PALERMO – “Allora le signore sono vive”. L’incaricato dalle anziane ultranovantenni avrà sentito rivolgersi più o meno queste parole, considerata anche la traduzione dal tunisino all’italiano. A pronunciarle, infatti, è stato un addetto della Conservatoria della città di Tunisi. Ed è partita l’inchiesta.
Francesco Bonanno, 42 anni, è sotto processo perché avrebbe falsificato una serie di documenti per mettere le mani su degli appezzamenti di terreno di due facoltose donne palermitane.
La vicenda in soldoni è questa. Le due anziane possiedono diverse proprietà. Compresi dei poderi in Tunisia, che fanno gola a molti, tanto che in passato qualcuno ha cercato di assicurarseli in maniera poco lecita. Le donne sono sì avanti con l’età, ma anche molto guardinghe. E così nominano un uomo che curi i loro interessi in terra africana.
È lui a scoprire l’inghippo. Agli atti della Conservatoria, infatti, risultano depositati un testamento olografo scritto dalle anziane, un certificato di morte, un atto del notaio, con tanto di sigillo, che registra la volontà di lasciare i terreni in eredità al nipote Francesco Bonanno. Che nipote loro non è. Ed ancora in Tunisia è conservata pure la fotocopia del documento di identità di Bonanno.
E così l’uomo si trova prima sotto inchiesta e poi sotto processo. Lui si difende, sostenendo di avere smarrito il documento. Una tesi che non ha mai convinto gli investigatori. Anche perché Bonanno, con dei precedenti penali per reati contro il patrimonio, fu fermato in aeroporto a Palermo al rientro da una tre giorni tunisina. “Un viaggio di piacere con mio fratello”, si difese. Era a Tunisi per mettere a punto il suo piano, replica l’accusa. A gennaio l’imputato sarà sentito in Tribunale. Lì si capirà come e se riuscirà a difendersi.