Risvegliarsi felici | (a Palermo succede) - Live Sicilia

Risvegliarsi felici | (a Palermo succede)

Dopo la semifinale
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Stamattina c’è un allegretto di Mozart nell’aria (suonato da Gulda). C’è una leggerezza inattesa. Un etto del nostro dolore comune e cittadino si è dissolto sul prato del “Barbera”. E noi siamo qui a stropicciarci gli occhi. Felicità è parola straniera a Palermo, nella sua entità collettiva. Come spiegare i colori a un cieco. Come se il pianoforte suonasse per un sordo.
Stamattina la musica la sentiamo perfino noi. Ascoltiamo estasiati gli arpeggi di un rondò di incerta denominazione. E l’entomologo che è in noi domanda: “Possibile che una partita di pallone abbia composto uno spartito fantastico?”. Risponde il bambino che è in noi, cacciando a pedate il cinismo: “Sì”.

Piazza Politeama è il cuore di Palermo. Lo è fisicamente. Si allarga e si stringe, seguendo i battiti del resto. Ieri questo cuore si è incendiato di cori, lacrime e canzoni, come non accadeva da tempo. Da troppi giorni, la città non ritrovava se stessa per un lungo sorso d’amicizia. E’ accaduto ancora. Così, ci siamo risvegliati con la testa pesante come dopo qualche bicchierino in più. E abbiamo visto Giulio Migliaccio accanto al nostro letto. Niente paura. Un’allucinazione.

Dicono che la felicità del calcio sia soprattutto l’oblio. Lo smemorarsi del corpo e dei suoi affanni, nel vagabondare di un pallone. La nostra è una disposizione diversa. Ci siamo ricordati di essere palermitani. C’è venuto in mente che Palermo è meravigliosa. Succede di tanto in tanto. Succede, adesso, per una finale di Coppa Italia da gustare a Roma.  Giulio sindaco di Palermo. E pazienza se l’illusione svanirà tra qualche minuto, quando la bellezza si schianterà in impatto frontale col primo cassonetto ricolmo.

Potremmo fare di più. E giusto sapere che la gioia è una ricchezza a portata di mano, una droga cui non rinunciare. Basta costruirla. Non solo svegliarci contenti in una mattina di primavera. Andare a dormire in pace. E che importa se fuori sussurra l’inverno. Ma questa è soltanto l’ora dei pori che sprizzano – come ha detto Zamparini – senza tanti discorsi. Un lampo da dedicare ai palermitani tutti, ai tifosi rosanero e ad Adriano Galliani, con infinita simpatia. Poverino, non capirà mai perché il Milan esca immancabilmente dal “Barbera” con le ossa rotta. Sarà il pani ca meusa, si è scervellato Adriano che ha la passione della materia e della concretezza. E non sa che Palermo è una persona più che un tessuto urbano. Il suo mistero risiede nella sua anima immortale.


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