urne per votare il presidente”.

Qualcosa da rimproverare al suo Pd?
“Non criminalizzo nessuno. Enrico Letta è una grande persona perbene, Anthony Barbagallo ha un tasso altissimo di buonafede. Alle volte, la politica ti travolge”.

Lei come si sarebbe comportato?
“Avrei cercato il campo largo, fin dall’inizio, per poi unire gli altri, a sinistra. Se ti rivolgi ai Cinque Stelle, ai duri e puri, lo sai che alla fine ti girano le spalle e se ne vanno per i fatti loro”.

Insomma, ci sono cascati.
“Nel nome del politicamente corretto. Con De Luca era necessario trovare un’intesa. Era la persona ideale con cui parlare”.

Come valuta il governo Musumeci?
“Rispetto Nello Musumeci, anche se me ne ha dette di cotte e di crude e non mi ha ricambiato. Mi pare che i nodi siano tutti lì, dai rifiuti all’acqua. Le uniche infrastrutture le ha messe in piedi il mio governo. Non posso esprimere un giudizio positivo, nemmeno sull’interlocuzione con la politica”.

In che senso?
“Non puoi dire ai partiti che ti hanno eletto che non vuoi parlare con loro. Ma è tutta la politica che è impazzita. Abbiamo la sposa virtuale di Berlusconi candidata in Sicilia. Le pare normale? Piuttosto, sul centrodestra…”.

Prego.
“Il candidato naturale sarebbe stato Gianfranco Miccichè, non Schifani, dopo tutta ‘sta fatica per fermare Musumeci… Conosce il proverbio siciliano?”.

Quale?
“Io isu a petra, tu ti manci i babbaluci…”.

Non mi pare che ci sia bisogno di tradurlo.
“Nemmeno a me”. (Roberto Puglisi)


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