PALERMO – C’è la paura per il proprio bimbo che soffre, poi arriva la sensazione di non trovarsi in un posto adeguato, un luogo che non soddisfa le esigenze dei più piccoli. Stanze minuscole con troppi letti, prese della corrente elettrica danneggiate, pareti scrostate, bimbi ricoverati in condizioni di promiscuità sia per fascia d’età che per genere di patologia. Una raffica di vicissitudini e di disagi che moltiplicano il peso della malattia che mamme e piccini si trovano ad affrontare.
E ne sa qualcosa Valeria Scozzari, madre di un bimba di due mesi e mezzo ricoverata all’ospedale Di Cristina dal 25 gennaio. “A ventidue giorni dalla nascita – spiega a LiveSicilia – mia figlia ha avuto una violentissima crisi respiratoria provocata da una bronchiolite minore. Siamo andati subito al pronto soccorso dell’ospedale dei Bambini dove è stata rianimata in codice rosso, ma è stato necessario trasportarla all’Utin del Cervello ed è stata ricoverata diciassette giorni in Terapia intensiva. Alle tanto attese dimissioni – prosegue – è seguita purtroppo una ricaduta dopo due giorni ed è subentrato un nuovo ricovero, stavolta insieme a me al terzo Maggiore del reparto di Pneuomologia. In quella stanza si trovavano quattro letti a distanza di pochi centimetri l’uno dall’altro e la diversità di patologie e di età dei bambini ricoverati (c’erano bimbi con problemi intestinali, convulsioni febbrili), ha purtroppo permesso che mia figlia venisse a contatto con tanti virus che, così piccola, non è in grado di combattere”.
“La bronchiolite – continua Scozzari – è così peggiorata, precipitando al terzo stadio ed è sfociata in polmonite. Ho visto inoltre somministrare alla bambina dei farmaci troppo pesanti per la sua età, ma l’hanno anche sottoposta ad una quantità di esami evidentemente superflui: un elettroencefalogramma ed una ecografia transfontanellare davanti alla quale necessità anche il neurologo era perplesso. Fatto sta che la bambina, dopo crisi respiratorie a raffica ed un trasferimento da me chiesto in subintensiva all’ospedale Cervello, ma mai concretizzato, è stata ricoverata in Rianimazione. In quei giorni giorni si è aggravata per atelattasia polmonare migliorata soltanto successivamente. Da quel momento in poi il paradosso dei paradossi – precisa la giovane mamma -. La bambina, appena uscita da Rianimazione e senza difese immunitarie, viene ricoverata nel reparto di Malattie infettive. Anche lì abbiamo trovato una stanza troppo piccola per i letti effettivamente presenti, alcuni dei quali non dotati degli appositi dispositivi per flebo e quant’altro.Hanno messo con la forza un quarto letto dicendo che la stanza è omologata per quattro nonostante la presenza di due sole unità di servizio e le dimensioni. Una vera e propria impresa, considerando che eravamo circondate da pareti sporche e scrostate e che anche mettere una spina nella presa della corrente era un problema: erano tutte danneggiate, attaccate con lo scotch, abbiamo rischiato di restare al buio ogni notte”.
Ad alimentare l’incredulità, oltre che alla sofferenza, c’è però altro. “In queste settimane hanno raccolto gli esami delle urine nei i bicchieri di carta – dice valeria Scozzari – non riuscivo a credere ai miei occhi. Rivolgendosi alle mamme dei bambini più grandi, gli infermieri chiedevano di cercare un bicchiere e raccogliere le urine dei propri figli. Davvero assurdo”. A febbraio a finire nell’occhio del ciclone era già stato un altro reparto dell’ospedale Di Cristina, quello delle Malattie pediatriche rare, dove il numero dei ricoveri supererebbe di gran lunga quello dei posti disponibili, al punto da far stazionare i più piccoli nelle corsie, accampati nelle brandine. LiveSicilia ha tentato di ottenere una replica dalla struttura ospedaliera, ma non è stato possibile.