Non si sa ancora cosa faranno. Di certo non potranno più stare all’ufficio tecnico comunale. Il terremoto, amministrativo, colpisce il comune di Belmonte Mezzagno, in provincia di Palermo. E’ toccato ai carabinieri di Misilmeri notificare il provvedimento di rimozione deciso dal ministero dell’Interno nei confronti di Antonio Buttacavoli, responsabile del servizio lavori pubblici, Vincenzo Bisconti, responsabile economico del settore Attività produttive, e di Agostino Benigno e Giuseppe Di liberto, addetti al servizio Lavori pubblici.
Su di loro graverebbero le responsabilità per alcune irregolarità passate sotto la lente di ingrandimento degli ispettori ministeriali. Un terremoto sì, ma certamente meno pesante di quel che poteva essere e non è stato.
Nei mesi scorsi il Consiglio dei ministri ha votato no allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, proposto dall’ex prefetto di Palermo Giuseppe Caruso e fatto propria dal Viminale. Non partecipò al voto il ministro Saverio Romano.
Il Comune di Belmonte è retto dal sindaco Saverio Barrale, zio del titolare del dicastero delle Politiche agricole. Dopo il no, toccava al ministro dell’Interno “avvalersi dei poteri conferitigli dalla legge per contrastare, a livello delle strutture comunali, ogni condizionamento della vita amministrativa da parte della criminalità organizzata, senza pervenire allo scioglimento del Consiglio comunale”.
Oggi, l’intervento. Che colpisce l’ufficio tecnico comunale. Tutto nasce dall’inchiesta dei carabinieri denominata Perseo. Nel 2008 venne a galla che i boss sarebbero riusciti a condizionare la vita amministrativa. Avrebbero goduto di una corsia preferenziale per ottenere alcune commesse pubbliche.