"Rischio mafia, via le licenze" | Ma ora la Regione fa dietrofront - Live Sicilia

“Rischio mafia, via le licenze” | Ma ora la Regione fa dietrofront

La storia della Omnia di Licata, azienda cui la Regione aveva revocato le autorizzazioni per l'assenza di certificazioni antimafia. Adesso, dopo il parere positivo della prefettura di Agrigento, il dipartimento Acqua e rifiuti fa marcia indietro e revoca la sospensione delle licenze.

PALERMO – Era tra le aziende citate dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, a proposito della decisione del governo di revocare gli appalti a sei imprese siciliane per la mancata autorizzazione sulle certificazioni antimafia, ma adesso la Regione ha dovuto fare marcia indietro. È il caso della Omnia Srl di Licata, azienda impegnata nel settore dei rifiuti,che dopo quasi cinque mesi di inattività può tornare operativa.

La situazione, infatti, è stata ribaltata. Un decreto emesso dal dirigente generale del dipartimento Acqua e rifiuti, Marco Lupo, ha infatti annullato la revoca delle autorizzazioni stabilita nella primavera scorsa. Una decisione figlia degli accertamenti portati avanti dalla prefettura di Agrigento, secondo cui, nel caso della Omnia, non ci sono pericoli di infiltrazioni mafiose.

“Dopo la revoca degli appalti abbiamo subito fatto ricorso al Tar – afferma Valerio Peritore, amministratore dell’azienda –, che ha dato il via alle indagini della Prefettura”. Da qui, dunque, la revoca del decreto numero 330 che era stato emesso dalla Regione. L’Omnia Srl, dunque, non ha subito alcuna infiltrazione mafiosa e può riprendere a lavorare. Ma non è così semplice per chi ha speso tempo e denaro per portare avanti questa battaglia. “Finalmente dopo una serie di vicissitudini e sacrifici economici per le spese legali ne siamo venuti fuori – continua Peritore –. Dopo le indagini della prefettura, che hanno accertato che nella nostra azienda non ci sono infiltrazioni mafiose, possiamo lavorare. Da un anno a questa parte, infatti, abbiamo visto soltanto guai”.

Storia analoga a quella avvenuta per la Sirtec e la D’Angelo Vincenzo, accusate di non rispettare le norme sulle infiltrazioni mafiose. Anche in questo caso la Prefettura di Trapani ha accertato che ‘per la due aziende non sussistono le cause interdittive’ .


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI