Reperti rubati e venduti all'estero | Scatta il blitz con 12 arresti - Live Sicilia

Reperti rubati e venduti all’estero | Scatta il blitz con 12 arresti

Da sinistra il tenente Gilberto Gerli, il procuratore Lucia Lotti e i luogotenenti Michele Termini e Francesco Gotti

di ANDREA CASSISI Gli indagati avevano messo su una organizzazione che rubava dai siti archeologici siciliani e rivendeva il tutto in Spagna e in Germania. FOTO Nella foto uno dei metal detector sequestrati

gela, operazione 'agorà'
di
2 min di lettura

GELA (CALTANISSETTA) – Non erano passati inosservati alla guardia di finanza mentre indossavano abiti da caccia in un periodo in cui è vietato cacciare, nella zona tra Kamarina e Scoglitti. Dopo un anno e mezzo di indagini le fiamme gialle hanno appurato che quel gruppo di ‘finti cacciatori’ era in realtà impegnato in una ricerca clandestina di reperti archeologici in un’area che era sorvegliata da custodi soltanto fino alle 19. In pratica, attendevano che gli addetti alla sorveglianza finissero il turno ed entravano in azione. Con l’aiuto dei metal detector individuavano i preziosi sotto terra e scavavano.

Dodici gli arrestati per impulso della Procura di Gela, di cui la metà ai domiciliari. Gli arresti sono stati eseguiti nell’ambito dell’operazione ‘Agorà’. Sgominata così una banda di ‘tombaroli’ che intessevano una rete di messaggistica social per dialogare e organizzare scavi alla ricerca di preziosi da rivendere sul mercato.

Custodia cautelare in carcere per Simone Di Simone, 44 anni, Orazio Pellegrino, Salvatore Cassisi inteso “Turi banditi” di 59 anni, Pasquale Messina, Amedeo Tribuzio e Roberto Ricciardi. Ai domiciliari Mihaela Ionita, rumena 30 anni; Vincenzo Cassisi, 30 anni; Nicola Santo Martines, 28; Giuseppe Rapisarda di 48 anni; Alessandro Lucidi di 51 anni e Sergio Fontanarosa. La donna, di nazionalità rumena, si occupava di fornire le utenze telefoniche ai capi dell’organizzazione: i gelesi Orazio Pellegrino e Simone Di Simone, finiti in passato sotto inchiesta nell’ambito di un blitz simile.

Gli inquirenti hanno sequestrato inoltre sei metal detector e 400 monete (argento e bronzo risalenti tra il V ed il I secolo a.C) che, se messe sul mercato, avrebbero fruttato alla banda di tombaroli qualche centinaio di euro ciascuna. Le perquisizioni sono state svolte tra Vittoria e Gela. Il gruppo, infatti, aveva rapporti più estesi anche a Paternò ed extra regionali con riferimenti nel Casertano, a Mondragone. In un episodio le fiamme gialle hanno accertato che gli indagati concordavano con un uomo di nazionalità spagnola la vendita di una statuetta di circa 55 centimetri al prezzo di 20mila euro.Nei messaggi, in un linguaggio criptato il reperto veniva identificato come un’auto Bmw. Nella maggior parte dei casi gli oggetti venivano piazzati nelle case d’asta della Germania, a Monaco di Baviera e in Spagna.

Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Elisa Calanducci. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip Veronica Vaccaro su richiesta del procuratore Lucia Lotti. “Abbiamo lavorato con le nostre forze “, ha affermato quest’ultima. “Operazioni di questo genere sono complicate perché è necessario intercettare le logiche di un gruppo che si muove e sviluppa frequentemente i contatti”.

“Operazione di importanza cruciale – hanno spiegato gli ufficiali delle fiamme gialle Michele Termini e Francesco Gotti – che tutela i beni di cui Gela, città ricca ma non sufficientemente valorizzata, dai predatori. Abbiamo ricostruito storie sfuggenti che intrecciate con un linguaggio criptato dimostrano che riuscire ad individuare queste attività illecite non è affatto semplice”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI