"Mafia, il Comune di Salemi va sciolto" | E Sgarbi: "Mi dimetto da sindaco" - Live Sicilia

“Mafia, il Comune di Salemi va sciolto” | E Sgarbi: “Mi dimetto da sindaco”

Gli ispettori del ministero
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La prima reazione di Vittorio Sgarbi sembra avere il tono di una sfida: “Non mollo”. Dopo qualche ora però ci ripensa e annuncia: “Mi dimetto. Lascio la Sicilia, dove sono in pericolo, e me ne torno al Nord”. Finisce qui, a meno di sorprese, la sua esperienza di sindaco di Salemi. E’ una conclusione imprevista, maturata in viaggio tra Milano e Palermo e accelerata dalla notizia che la commissione di accesso agli atti del Comune, a suo tempo nominata dall’ex ministro Roberto Maroni, avrebbe ricostruito un contesto di infiltrazioni e condizionamenti mafiosi. Da qui la proposta, da qualche giorno sul tavolo del nuovo ministro Anna Maria Cancellieri, di scioglimento del Comune. Sono centinaia le pagine firmate dai tre ispettori – il vice prefetto Giuseppe Ranieri, un dirigente della polizia, un ufficiale dei carabinieri – che si sono mossi sulle tracce di un’indagine su appalti e nomine nella sanità culminata l’anno scorso con il sequestro di beni per 35 milioni all’ex deputato regionale dc Giuseppe Giammarinaro.

Uscito indenne da un’indagine per mafia, Giammarinaro era stato lo sponsor politico di Sgarbi. Ma, oltre all’appoggio alla candidatura del critico d’arte, avrebbe anche aperto un canale di condizionamento della vita e delle scelte della sua giunta. Del rischio di infiltrazioni aveva parlato pure il fotografo Oliviero Toscani che era stato nominato da Sgarbi assessore ma poi si era dimesso e alla Dda di Palermo aveva spiegato: “Il contesto territoriale, che mi permetto di definire mafioso, non mi consentiva di operare nell’amministrazione comunale in maniera libera e autonoma”.

Sin dalle prime battute dell’indagine Sgarbi ha negato di essere stato condizionato dal sostegno di Giammarinaro e, prima di annunciare “con amarezza” le sue dimissioni, aveva addirittura deciso polemicamente di nominarlo vice sindaco, sospendendo il ‘concorso’ a suo tempo riservato a una donna. Ma l’idea di un braccio di ferro ha subito ceduto il passo alla scelta, dice lui definitiva, di farsi da parte. “Mi rendo conto – è la motivazione – che è impossibile fare qualcosa di nuovo e di ipotizzare un futuro diverso per la Sicilia. Sei ostacolato da forze occulte, che io non ho visto e gli ispettori sì. Quando le ho viste, come nel caso delle pale eoliche, sono corso a denunciarle. Prendo atto ora di essere una vittima. E dico che con la Sicilia ho chiuso”. Lascerà cadere, quindi, le proposte di candidature a sindaco che gli erano arrivate da Cefalù, Agrigento e Scicli. E lascerà Salemi dove ha sperimentato una “valutazione difforme” rispetto a quella degli ispettori.

Le uniche infiltrazioni di cui mi sia mai accorto – sostiene – sono state di tipo culturale, e sono quelle di Rubens, Caravaggio e Cezanne”. Lo ripete mentre si accinge a dare l’annuncio pubblico delle dimissioni al castello di Salemi dove presenta, ma a questo punto l’evento culturale diventa solo un pretesto, il suo ultimo libro “Piene di grazia”.


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