Rifiuti senza capo, Sgarbi ovunque | Musumeci e la giunta mutilata - Live Sicilia

Rifiuti senza capo, Sgarbi ovunque | Musumeci e la giunta mutilata

Da giorni si parla di un tecnico non siciliano all'Energia. Mentre il critico d'arte punta anche alla Regione Lombardia, poi potrebbe andare.

Il nuovo governo
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PALERMO – Esperto, di “alto profilo” e forestiero. Segni particolari: sprezzante del pericolo. AAA cercasi assessore all’Energia, dopo l’addio di Vincenzo Figuccia. L’identikit c’è già, ma manca il nome. Anzi, qualcuno sussurra che ci sarebbe anche quello, che sarebbe stato indicato a Nello Musumeci e che il governatore ci stia pensando su. Ma il tempo non c’è. Perché tra tutti gli assessorati, quello che si occupa di rifiuti è il più bisognoso di una guida. E la drammaticità della situazione, al di là delle schermaglie tra lo stesso presidente della Regione e il Ministro all’Ambiente Galletti, sta tutto nell’istantanea dei camion in fila a Bellolampo, e nei rifiuti che ricominciano a popolare le strade di Sicilia, nell’anno in cui Palermo è Capitale italiana della Cultura, quando tutto il “bello” dovrebbe brillare.

A proposito di Cultura e bello. AAA cercasi assessore per relazione stabile: no perditempo. Lì, infatti, ai Beni culturali c’è il rischio di registrare un altro addio, dopo quello di Figuccia, appunto. A Vittorio Sgarbi si deve riconoscere certamente la “pecca” di una spietata sincerità: “Qui sto bene, ma potrei anche andare via”. Un addio calcolato in realtà già in occasione della formazione della giunta. E il processo che potrebbe portare all’abbandono dell’esperienza di Musumeci è puntellato da fatti vecchi e nuovi. Sgarbi adesso punta anche alla campagna elettorale per la Regione Lombardia, contemporaneamente a quella per il parlamento nazionale, serba la speranza di poter fare il ministro di un eventuale governo di centrodestra e nel frattempo fa anche l’assessore in Sicilia. E l’impressione, in qualche modo confermata dal “primo giorno di scuola” in cui Sgarbi salutò e partì per un altro appuntamento in giro per l’Italia, è quella di una giunta considerata alla stregua di un aeroporto.

E così, oggi, il governo che avrebbe dovuto far dimenticare quello di Crocetta, si trova “mutilato”. Con un assessore in meno e un altro distratto da altre vicende e con la valigia pronta. Lasciando l’impressione, per certi aspetti, di somigliare proprio agli esecutivi del governatore gelese. Perché a pensarci bene, e al netto delle differenze tra i due, molto, la vicenda di Sgarbi, ricorda quella di Antonino Zichichi, più interessato ai suoi esperimenti scientifici che al governo regionale (anche lui era ai Beni culturali), o quella di Franco Battiato che pochi mesi dopo il suo insediamento fissò le date di un tour che l’avrebbe portato in giro per la Penisola.

Lo stesso, per motivi diversi, si può dire dell’assessorato senza capo. Anche qui, i corsi e i ricorsi sembrano evidenti. E il segno, costante da una legislatura e l’altra è questo: la politica fugge da questo ramo dell’amministrazione. Preferisce altri lidi, meno complessi e pericolosi. E più “produttivi”, in termini di potenziali clientele. L’addio di Figuccia, al di là della polemica più o meno strumentale sui tetti agli stipendi, è infatti probabilmente dovuto ad altri fattori. Come ammesso implicitamente dallo stesso deputato, in sue precedenti uscite: non era quello l’assessorato in cui Figuccia si trovava maggiormente a suo agio. E lì, tra il groviglio di interessi delle discariche, raccolta e smaltimento rifiuti, di fronte all’ipotesi dei termovalorizzatori, nella giungla degli Ato e delle Srr che convivono ancora magicamente, di una riforma del sistema idrico confusa e più volte riscritta, il parlamentare siciliano deve essersi sentito in imbarazzo e – come lui stesso ammesso – isolato, non sostenuto dai “suoi”.

Ma l’addio di Figuccia conferma un dato ormai costante. E il fatto che il deputato non gradisse quella poltrona, nonostante fosse stato individuato come l’assessore migliore dal suo partito, l’Udc, lo stesso partito che adesso cerca un esperto forestiero, lo rende parte di una compagnia ampia e variegata. Basta dare un’occhiata all’indietro e in avanti. Nel passato, cioè, quando sembrava un dogma di fede il fatto che in quel settore potesse lavorare bene solo un magistrato o qualcuno con le stimmate dell’antimafia. Nessun politico, insomma. È stato il caso del pm Nicolò Marino, poi del presidente della Fondazione Caponnetto Salvatore Callari, quindi dell’altro magistrato Vania Contrafatto. Ancora più indietro nel tempo, la soluzione sembrava essere stata trovata nella figura di un prefetto, Giosuè Marino. In futuro, invece, come detto, ecco un “tecnico, di alto profilo, certamente non siciliano”. La politica, infatti, sembra volersi tenere lontana da quella grana chiamata rifiuti. Ma il gioco oggi è chiaro anche ai tecnici, se è vero che da quindici giorni si cerca ancora quel nome, quando servirebbe, vista l’emergenza, trovarlo subito.

Nel frattempo, ai Beni culturali Sgarbi fa il bel tempo e quello cattivo. Rilancia il suo movimento politico-culturale, si occupa delle elezioni lombarde e di quelle nazionali, e tra le altre cose si occupa di Sicilia. Un impegno che forse non basta. E non tanto per le qualità o il curriculum del critico d’arte. Ma per un’altra considerazione. Se davvero Sgarbi tra un mese e mezzo, dopo essersi impegnato non in una, ma in due campagne elettorali decidesse di andare via e il suo successore scegliesse di indirizzare l’assessorato in un’altra direzione, con nuovi dirigenti generali, nuovi uffici di staff, nuove idee, bisognerà registrare un nuovo stop. Una nuova falsa partenza della giunta di Musumeci. Un po’ come accadeva, a pensarci bene, con i governi di Crocetta.


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