PALERMO – Il ricorso per bloccare il congresso del Partito democratico siciliano è pronto in una carpetta sul tavolo: “Se non arriverà la chiarezza che abbiamo chiesto sui nomi che hanno votato online all’assemblea di gennaio, quando fu approvato il regolamento, ci rivolgeremo alla Commissione nazionale di garanzia. Chiederemo l’annullamento di tutti gli atti da quel 27 gennaio in poi”. La dichiarazione di guerra arriva dal fronte contrario al segretario uscente e ricandidato in Sicilia Anthony Barbagallo.
Il fronte anti-Barbagallo
In conferenza stampa, nella sede del Pd regionale di via Bentivegna, a Palermo, arrivano sei deputati regionali, guidati dal capogruppo Michele Catanzaro: il siracusano Tiziano Spada, l’ennese Fabio Venezia, il palermitano Mario Giambona, la catanese Ersilia Saverino e il messinese Calogero Leanza. Manca all’appello, ma soltanto per un problema personale, il deputato regionale Giovanni Burtone, uno dei più accesi nella lotta che si è generata negli ultimi mesi all’interno dei Dem di Sicilia contro Barbagallo.
In via Bentivegna anche l’eurodeputato Giuseppe Lupo, l’ex deputata nazionale (oggi consigliera comunale a Palermo) Teresa Piccione e il componente della Direzione nazionale Antonio Rubino, rappresentante dell’area Orfini in Sicilia.

“Non partecipiamo al congresso”
Confermate le indiscrezioni della vigilia: dopo la rinuncia di Antonello Cracolici, che ha atteso invano un segnale da Roma affinché di giungesse ad una soluzione bonaria dello scontro, il fronte opposto a Barbagallo non intende partecipare ad un congresso che Catanzaro bolla subito come “una farsa”. Ancora più duro Venezia: “Forzature, brogli e operazioni senza trasparenza – dice -. Tutto questo non può consentire la nostra partecipazione al congresso”.
La replica di Barbagallo
Barbagallo risponde ai ribelli con un post Facebook: “Dispiace che una parte del partito abbia deciso di sottrarsi ma, con spirito di apertura e inclusione, cercheremo ostinatamente di coinvolgere tutti in questo processo
Il nodo del regolamento congressuale
Le parti in causa sono in guerra aperta. Uno spiraglio di pace, tuttavia, ci sarebbe ancora anche se nessuno crede che lo scontro possa rientrare. Tutto passa dall’operazione verità chiesta sul voto misto (in presenza e online) dell’assemblea che a gennaio ha votato il regolamento congressuale. Quella votazione vide vincitore Barbagallo, con un regolamento che dà la possibilità di voto sul nuovo segretario soltanto agli iscritti, ma i ‘ribelli’ contestano la regolarità delle operazioni.
“Il segretario ha dovere di rendere noto l’elenco di coloro i quali hanno votato il 27 gennaio online e di pubblicarlo entro stasera sul sito del partito – dice Venezia -. Se lo farà, domani mattina depositerò la mia candidatura a segretario regionale per fare un congresso vero e senza infingimenti”.
Catanzaro: “Congresso farsa”
Il sospetto, avanzato apertamente, è che a quella votazione abbiano partecipato anche non aventi diritto e, addirittura, come denunciato da Lupo, persone decedute. “Non possiamo pensare di partecipare ad un congresso farsa – ribadisce Catanzaro -. In questi mesi sono stato in silenzio ma la situazione è diventata insopportabile e la segreteria Schlein continua ad essere sorda alla situazione che si è creata in Sicilia e al nostro grido d’allarme”.
Lupo: “Rispetto delle regole”
Lupo rincara la dose: “Da mesi chiediamo chiarezza sui nomi dei votanti online a quell’assemblea ma non abbiamo ricevuto risposta. Il rispetto delle regole è irrinunciabile. Lo statuto del Pd prevede che l’elezione del segretario regionale coinvolga anche i non iscritti, vogliamo che vinca la democrazia”. Un Aventino che però non riguarderà i congressi provinciali: “Lo Statuto prevede in quel caso l’elezione dei segretari esclusivamente da parte degli iscritti – precisa Lupo -, per questo parteciperemo a quelle competizioni”. A Catania, infatti, si conoscono già i protagonisti del duello: Giuseppe Pappalardo e Francesco Siracusano.
Rubino: “Il voto sul regolamento non è valido”
Nel mirino c’è Barbagallo. “È stato protagonista della stagione più fallimentare per il Pd in Sicilia dalla nascita del partito a oggi”, attacca Venezia. Anche Rubino non lesina critiche al segretario uscente: “In quell’assemblea di gennaio non c’era il numero necessario degli aventi diritto – sottolinea -. Barbagallo mostri l’elenco degli aventi diritto al voto e dei votanti o prenda atto che quella votazione non esiste. Statuto del Pd alla mano, bisogna fare un congresso aperto con le primarie per l’elezione del segretario”.