CATANIA – Un afoso pomeriggio di luglio. Nell’aula Serafino Famà del Tribunale di Catania, con ancora i nastri bianchi e rossi a delimitare i pilastri da cui si è staccata la lastra di marmo che è andata a finire sul piede all’avvocato di Matteo Salvini Giulia Bongiorno, la temperatura è rovente. Non solo per motivi climatici. È la prima udienza “calda” del processo Mazzetta Sicula, frutto della delicata inchiesta della Guardia di Finanza che lo scorso anno ha colpito come un fulmine i fratelli Antonello e Salvatore Leonardi, gestori della discarica più grande del sud Italia e titolari di diverse società collegate ai rifiuti e al mattone. Indagine che avrebbe scoperto un modus operandi non proprio specchiato all’interno dell’impianto di conferimento e compostaggio della spazzatura.
Il capitano Pablo Leccese, comandante del Gico delle fiamme gialle etnee, ha parlato per quasi cinque ore (rispondendo alla domande del pm Marco Bisogni e dei difensori) puntellando i nodi essenziali di un’operazione vasta e complicata che si è conclusa, il 4 giugno scorso, con misure cautelari e la scoperta di un milione di euro seppelliti alla Gesap. Un mondo di mezzo quello creato da Antonio Leonardi, le cui “scelte operative sarebbero state condivise in toto dal fratello Salvatore”, che avrebbe da una parte “creato” provviste di denaro e dall’altra – attraverso omissioni alle normative sul trattamento del ciclo dei rifiuti – arrecato danni all’ambiente.
Sono le intercettazioni – dal 2018 al 2019 – la sorgente diretta della costruzione di ipotesi investigative che poi, secondo l’accusa, troveranno precisi riscontri sia nei controlli diretti che in quelli emersi dall’installazione delle telecamere. La società “pianeta” su cui si muoverebbe “il sistema” (illecito secondo la procura, ndr) è la Sicula Trasporti in contrada Grotte San Giorgio, tra Catania e Lentini, e le aziende “satellite” sono la Sicula Compost e la Gesap. Qui sarebbe finita la ‘roccia’ scavata per il potenziale ampliamento della discarica, che però sarebbe dovuta invece essere conferita nella Edile Sud dei fratelli Guercio, anche loro imputati. “Ma il rischio era di superare i livelli consentiti dal piano di utilizzo”, specifica Leccese.
Dalle conversazioni, in particolare quelle captate nell’auto di Antonello Leonardi trasformata in una sorta di “ufficio mobile”, sono emerse delle “anomalie” nella gestione del trattamento dei rifiuti. L’imprenditore – considerato “il dominus di tutte le attività” – avrebbe “dato precise indicazioni ai suoi dipendenti” da cui si ipotizzano condotte che bypassano le “normative”. E sono due i fronte di indagine: quella dei rifiuti solidi urbani che sarebbero stati “abbancati” direttamente in vasta “senza passare” dall’impianto di trattamento. Il secondo invece era quello di monitorare il trasporto da Sicula a Compost dello “scarto” che per legge deve avere un documento d’accompagnamento con relativo codice. Dalle registrazioni emergerebbe che in un dato lasso di tempo ci sarebbero “passaggi” di rifiuti che potremmo definirli abusivi “visto che sono privi di documentazione”. Il 28 febbraio 2019 il Gico, accompagnati dai Ctu nominati dalla procura, predispone delle verifiche alla Sicula. “Le ipotesi investigative sono riscontrate dalle ispezioni ai due camion che il mio personale e dalle valutazioni tecniche dei consulenti”, spiega Leccese. Un unico controllo. Ed è su questa “unicità” che mirano le maggiori domande del collegio difensivo – composto dagli avvocati Carmelo Peluso e Michele Ragonese – nel corso del controesame all’investigatore della Finanza.
Antonio Leonardi, in camicia bianca e pantaloni neri, non ha perso una parola dell’esame del comandante del Gico. Appoggiato alla balaustra ha seguito la lunga udienza. E a pochi metri da lui anche Vincenzo Liuzzo, funzionario dell’Arpa di Siracusa che sarebbe stato “stipendiato” dall’imputato per poter ottenere anticipazioni su eventuali controlli e pareri favorevoli nei “tavoli tecnici della Regione”. Leccese passa in rassegna il tassello riservato al funzionario infedele che ogni 20 del mese avrebbe ricevuto una mazzetta di “5 mila euro in contanti”. Dalle intercettazioni (del 20 agosto 2018) si sente un “fruscio” che gli investigatori identificano come la consegna o conteggio di denaro. L’altro “pagamento” avviene puntualmente il mese successivo, il 20 settembre 2018, questa volta però non alla discarica ma a Catania, negli uffici di Sicula. Gli uomini di Leccese, seguendo gli ordini del capitano, predispongono un controllo specifico. “Troviamo una busta con 5 mila euro in contanti”, racconta il capitano. Dalle intercettazioni Liuzzo parlando con la moglie parla di possibili destinazioni di quel denaro. Leonardi non sarà avvisato dell’incontro tra il funzionario e i militari delle fiamme gialle. Gli incontri, tra anticipazioni se il 20 cade di weekend, avvengono con cadenza precisa. Ma dopo “il blitz” del 28 febbraio 2019 le modalità di versamento cambiano. E qui entra in campo il fratello, Salvatore Leonardi. Che avrebbe “nascosto i soldi all’interno di un giornale poi lasciato in un tabacchino”. Quando però gli investigatori acquisiscono i filmati di video sorveglianza dell’attività casualmente mancheranno proprio i frame relativi al lasso di tempo in cui sarebbe avvenuto “la consegna” e il “ritiro in differita”.
Nell’inchiesta c’è anche l’ombra della mafia, Delfo Amarindo – dipendente ‘fidatissimo’ di Leonardi e oggi collaboratore di giustizia (già condannato in abbreviato) – avrebbe “garantito” i buoni rapporti con il clan Nardo di Lentini. In cambio? Si ipotizza “una dazione a Pasqua e Natale”. La famiglia mafiosa poi entra nelle discussioni – intercettate – tra Amarindo e l’imputato per la gestione del chiosco dello stadio dove giocava la squadra Sicula Leonzio, di cui era presidente – fino al periodo del blitz – il figlio di Antonello Leonardi.
Nel 2020, la Procura chiede un’integrazione investigativa alla Guardia di Finanza di Catania. La Sicula Trasporti attua un cambiamento nell’assetto societario: da Srl ad Spa. Questa trasformazione porta una mutazione delle direttive? “Nessun cambiamento operativo”, risponde – in modo fermo – Leccese alla domanda di Bisogni.
Il processo proseguirà dopo il fermo di agosto. Si torna in aula ad ottobre. Un sabato mattina. Si spera in temperature più fresche. Ma visti i testi citati, le previsioni sono di un’altra udienza dal “clima rovente”.