Rilancio o bluff? | Tutti i segreti di Grifa - Live Sicilia

Rilancio o bluff? | Tutti i segreti di Grifa

Il nuovo numero di "S" entra nei dettagli del piano industriale: ecco quali sono i modelli previsti. E sulle garanzie finanziarie il ministero rassicura: "Non sarà 'prendi i soldi e scappa'". ACQUISTA IL MENSILE

Al momento è un documento noto nei dettagli solo a Invitalia. Per vedere le auto in concessionaria e su strada, almeno sulla carta, manca però poco più di un anno. Il nuovo numero di “S”, in edicola da ieri e disponibile online, entra nei dettagli del piano industriale che Grifa ha presentato per Termini Imerese: una prima auto ibrida alimentata prevalentemente a benzina da portare sul mercato nel primo semestre 2016, ma anche due auto completamente elettriche  – una city-car a due posti e un’utilitaria con quattro sedili – pronte nel 2017 e un veicolo commerciale anch’esso elettrico previsto per il 2018. Ai segreti dell’azienda che vuole rilevare lo stabilimento Fiat di Termini e riportare la produzione di auto in Sicilia è dedicato un ampio servizio sul mensile.

Ovviamente i nodi riguardano l’aspetto finanziario. Secondo il ministero dello Sviluppo economico, i 25 milioni di euro del capitale sociale dell’azienda stanno per essere resi disponibili, e il partner sudamericano, il Banco Brj, sarebbe pronto a fare il resto, un investimento da 75 milioni. Tanto che al ministero si spingono ad assicurare che il rischio “prendi i soldi e scappa” sia fuori portata: Invitalia ha infatti avviato una verifica sulla solvibilità dell’azienda, e ha preteso garanzie immobiliari, bancarie e assicurative sull’eventuale prestito. Perché l’altra condizione è un prestito: 250 milioni di fondi pubblici che verrebbero restituiti in un arco temporale che oscilla fra 6 e 10 anni.

Il progetto prevede il riassorbimento dei lavoratori che non aderiranno alla mobilità incentivata. Più vaghe le garanzie per l’indotto, anche se l’azienda promette “massima tutela”. I documenti non dicono esattamente questo: “Alcuni fornitori – dicono al ministero – sono dislocati in varie parti d’Italia, altri in Sicilia. Ovviamente queste società, che fornirebbero sedili, parti in plastica e verniciature, devono dare la loro disponibilità”. Fra queste, ad esempio, c’è la Lear, che la sua sede in Sicilia l’ha temporaneamente dismessa: il nodo è anche capire se quest’azienda e le altre siano disposte a tornare. Certo è che – come dicono sia allo Sviluppo economico che in Grifa – “le società che hanno avuto una tradizione siciliana saranno contattate”.

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