"La sanità è stata tradita", parla Renato Costa

Renato Costa: “La sanità tradita, così riparto dalla strada”

Intervista all'ex commissario Covid. La difficoltà di curare. Gli ambulatori popolari.

Come sta dottore Costa, non più commissario Costa?
“Bene, mi sono ripreso i miei spazi. Sono tornato nel mio reparto e all’ambulatorio popolare a fare il medico a tempo pieno. Sì, sto bene”.

Una stanzetta che non sembra nemmeno il domicilio di un primario, al Policlinico di Palermo. Renato Costa sorride. Disseminati ovunque ecco i simboli di una cultura politica sposata, senza mai divorziare: Lenin campeggia su tutto, in effigie. Accanto, un’altra statuetta è posizionata in modo da scrutare l’occupante della stanza, mentre lavora.

E questo chi è?
“L’altro mio maestro, Ippocrate. In quello che ci ha insegnato consiste la dignità della cura e della solidarietà nei confronti degli altri”.

Dica la verità: l’hub della struttura commissariale, la Fiera, le manca?
“Dal punto di vista personale no. Qui faccio il medico, più che il coordinatore, e mi va benissimo. Non lavoro più venti ore al giorno, perché ne bastano dieci-dodici. Sono rammaricato per altro”.

Per cosa?
“Perché è stata sacrificata una esperienza necessaria che indicava un orizzonte. La chiusura della Fiera significa non soltanto fare a meno di un presidio ancora utile sul fronte Covid, ma di un servizio territoriale per le persone. Che non c’è più. Infatti, tanti sono smarriti e ricevo un sacco di telefonate. Ma io non sono più il commissario”.

Chi le telefona?
“C’è chi vuole informazioni, chi non sa dove può fare il tampone, chi è a casa e non è stato visitato da nessuno, chi ha bisogno degli antivirali, che noi, nei casi previsti, davamo subito. E mi chiamano sempre le meravigliose ragazze e i meravigliosi ragazzi che erano con me”.

E cosa le dicono?
“Che non sono impiegati bene, che si sentono sottostimati e che vorrebbero essere utili, sfruttando meglio le competenze acquisite”.

Ma c’era un problema economico. La Corte dei Conti stessa ha acceso i riflettori, con un’indagine, sulle spese della struttura. Parliamo di sessantasette milioni in ventuno mesi: non saranno stati un po’ troppi?
“Io soldi non ne ho mai maneggiati, era tutto gestito dell’Asp. Tuttavia, il punto non è nemmeno questo”.

E quale sarebbe il punto?
“Noi abbiamo offerto una esperienza di assistenza capillare sul territorio che, per quanto sia prevista, non c’è. E’ come se avessimo portato l’illuminazione pubblica dove prima c’era il buio. Si volevano contenere i costi? Benissimo, ma sarebbe stato necessario mantenere un presidio fondamentale la cui assenza viene dolorosamente percepita”.

Dottore Costa, scusi, ci sono i medici di base, gli ospedali…
“E in mezzo c’è il deserto. Il sistema è sovraccarico. Sa cosa è successo davvero?” .

Cosa?
“La Fiera rappresentava qualcosa di eccezionale tra una sanità pubblica che arranca e una sanità privata, spesso, inaccessibile. Noi eravamo lì, a disposizione. Forse sono stati toccati degli interessi…”.

Chi sta accusando?
“Non accuso nessuno. Parlo di un andazzo che è sempre il solito e che, forse, non si è voluto cambiare, perché, da che mondo e mondo, le cose vanno sempre così e la sanità è ridotta al lumicino”.

Siamo messi male?
“Anche peggio. Nessuno dirà mai che non vuole la sanità pubblica. Ma, nei fatti, viene smontata, pezzo dopo pezzo, ogni giorno. Temo che l’annunciata chiusura del pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’ non sarà transitoria e che i problemi aumenteranno”.

Il Covid è finito?
“No, abbiamo i reparti pieni di positivi, nelle cosiddette bolle. Siamo in vantaggio e stiamo vivendo di rendita per il grande lavoro fatto con la prevenzione e con i vaccini. Sarebbe stato giusto continuare quell’impegno, perché non possiamo sapere cosa ci riserva il futuro”.

Allora è vero – come sostiene qualcuno – che le non si rassegna a non essere più il commissario Covid.
“Io ho detto e ripetuto che, alla scadenza, me ne sarei andato. Ma che ritenevo fosse giusto premiare un modello che ha funzionato, con un altro, diverso da me, alla guida”.

Oggi (ieri, ndr) è la giornata del personale sanitario.
“Del personale che è stato tradito. Saranno stabilizzati i lavoratori Covid? Sono contento per i miei ragazzi. Però, un’idea di cura è stata, appunto, tradita. E, con essa, il nostro impegno”.

Lei continua a operare, da medico, negli ambulatori popolari.
“Sì, una sanità gratuita e rivolta a chi non ha mezzi. Ne avremo sempre più bisogno”.

Quanto guadagna in ambulatorio?
“Niente, anzi ci metto dei soldi io, però non lo scriva, per piacere. Sono un medico, amo il mio lavoro. Appena finisco qui, vado lì. Sono di turno”. (rp)


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